Venerdì 19 Aprile 2024 - Anno XXII

Messico: l’aquila con il serpente nel becco posata su un cactus

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Viaggio nei misteri del Messico uno dei Paesi che tutt’ora subisce la presenza e la mescolanza di culture diverse. Nella giungla dell’America centrale sono disseminate le rovine della civiltà Maya.

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La scultura che ricorda la fondazione della nazione con capitale Tenochtitàn

Arrivare a Città del Messico di notte è come atterrare sulla Lastra di Palenque. Tutto un diramarsi geometrico di luci, come a formare il disegno di un sole stilizzato che si irradia dal centro, dando origine ad altre immagini dove mistero e arte figurativa si mescolano in un codice ancora tutto da scoprire. Come il coperchio del sarcofago riscoperto nel 1952 nella giungla nasconde antichi segreti, così Città del Messico, con i suoi 12 milioni di abitanti ed 42 km di lunghezza ha tutto un universo da interpretare e codificare. Io, appena sbarcata dopo 12 ore di volo, riesco a mala pena a sopportare l’interminabile coda per il controllo dei passaporti (ore di fila) e il cerchio alla testa che l’altitudine mi stringe sempre di più: siamo a 2400 metri sul mare.

Città del Messico metropoli rumorosa e inquinata
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Città del Messico di notte

Non ho nemmeno capito bene ancora che ora sono, figuriamoci inoltrarmi in un territorio arcano e misterioso come quello delle civiltà, che qui hanno visto sorgere e tramontare il sole dei loro culti e del loro splendore. Mi basterebbe arrivare in albergo e fare colazione. Stanca, so che il mio spirito di adattamento è messo a dura prova, ma sorrido comunque e già il clima conforta, visto l’inverno che mi sono lasciata alle spalle. La città fino alle 10 non si sveglia e nel clangore polveroso di smog e chiasso è paragonabile ad una qualsiasi altra metropoli. Il ritmo accelera e non si distinguono più colori da suoni, voci da odori, stili da modernità! Resta il fatto che il Messico credo sia uno dei Paesi che ha visto e tutt’ora subisce la presenza e la mescolanza più o meno armoniosa di culture diverse. Ho provato a ricostruirne le origini…e le profezie.

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I Maya e il nuovo sistema solare
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Le pagine di uno dei pochi libri sopravvissuti dei Maya

Nella giungla dell’America centrale sono disseminate le rovine della civiltà di un popolo circondato da alone di mistero. I MAYA. Chi erano? Da dove venivano? Su di loro sono già stati scritti numerosi libri, ma ancora non si è riusciti a decifrare il loro singolare calendario o capire quale meccanismo si celi dietro il loro “Lungo Computo”. In questi giorni in cui i media riportano euforici la scoperta di un nuovo sistema solare oltre al nostro, con 7 pianeti in orbita attorno ad una stella paragonabile al sole, mi chiedo come apprenderebbero la notizia gli antichi astronomi, che occupavano prevalentemente il Messico del sud e oltre (Guatemala, Belice e Honduras…). Fin dagli albori della loro civiltà, durante una breve età dell’oro dal 600 all’800 d.C. circa e fino al periodo post-classico, che durò ancora alcuni secoli, produssero alcune delle più grandi opere d’arte esistenti al mondo. Poi scomparvero dalle pagine della storia, misteriosamente come vi erano entrati. Mentre i Toltechi e in seguito gli Aztechi salivano al potere nelle province settentrionali che circondano l’attuale Città del Messico, i Maya superstiti si rifugiarono o fra le colline a sud o nelle pianure della penisola dello Yucatan, a nord. La zona centrale, che era stata la sede della loro massima fioritura, fu abbandonata per sempre.

L’impero di Montezuma
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Calendario Azteco

Secondo una tradizione, l’impero di Montezuma, affascinante retaggio di ogni sussidiario scolastico, sorse nella valle del Messico durante il secolo XIII, condotto da un veggente di nome Tenoch, che aveva appreso in sogno la giusta ubicazione e meta del loro migrare. Non appena, infatti, gli apparve un’aquila in lotta con un serpente, riconobbe il luogo adatto dove stabilirsi e lo indicò al suo popolo guerriero proveniente da Aztlan (Messico settentrionale), che divenne in breve tempo la tribù dominante del luogo, fino a formare una potente nazione che aveva come capitale Tenochtitàn.
Manifestando un sano eclettismo degno dell’impero Romano, che assoggettava popoli senza però distruggerne e cancellarne abitudini e costumi, gli Aztechi assimilarono molto dai popoli della valle, soprattutto in fatto di credenze religiose, usanze ed attitudini. In sostanza idee che risalivano agli antichi Toltechi, un altro popolo guerriero che alcuni secoli prima aveva dominato gran parte del Messico e qualche lembo dello Yucatan.

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Le piramidi del Sole e della Luna e i sacrifici umani
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Piramidi del Sole e della Luna

I Toltechi erano un popolo assetato di sangue e nell’ambito della loro religione solare praticavano regolarmente sacrifici umani. Gli Aztechi adottarono questi riti e superstizioni, portandoli a limiti assurdi. E così, fresca di nozioni storiche e particolari macabri di tali pratiche, già nel mio primo pomeriggio in terra messicana, salivo i gradoni delle Piramidi del Sole e della Luna nel sito archeologico a 50 km a nord est di Messico City.
Usando coltelli di ossidiana veniva squarciato il cuore ancora palpitante delle vittime per offrirlo al dio sole. Il pensiero che luoghi di culto dove un tempo si vivevano sensazioni disumane in un’atmosfera mistica di dissoluzione, dove le emozioni e la suggestione arrivavano a livelli vibrazionali insopportabili, ora siano scenario di comiche scenette, in cui venditori ambulanti di souvenir spaventano i visitatori soffiando in particolari strumenti, imitando il verso del giaguaro o tentano sorridenti di venderti oggetti più o meno acuminati di ossidiana mi strabilia. Dar tempo al tempo, anche scene di inaudita violenza e trucidità sanguinolenta stemperano la loro macabra aurea in una più turistica atmosfera di curiosità.

Pietre squadrate e teste di mostri
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Quirigua, statua del re K’ak

Mi sforzo di immaginare come poteva apparire a quei tempi questo luogo, magari alla luce delle fiaccole, in un’aria frastornata e satura di tamburi ossessivi e invocazioni religiose. Pietre squadrate e teste di mostri un tempo vividi di fragorosi colori, immerse in una natura incontaminata di basse colline sulle sponde di un grande lago.
Porto con me un’emozione fortissima e nessun souvenir.
Il mio viaggio in Messico è solo all’inizio, domani raggiungerò San Cristobal de las Casas con un volo interno, ma prima di tornare in Italia risoggiornerò alcuni giorni nella capitale perché ha molto da offrire alla mia voglia di conoscerla… e ho già qualche idea.
p.s. E’ il 24 febbraio 2017 mentre scrivo, molti dei concetti esposti hanno preso spunto dalla lettura de “Le profezie dei Maya” di Gilbert e Cottarell, studiosi che per primi hanno tentato di decifrare i geroglifici Maya e che tentano di dimostrare le loro “teorie solari”. A noi la voglia di farci suggestionare!

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