A poche settimane dalla riapertura, l’Accademia Carrara di Bergamo non fa che parlare di sé. Dal 23 aprile scorso, recensioni, articoli e notizie sulla galleria d’arte moderna, oggi un patrimonio di circa 600 opere esposte, sono sempre più numerose. I giornali testimoniano l’attesa della città che ha visto, nella sede di piazza Carrara, i lavori in corso per sette anni. Tanto sono durati gli interventi di ristrutturazione dell’edificio e tanto sono costati: la spesa dichiarata è di oltre undici milioni di euro. Il pubblico pare d’accordo: ne valeva la pena. Il palazzo che ospitava la collezione voluta da Giacomo Carrara, dal 1796, è stato del tutto rimodernato, negli spazi museali e nei servizi. Il museo è oggi in grado di esporre fino al 30 per cento in più delle opere che, per un numero importante, 130, sono state restaurate.
Museo simbolo del collezionismo
L’Accademia Carrara era amata, dagli appassionati d’arte, anche prima: ha una raccolta di opere di grandi maestri, da Donatello a Pellizza da Volpedo e vanta i corpus più consistenti per quanto riguarda Lorenzo Lotto e Giovan Battista Moroni. Il suo patrimonio storico si è arricchito nel tempo grazie alle donazioni di privati: fra le ultime molti ricordano quella di Federico Zeri, nel 2000. La collezione conta soprattutto dipinti e in parte sculture e possiede, tra gli altri, opere di Andrea Mantegna, Giovanni Bellini, Sandro Botticelli, Raffaello, Tiziano, Baschenis, Fra Galgario, Giovan Battista Tiepolo, Canaletto. Tra le opere restaurate c’è un classico come il San Sebastiano di Raffaello, la sobria e intensa Madonna con bambino di Andrea Mantegna, il Ritratto di giovane di Giovanni Bellini. Ringiovanite anche tele come Ritratto di gentildonna di Giovan Battista Moroni, la Madonna col bambino di Carlo Crivelli, Sant’Ambrogio battezza Sant’Agostino di Antonio Vivarini, Ritratto di giovinetta con ventaglio di Pitocchetto.
Nuovi allestimenti, antichi splendori
Rivedere dipinti che si ricordavano belli, ora però dai colori più vivi e una luce nuova farebbe già la differenza. Il museo, del resto, è stato riorganizzato nell’allestimento: è stato scelto un percorso espositivo che guarda al criterio cronologico, ma anche alle scuole pittoriche regionali. Le sale sono 28 e si sviluppano su due piani. Al secondo piano la collezione rende possibile dividere le opere per nuclei tematici, facilitando la lettura al pubblico. Si passa dalla ritrattistica del XVI secolo alla pittura sacra e di genere seicentesca, sino ai ritratti del Settecento. Le sculture donate da Federico Zeri si trovano riunite nel salone del grande lucernario, insieme e alle opere ornamentali dei Fantoni. Le ultime tre sale sono dedicate all’Ottocento: vi si trova Francesco Hayez, “Caterina Cornaro” e un malinconico Pellizza da Volpedo, “Ricordo di un dolore”.
Un nuovo sito web, una guida breve venduta al costo di 8 euro e una videoguida su tablet in quattro lingue, italiano, inglese, francese e spagnolo, sono gli strumenti divulgativi annunciati.
www.lacarrara.it