Sabato 17 Maggio 2025 - Anno XXIII

L’arte sacra di Padova nel Museo San Gregorio Barbarigo

Il Museo Diocesano d’Arte Sacra San Gregorio Barbarigo fu istituito a Padova nel 1973. Solo nel 2000 però, si è reso possibile il recupero di alcuni ambienti del Palazzo Vescovile e il loro riutilizzo come sede espositiva rendendoli accessibili al pubblico

Museo Diocesano San Gregorio Barbarigo di Padova
Museo Diocesano San Gregorio Barbarigo di Padova

Nel 1973 viene istituito, a Padova, il Museo Diocesano d’Arte Sacra San Gregorio Barbarigo, con il compito della conservazione e valorizzazione culturale delle opere d’arte esistenti nella Diocesi di Padova e appartenenti a Enti o fondazioni religiose: si trattava di un primo embrione di museo, aperto al pubblico solo su richiesta. In realtà, quella prima forma e formazione museale si  concretizza nel 2000 grazie ai contributi stanziati dallo Stato in vista dell’anno giubilare, che hanno reso possibile il recupero di alcuni ambienti del Palazzo Vescovile e il loro riutilizzo come sede espositiva rendendoli accessibili al pubblico.
Il Museo Diocesano d’Arte Sacra San Gregorio Barbarigo si estende su una superficie di oltre 2000 metri quadrati, comprendenti il grande Salone dei Vescovi al piano nobile, le salette attigue sul lato est e l’ala meridionale, edificata al tempo del vescovo Francesco Pisani (1524-1567), già sede degli appartamenti vescovili. Il percorso museale comprende inoltre la sala San Gregorio Barbarigo al piano sottostante e il piano terra del palazzo, ex cantina voltata su pilastri oggi destinata alle esposizioni temporanee.

Le origini del palazzo
Museo Diocesano di Padova, esterno
Museo Diocesano di Padova, esterno

L’edificio che ospita il Museo presenta una struttura complessa e articolata, a causa dei numerosi interventi succedutisi nel tempo. Le origini del Palazzo, come testimonia un’iscrizione ancor oggi conservata, risalgono all’anno 1309 quando il vescovo Pagano della Torre fece costruire un nuovo complesso, più a nord rispetto alla sede preesistente, dotandolo già di un’ampia aula di rappresentanza.
Nel corso del XIV secolo alcuni interventi modificarono ed ampliarono il palazzo, ma solo nel XV secolo, grazie al rinnovamento voluto dai vescovi Pietro Donato, Iacopo Zeno e Pietro Barozzi, gli edifici medievali furono trasformati in una residenza rinascimentale e assunsero nel tempo la caratterizzazione architettonica ed artistica mantenuta ancor oggi: un edificio cubico, al cui piano nobile è situato un ampio salone, forse in origine chiuso da una copertura a carena di nave, simile a quella del Palazzo della Ragione.

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Padova La Cappella di Santa Maria degli Angeli
La Cappella di Santa Maria degli Angeli
La Cappella di Santa Maria degli Angeli

Inserita nel percorso museale, la Cappella di Santa Maria degli Angeli, situata sul lato nord-orientale del Salone, fu costruita nel 1495 per volere del vescovo Pietro Barozzi nell’ambito della ristrutturazione rinascimentale del vescovado. La direzione dei lavori fu affidata a Lorenzo da Bologna, il più importante architetto attivo a Padova in quel periodo, e la decorazione ad affresco fu eseguita da Prospero da Piazzola e Jacopo da Montagnana. Gli affreschi, eseguiti secondo un programma iconografico incentrato sul Credo degli Apostoli, dettato dal Vescovo stesso, costituiscono nel loro complesso una manifestazione per immagini della teologia della Salvezza, fondata sulla redenzione di Cristo e sulla apostolicità della Chiesa.
Fulcro del piccolo ma suggestivo spazio della cappella è il trittico dipinto da Jacopo da Montagnana, collocato nell’abside e raffigurante l’Annunciazione, affiancata dagli arcangeli Michele e Raffaele. Situata al primo piano del Palazzo la sala San Gregorio Barbarigo, secondo la denominazione odierna, era anticamente chiamata “tinello dei dottori”: qui infatti il vescovo, esercitando il ruolo di cancelliere dell’Università, conferiva le lauree agli studenti.

Interno del Museo Diocesano di Padova
Interno del Museo Diocesano di Padova

Oggi l’aspetto della sala risente di una sistemazione di fine Ottocento, che ha raccolto sulle pareti stemmi, busti e iscrizioni provenienti dai diversi ambienti del palazzo, tuttavia sono ancora ben visibili le tracce della decorazione quattrocentesca affidata da Pietro Barozzi a Jacopo da Montagnana e ai suoi collaboratori. Si tratta del soffitto a cassettoni, dipinto a rosoni e arricchito da una serie di medaglioni con ritratti di imperatori romani, che corrono lungo le pareti perimetrali e sulle travi, e dell’affresco sulla parete di fondo, raffigurante la Resurrezione di Cristo, probabilmente parte di una decorazione più ampia ora perduta. In questa sala sono periodicamente esposti alcuni manoscritti e incunaboli della Biblioteca Capitolare.

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In mostra Donatello svelato
Donatello svelato
Donatello svelato

Intanto, in questo periodo e fino al 26 luglio prossimo, è possibile visitare la mostra: “Donatello svelato. Capolavori a confronto”. L’evento, ospitato nello scenografico Salone dei Vescovi,  è di eccezionale interesse, perché, per la prima volta, è riuscito a mettere insieme i tre grandi Crocifissi che Donatello produsse nel corso della sua vita: quello realizzato per la chiesa di Santa Croce in Firenze (1406-08) – oggetto di una celebre gara con l’antagonista Filippo Brunelleschi raccontata da Giorgio Vasari nelle sue Vite -, quello dei Servi, (nella foto) e quello bronzeo della Basilica di Sant’Antonio a Padova (1443-1449).

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