Sabato 9 Novembre 2024 - Anno XXII

Lecce barocca e l’antica Rudiae

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Il nostro viaggio tra arte e cultura nella penisola salentina, continua. Dopo Brindisi, porta d’Oriente dell’Impero Romano, prosegue tra i siti archeologici nella Lecce dall’inconfondibile barocco alla grotta della poesia a Roca Vecchia, la Micene del Salento

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Area archeologica di Rudiae

La scoperta dei tesori tra città d’arte e siti archeologici ritrovati nella penisola salentina continua. Partiti da Brindisi, la città (dopo Roma) più importante dell’Impero Romano e porta d’Oriente, prosegue tra i siti archeologici nella Lecce barocca. Alla periferia della città Lecce, là dove sorgeva l’antica Rudiae e dove nacque il padre della letteratura latina Quinto Ennio, gli archeologi guidati dal professore D’Andria hanno scoperto un grande anfiteatro. Questo anfiteatro venne donato da una donna ricchissima, Otacilia Secundilla, figlia del senatore Marcio a Rudiae per i giochi, come si legge nell’epigrafe realizzata per l’inaugurazione dell’Anfiteatro, il quale è stato ricavato da una dolina naturale, di cui sono stati sfruttati i fianchi per ricavarne le gradinate. Poteva contenere fino a 8mila persone!

Questa scoperta scrive una pagina nuova nella storia di Lecce. Si pensava infatti che l’antica Rudiae, alla periferia dell’attuale centro urbano, fosse stata condannata all’abbandono dopo la nascita della Lupiae romana, dove sotto l’imperatore Augusto si realizzò un grande anfiteatro. Invece tra il I e il II secolo dopo Cristo la troviamo più fiorente che mai!

Sotto l’alta sorveglianza e direzione scientifica della Sovrintendenza Beni Archeologici Puglia, diretta da Luigi La Rocca con équipe formata da Salvatore Bianco e Daniela Tansella, i lavori sono stati diretti dagli architetti Roberto Bozza ed Enrico Ampolo, mentre l’assistenza scientifica agli scavi è stata affidata ad Archeologia Ricerca e Valorizzazione (A.R.Va srl) spin off dell’Università del Salento con gli archeologi Pio Panarelli, Dario Corridore, Alessandro Monastero, Caterina Polito; mentre i lavori sono stati appaltatati dalla ditta la Nicolì srl.
“I lavori”, ha voluto precisare l’assessore all’Urbanistica, Gaetano Messuti, “sono stati sostenuti grazie ad un finanziamento Poin dell’Unione europea Fesr 2007-2013 pari a 765mila euro, messi a disposizione dal Ministero ai Beni Culturali”.

Lecce e il suo inconfondibile barocco

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Basilica di Santa Croce

Lecce è nota al mondo soprattutto per il suo barocco: palazzi gentilizi e chiese la rendono unica al mondo. Tra la Basilica di Santa Croce, palazzo dei Celestini e piazza Duomo è un susseguirsi di facciate e portali ricamati dalle abili mani degli scalpellini. Nella Chiesa del Duomo si possono ammirare tre scuole barocche: la romana (altare decorato in oro), la napoletana e la locale in un tripudio di arte e fantasia come il simbolo di Lecce: la Lupa all’ombra di un albero di leccio.

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Per le vie del centro storico si può curiosare tra i giardini segreti chiusi come uno scrigno nei palazzi nobiliari come Palazzo Rollo e tra le botteghe di cartapesta, che producono, presepi, paesaggi salentini e ballerine di pizzica. “La cartapesta è tipica leccese”, ha raccontato Claudio Riso, nella sua bottega-seminterrata lungo il corso. “Nacque come arte sacra per sostituire le pesanti statue dei Santi di legno con quelle di cartapesta che pesavano appena venti chili. Oggi noi produciamo non solo Statuaria, ma anche presepi, paesaggi salentini e ballerine di pizzica, che piacciono molto. Proprio perché unica la cartapesta leccese viene richiesta in tutto il mondo: noi esportiamo negli Stati Uniti e persino in Giappone”.

Non c’è da stupirsi se Lecce registra negli ultimi anni un aumento del turismo, soprattutto straniero. “Sì, abbiamo registrato  anche qui un forte incremento turistico”, ha commentato l’assessore al marketing e turismo del Comune di Lecce, Luigi Coclite, “arrivano nella nostra città tantissimi gruppi di stranieri, richiamati dal fascino del barocco. Oggi la nostra offerta turistica si arricchisce grazie al ritrovamento del nuovo anfiteatro”.

Il fascino di Roca Vecchia, Marina di Melendugno

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Grotta della piccola poesia

Il Salento, la terra dei due mari, come lo definiva lo storico greco Erodoto è terra di incontri e culture. Roca Vecchia con la sua grotta della poesia è un affascinante sito archeologico sul mare, la Micene del Salento. Accoglieva i naviganti, i quali portavano con le loro barche a vela vasi e cultura. Al centro del sito vi è la Grotta della Poesia piccola, scoperta e studiata dal professore Cosimo Pagliara. È un antico santuario frequentato da greci, latini e messapi, i quali incisero sulle sue pareti le loro invocazioni al dio Tator: se avessero attraversato sani e salvi il Canale d’Otranto, gli avrebbero fatto molti doni. Lo ha raccontato Liberata Del Coco dell’Associazione Uniroca (www.uniroca.it) che cura le visite guidate nel parco archeologico.

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La Poesia piccola è collegata alla Poesia grande, definita dal National Geographic tra le dieci piscine naturali più belle al mondo. Il nome deriva dal greco ap che significa acqua perché lungo le pareti vi scorrono sorgenti di acqua dolce. La radice ap la ritroviamo anche nella parola Messapia (da mesos che vuol dire mezzo e ap. Acqua). Il significato di Messapia è dunque la Terra tra due mari, come la indicava Erodoto e tutto il mondo antico.

Per il sindaco di Melendugno, Marco Potì “Roca è unica al mondo, un sito archeologico affacciato sul mare dove è possibile fare un bagno nella Storia. Da quando il National Gepgraphic ha inserito la Grotta della Poesia tra le dieci piscine naturali più belle al mondo, il sito è meta di un flusso impressionante di turisti. Ci stiamo ponendo il problema della sua valorizzazione, conservazione e tutela, magari attraverso la costituzione di una fondazione con l’Università del Salento e altri partner”.

Roca Vecchia nel Castello di Acaya

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Roca Vecchia

L’importanza di Roca nel Mediterraneo risplende nelle sale del castello di Acaya dove una mostra temporanea, curata da Oronzina Malecore e i colleghi archeologi, sui suoi reperti è ormai prossima a diventare permanente. “Abbiamo ottenuto un così grande successo, che pensiamo ora di trasformare la mostra Roca nel Mediterraneo da temporanea a permanente”, ha detto il direttore dell’Istituto di Culture Mediterraneee, Gigi De Luca. In mostra non solo vasi e reperti che arrivano fino all’ultima fase dell’Età del Bronzo, ma anche la copia dei famosi dischi d’oro, che utilizzati per i riti religiosi, simbolo del sole, sono stati in mostra a Catanzaro.

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 Acaya, la città perfetta del Rinascimento

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Castello di Acaya

Acaya è la città ideale del rinascimento che l’architetto militare Giangiacomo concepì come modello di perfezione, l’uomo misura di tutte le cose. Ecco dunque che vie e piazze sono perfettamente perpendicolari e squadrate e vennero realizzate rispettando i multipli del 3. Ogni anno i suoi abitanti organizzano una rievocazione storica. Il castello monumentale racchiude quelli che sono i monumenti simbolo della Puglia: una mostra sugli alberi di ulivo millenari e i loro mille volti.

Carlo Toma ha inventato un libro per giocare e sognare in una raccolta di fotografie ospitate anche a Expo 2015. “Ho girato per le campagne e con un semplice smartphone ho fotografato gli ulivi millenari i cui profili spesso sembrano quelli di uomini, scimmie, animali feroci o altro… Poi ho invitato cinque tra grafici e disegnatori a disegnare che cosa vedevano. Ne è nato un libro elegante, ma anche divertente da regalare agli amici”.

L’Orchestra De Falla, musica che fa volare

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Orchestra De Falla

Un salto in avanti nel tempo ed ecco il magnifico concerto dell’orchestra di chitarre dell’Associazione De Falla diretta mirabilmente dal maestro Pasquale Scarola (www.orchestradichitarredefalla.it). Formata da venti elementi, tra professori e diplomandi del Conservatorio di Bari, l’orchestra esegue un vasto repertorio grazie agli arrangiamenti per orchestra di chitarre, percussioni e fiati del maestro Pasquale Scarola. Ha offerto ai giornalisti, nella magnifica cornice della chiesa madre di Acaya, un concerto ricco di emozioni per bravura, brio e professionalità. Rappresenta una novità nel quadro della musica per chitarra.“Il nostro scopo”, ha sottolineato il maestro Pasquale Scarola, “è di riportare il grande pubblico alla cultura, facendolo emozionare”.

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