Ci sono anche tre affreschi del I secolo a.C., trafugati a Pompei nel 1957, tra le 25 straordinarie opere d’arte rubate consegnate dalle autorità Usa al termine di lunghe e complesse indagini condotte dai Carabinieri del Comando tutela patrimonio culturale in stretta collaborazione con l’Homeland Security Investigations – Immigration and Customs Enforcement (ICE). I militari, in missione a New York per il rimpatrio di altre opere, hanno saputo di verifiche in corso sulla collezione privata di un magnate locale, in procinto di essere messa in vendita all’asta: l’ipotesi era che alcune delle opere potessero essere di provenienza illegale dall’Italia. Grazie alla collaborazione dell’ICE, che ha fornito tutte le immagini fotografiche dei reperti, e’ stato possibile accertare che i tre affreschi (rappresentanti “un busto di giovane donna con un amorino sulle spalle”, “una figura maschile” e una “figura femminile con lungo mantello rosso”) erano “spariti” il 26 giugno 1957 dall’ufficio Scavi della Soprintendenza Archeologica di Pompei ed inseriti nel Bollettino delle opere d’arte rubate edito dall’Arma.
Gli affreschi rubati nel ’57 erano in realtà sei, ma gli altri tre erano stati già recuperati in Svizzera (nel 2000), in Gran Bretagna (nel 2008) e negli stessi Usa (nel 2009).
L’elenco dei beni restituiti all’Italia comprende anche una Kalpis etrusca a figure nere con scene di delfini (databile 510-500 a.C.) del pittore di Micali; un cratere attico a figure rosse, del pittore di Methyse (460-450 a.C.); una pelike apula a figure rosse (340-320 a.C.); una coppia di oinochoai apuli trilobati in stile Gnathia (330-300 a.C.); uno stamnos apulo peuceta (VI secolo a.C.).
Del “pacchetto” di opere fanno parte poi tre rarissimi libri di “Storia naturale” risalenti al 1600, localizzati nella disponibilità di un privato e della John Hopkins University di Baltimora: sia il collezionista sia i responsabili dell’ateneo, una volta appreso che i tre volumi erano provento di furto, li hanno immediatamente e spontaneamente riconsegnati alle autorità locali. I tre volumi facevano parte di un lotto appartenuto alla Biblioteca Storica Nazionale dell’Agricoltura del Mipaaf.