Il viaggio di Mondointasca lungo la mitica Pacific Coast continua. Dopo i paesaggi agricoli di Somona, famosa per i suoi vini pregiati, (vedi: California, il mito della Pacific Coast, pubblicato la scorsa settimana) abbiamo proseguito verso Monterey.
Il nostro Camino Real ci porta a scoprire la penisola di Monterey per giungere poi nel cuore della vita mondana di Santa Barbara.
Green esclusivi affacciati sul mare
Il circolo golf di Cypress Point ha 18 buche straordinarie affacciate sul mare che bagna la penisola di Monterey. È probabilmente uno dei cinque percorsi più esclusivi al mondo. Associarsi richiede una cifra a cinque zeri di dollari (quota di iscrizione a fondo perduto), e un fee annuo con il quale si potrebbe acquistare un monolocale nel centro di Milano. E non è finita.
La lista di attesa per divenire soci di questo santuario di esclusività, è di circa 10 anni. Senza contare che a nessun golfista non iscritto al club è permesso giocare su questo campo, senza la presentazione ufficiale di un membro effettivo. In questo caso, il green fee costa 500 dollari. Cypress Point è però soltanto uno dei circa venti campi da golf – decisamente più accessibili – che punteggiano il territorio di Monterey. La seducente penisola è situata a circa 100 miglia a sud di San Francisco.
Paesaggi naturali ed elefanti marini
Da Monterey proseguiamo lungo la SN 1, sul territorio costiero di circa 150 chilometri, conosciuto come Big Sur, dove i monti Santa Lucia si alzano a picco sull’Oceano Pacifico. È considerato uno degli itinerari più scenografici degli USA. Nove parchi statali con molte eccellenze paesaggistiche, compresa una delle poche cascate che si riversano direttamente nell’Oceano Pacifico.
Inoltre le rovine di una grande casa in pietra sulla scogliera: fu una delle prime abitazioni elettrificate della regione; l’unico faro completo del XIX secolo aperto al pubblico in California, collocato su una solitaria collina spazzata dal vento che appare come un’isola nella nebbia.
Nella parte finale della SN 1, troviamo una spiaggia divenuta rifugio degli elefanti marini, con centinaia di questi mammiferi sdraiati al sole. Si tratta di Point Piedras Blancas Beach, divenuto un must di questo territorio.
Hearst Castle, Cuesta Encantada del Pacifico
Poco distante, su di una collina che guarda il mare, ecco l’Hearst Castle, conosciuto anche come la Cuesta Encantada. Si tratta di un edificio realizzato nel 1947. Conta 165 camere e 127 ettari di giardini, terrazzi, piscine e passaggi pedonali. Ospita le collezioni private di William Randolph Hearst, incluse molte copie di opere famose. Visitato ogni anno da un milione di turisti, il castello regala soprattutto una superba visione della costa del Pacifico.
Proseguendo lungo la costa, ecco il suggestivo profilo de El Morro Rock, un neck vulcanico di 176 mt. di altezza, che si trova all’entrata del porto ed è collegato alla spiaggia da una strada rialzata. Inizialmente era totalmente circondato dall’acqua ma il canale settentrionale è stato successivamente riempito per creare il porto. Oggi, l’accesso del pubblico alla montagna è vietato per proteggere il falco pellegrino. Visitabile invece è l’area alla sua base. Morro Rock è parte di una serie di neck vulcanici indicati come le Nine Sisters (Nove Suore), allineati tra Morro Bay e San Luis Obispo, territorio nel quale troviamo una mezza dozzina di piccole città degne di una visita non superficiale.
California centrale, mix di culture messicana e danese
Da Santa Inez, a Guadalupe, passando per Santa Maria, Orcutt e Los Olivos, la California centrale ci regala uno spaccato di seducente cultura messicana che troviamo nell’architettura delle case, nell’artigianato e nello stile di vita di queste comunità. Discorso a parte per Solvang, un inaspettato enclave danese, con case, mulini, dialetto caratterizzati da “pure danish culture”.
Ritroviamo l’Oceano Pacifico, entrando tra i fiori e le palme di Santa Barbara. Una località di villeggiatura che si è guadagnata, nel 2012, la palma di miglior buen retiro, o luogo di fuga ideale, dagli esperti del Los Angeles Times Readers ‘Choice Awards. È meta di un turismo particolarmente qualificato, che ricerca uno stile di vita improntato sul salutismo, l’alimentazione corretta ed equilibrata, in pieno Californian style.
Tra le opzioni più gettonate dell’ultimo periodo, il bike tour con aperitivo in una delle tante vinery del centro, o nel Waterfront. La Funk Zone, fino al 19° secolo, polo produttivo della città, è infatti composta da decine di magazzini trasformati in gallerie d’arte, cantine, birrerie e ristoranti, situati a pochi passi dal mare e dal centro, ed è divenuta così il cuore della vita mondana di Santa Barbara.
The match: la gara in cui il golf è cambiato per sempre
Cypress Point, Monterey Peninsula, California: 10 gennaio 1956, ore 10 del mattino. Quattro golfisti americani impegnati in una sfida che rimarrà negli annali di questo sport, si affrontano in una gara a coppie, nata da una scommessa tra Eddie Lowery venditore di auto di San Francisco, ed il miliardario di Miami, George Coleman. Lowery sosteneva che nessuno, in quel momento, sarebbe stato in grado di battere sul campo di Cypress Point, la coppia dei suoi pupilli, Harvie Ward e Ken Venturi. Coleman accettò la sfida, presentandosi al tee della 1, insieme a Ben Hogan e Byron Nelson, due tra i più grandi golfisti del pianeta, già vincitori, a quel tempo, di 14 gare di livello mondiale.
La partita dei record
Le scommesse sul Match Play arrivarono a 100 Nassau dollar (la scommessa più popolare del golf) per le prime nove buche, ripetuti per le seconde nove, e nuovamente per il risultato finale. La notizia di questa scommessa (ancor oggi non si conosce l’esatta entità della cifra in palio), si diffuse rapidamente in tutta la Penisola di Monterey, fino a San Francisco. Finì con la vittoria di Hogan/Nelson con 128 colpi, contro i 132 della coppia Ward/Venturi. Ben Hogan stabilì il record del campo con 63 colpi (Byron Nelson, 67; Ken Venturi, 65; Harvie Ward, 67).
Non c’erano telecamere quel giorno al Cypress Point. E neppure collegamenti twitter o facebook. Va da sé che, con il passare del tempo, il racconto e le performance di quella partita divennero poco più che leggende metropolitane. Poi, nel 2007, lo scrittore Mark Frost, ha descritto nei minimi particolari questa epica sfida (27 birdie ed un eagle), in un volume chiamato “The Match”. Il commento di Ken Venturi fotografa, meglio di qualunque altro, il pathos di quella leggendaria partita descritta nel libro di Frost: “È stato un sogno che non pensavo si sarebbe mai avverato. Nessuno potrà mai più assistere ad un evento sportivo di tale caratura tecnica. Mai.”