Antichi ambienti ipogei di cui non si sospettava minimamente l’esistenza sono stati scoperti durante scavi archeologici condotti nel Castello aragonese di Taranto dall’archeologo Federico Giletti sotto la direzione della Soprintendenza per i beni archeologici della Puglia. A renderlo noto è stato il comando Marina Sud precisando che “il rinvenimento è stato possibile grazie all’operato del team di cantiere messo a disposizione dalla Marina Militare italiana” ed è consistito “nell’individuazione e sollevamento di una grande lastra di copertura di accesso allo specus, attraverso l’utilizzo di mezzi e materiali donati dall’Associazione amici del Castello aragonese”.
Si tratta di una rete sotterranea di cunicoli, interamente ricavati nel banco calcarenitico, “che va ad arricchire – aggiunge la Marina militare – il bagaglio conoscitivo dell’articolato sistema sotterraneo già mappato al di sotto della fortificazione rinascimentale”.
La scoperta è avvenuta in occasione dello scavo archeologico, ripreso da qualche giorno, e che sta interessando ambienti e spazi rinvenuti al di sotto del torrione di S.Cristoforo, risalenti a fasi storiche diverse ma riutilizzati attraverso un sistematico accorpamento all’interno di un progetto di più ampio respiro della metà del X secolo d.C. Questi divengono parte di un monumentale complesso a destinazione cultuale, realizzato lungo il salto di quota del lato Est dell’antica acropoli greco-romana su una propaggine del banco geologico protesa verso Sud, che vive il suo massimo splendore in occasione della rifondazione della città da parte dell’imperatore bizantino Niceforo Foca.
Insomma, il castello aragonese di Taranto, oggetto alcuni giorni fa di attenzioni televisive da parte della seconda rete Rai, nel corso del telegiornale serale, continua a stupire, a riservare sorprese.