Benevento, antica Maleventum, è da sempre, la capitale sannita, densa di Storia e di leggende, famosa per la magìa e il mistero. Secoli di cerchi magici e di riti propiziatori che partono dall’antichissimo culto della dea assira Astarte, dea della Luna. Poi, in Anatolia centrale, Turchia, il culto della dea Artemide di Caria. Ricordata anche come signora delle belve, spesso alata, circondata da animali e mostri nonché dea della fecondità, dalle molte mammelle.
Chi non ricorda la statua della dea al museo di Efeso? Jovis glans, ghianda di Giove, da cui Juglans, la pianta del noce, simbolo di fertilità, arrivò in Europa dall’Asia Occidentale, probabilmente attraverso i persiani.
In Grecia, Karya era la noce regale, sacra a Dioniso. Secondo una leggenda, ospite di Dione, re della Laconia, si era innamorato di Caria una delle sue figlie, tramutata in noce dopo la sua morte. Caria era anche una città della Laconìa che aveva un santuario dedicato ad Artemide. Il santuario era famoso per le statue scolpite in legno di noce e poste all’ingresso del tempio, dove le sacerdotesse di Artemide Kariatis, le Cariatidi, si recavano ogni anno per danzare.
La leggenda delle streghe di Benevento
Dalle Cariatidi greche alle Dianare romane e alle Janare. Il legame del noce con divinità femminili si è tramandato nei secoli, come testimonia la leggenda del noce di Benevento, in Campania, dove le sacerdotesse si bagnavano nell’acqua del fiume Sabus, Sabato. Sotto i Longobardi (571) la leggenda delle streghe di Benevento si diffuse rapidamente in tutta Europa, insieme ai Sabba, le danze propiziatorie sotto l’albero del “noce stregato”, individuato in una località chiamata Ripa delle Janare. «Unguento, unguento portami al Noce di Benevento. Sopra l’acqua e sopra il vento e sopra ogni altro maltempo».
Lungo l’antica strada che unisce Benevento ad Avellino, lo stretto di Barba è una gola attraversata ancora dal fiume Sabato, sulle cui sponde le streghe si radunavano in cerchio intorno all’antico Noce di Benevento, che, secondo la tradizione, venne sradicato da san Barbato vescovo della città. Su quel luogo, ai margini del bosco, sorge oggi una chiesa abbandonata.
Janua, Museo multimediale sulle Streghe di Benevento
Tre erano le tipologie di streghe beneventane: Zoccolara, una donna misteriosa che di notte correva per le strade ciottolose, facendo gran rumore con i suoi zoccoli; Janara, la donna nata la notte di Natale a mezzanotte e che, da grande, non aveva ricevuto bene il sacramento della cresima e Manolonga (Maria a Longa), una donna morta cadendo in pozzo: per vendetta, tirava giù chi si sporgeva troppo dai pozzi, dai balconi o dalle finestre.
Naturale, dunque, che a Benevento, ci sia Janua, il primo Museo multimediale permanente sulle Streghe, inaugurato il 23 giugno del 2017, dal titolo “Janare, le Streghe di Benevento” nell’ambito del Progetto “per terre, per bellezza, per santità”, cofinanziato da Fondazione con il Sud, ideato e realizzato dall’Ar.eCa.S.C.a.r.l. – Onlus e dalla Cooperativa I.D.E.A.S. Mario De Tommasi.
L’installazione regala al pubblico, un’esperienza fantastica, un viaggio della durata di circa 20 minuti all’interno di un mondo misterioso, alla scoperta della storia, dell’arte, delle tradizioni e delle leggende di Benevento e del Sannio. Libri di malefici, mantelli, scope, trecce di capelli, contenitori di erbe magiche, pestelli, noci e fave, civette, il piatto con l’olio per cancellare le fatture, le corde annodate e le chiavi sono le testimonianze di un mondo parallelo, che i documenti storici dei processi ad alcune famose streghe dell’epoca avvicina alla Storia, con ancora un certo timore.
La leggenda del fantasma della bella ragazza
Ponte, piccolo paese poco fuori Benevento, era terra della strega Joconna. Qui l’Abbazia di Sant’Anastasia è il sunto di un’architettura di recupero del materiale di templi e abitazioni romane, come, fa notare il Prof. Scarinzi, nei particolari delle soglie di marmo bianco inserite nei muri laterali. All’interno, una sepoltura longobarda ospitava i resti di un guerriero, le sue armi e l’armatura.
Lungo la strada, tra stretti tornanti e gole profonde, il ponte del borgo di San Lupo atterrisce ancora il viaggiatore con la leggenda del fantasma di una bella ragazza, nata dall’unione amorosa tra un diavolo e una strega, che venne affogata nel fiume dagli abitanti del borgo perchè accusata di stregoneria da un corteggiatore respinto. Pare che, ancora oggi, chi si affacci da quel ponte venga trascinato giù, nel fiume dal fantasma della ragazza.
Riti Settennali di penitenza nella terra della viticoltura
Poco distante, Guardia Sanframondi è un borgo medievale, che domina tutta la valle telesina, a poco meno di 500 mt. sul livello del mare, in provincia di Benevento. E’ famoso in tutto il mondo per i cosiddetti Riti Settennali di penitenza in onore dell’Assunta: ogni sette anni, circa quattromila persone si ritrovano qui, da ogni angolo del mondo, per celebrare i “misteri” e flagellarsi con una spugna chiodata ed espiare i propri peccati. Il rito nasce dal ritrovamento della statua della Madonna nel terreno. Malgrado la fatica, non si riuscì a sollevarla. Poi, fu notato che il bambino Gesù teneva tra le dita della mano un disco ricoperto di spilli. Fu il segno per gli abitanti del paese che presero a battersi il petto con una spugna piena di spilli e dal quel momento la Madonna si fece leggera.
Guardia Sanframondi è anche splendida terra di vino: falanghina, fiano, aglianico. Qui, nel cuore della viticoltura del sannio beneventano, i coniugi Foschini, entrambi enologi, hanno dato vita a Vigne di Malies, gestendo, con orgoglio e impegno, poco più di 4 ettari di vigneti, prevalentemente autoctoni (falanghina, aglianico, greco, fiano) e scommettendo su una vinificazione in purezza della falanghina Spumante Brut, metodo classico, dal nome propiziatorio Auspicium.
Colle Sannita, Pietralcina, Sant’Agata dei Goti, Cerreto Sannita
Colle Sannita è un delizioso borgo di pietra, caratterizzata dai bassorilievi delle sirene bifide della Chiesa dell’Annunziata del sec. XIV, che richiamano l’ancestrale simbologia della fertilità. Tappa obbligata, Pietrelcina, con la casa natale di Padre Pio, la stanza degli studi nella casa della nonna, in cima ad una ripida scala di pietra (ancora non capisco come la nonna potesse salire e scendere da quelle scale!) ed, infine, la stanza della lotta con il male. Nella Chiesa Madre, il bassorilievo del Cristo in trono richiama le Madri di Capua, inno alla fecondità con, a latere, il bassorilievo della strega bifida Elcina. Un tuffo nel passato, la mostra fotografica temporanea del ventennio fascista regala preziose ed autentiche testimonianze dell’epoca, con documenti, foto, medaglie al valore donate dai cittadini di Pietrelcina.
Il Sannio dista solo 60 chilometri dalla costa campana e offre tanta Storia, bellissimi paesaggi vitati, vini eccellenti, borghi storici di pietra come Sant’Agata dei Goti e Guardia Sanframondi, un raffinato artigianato della ceramica di Cerreto Sannita, Parchi Naturali del Matese e del Taburno. E una cucina ricca e piena di sapore, come quella dell’agriturismo La Morgia, detta delle “cinque C”, della cucina beneventana: cardone, cervellata, cipolla, chitarra e copeta”. Senza dimenticare l’ultima pozione magica arrivata fino a noi: il liquore Strega di Benevento, uno speciale mix di circa settanta erbe, tra le quali finocchio, menta, zafferano, dalla metà del 1800, ancora segrete, che hanno reso questo liquore famoso in tutto il mondo.