Venerdì 19 Aprile 2024 - Anno XXII

Manca la vigilanza, chiudono gli scavi di Ercolano

Gli Scavi di Ercolano

Ieri, lunedì 6 luglio, gli scavi di Ercolano sono stati chiusi a causa della carenza del personale preposto alla vigilanza. Quale turismo in Italia se i beni da fruire sono sempre di più cenerentole?

Scavi di Ercolano, Cardo V
Scavi di Ercolano

Nella giornata di lunedì 6 luglio, gli scavi di Ercolano sono stati chiusi «a causa della carenza di personale di vigilanza». La Soprintendenza Speciale per i beni archeologici di Pompei, Ercolano e Stabia, in una nota, «nell’amareggiarsi per i disagi causati ai visitatori, sottolinea la criticità della situazione che da tempo ormai grava sui siti archeologici vesuviani». La condizione di Ercolano è complicata: sono disponibili 36 addetti alla vigilanza distribuiti su 5 turni (mattina, pomeriggio, notte, franco e riposo). A quanto pare sarebbe stata l’assenza di un custode a rendere necessaria l’improvvisa chiusura del sito. L’organico della Soprintendenza già notevolmente sottodimensionato non avrebbe potuto garantire la sicurezza dei visitatori e delle rovine contenute all’interno del parco archeologico. Per lo stesso motivo, già da qualche settimana, alcune aree degli Scavi di Ercolano risultavano off-limits per i non addetti ai lavori. Malumori e delusione per i turisti costretti a fare dietrofront senza avere la possibilità di accedere al sito. Tra loro anche decine di crocieristi delle imbarcazioni che come tutti i lunedì hanno fatto scalo nel porto di Napoli. Dalla Soprintendenza, intanto, fanno sapere che si è al lavoro per consentire il regolare funzionamento della struttura già a partire da domani.

Chiusura scavi di Ercolano
Scavi di Ercolano

Al di là della notizia, dei disagi arrecati ai visitatori e relativi disappunti espressi, come reazione, ci chiediamo: ma è così che si pensa di promuovere il turismo in Italia? Risparmiando, sottodimensionando il personale nei siti archeologici, nei musei, nelle pinacoteche, nelle biblioteche? E’ qualcosa di indicibile, soprattutto, se, poi, si nota che il governo, con il suo delegato alla cultura, cioè il ministro Franceschini, non fa altro che strombazzare i suoi personali successi, le sue pubbliche apparizioni per comunicare iniziative, accordi internazionali. Fumo, se le città d’arte cadono a pezzi, se scompaiono pezzi di storia archeologica, museale, archivistica, libraria, pittorica ed affrescata. Di quale Italia futura si sta parlando, se quella del passato è sotto l’ascia dell’incuria, del disinteresse, della mancanza di fondi, anzi, di tagli sempre più consistenti alla cultura? Sappiamo che non riceveremo risposte dal diretto interessato. Tanto lui ama mostrarsi, esibirsi, apparire. Istrionescamente.

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