Venerdì 26 Aprile 2024 - Anno XXII

Parco Terra delle Gravine: viaggio in un angolo di Puglia tutta da scoprire

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Nell’area del Parco Terra delle Gravine si nascondono paesaggi insoliti e una storia millenaria scolpita nella pietra. Un angolo di Puglia fatta di canyon carsici, villaggi rupestri, chiese. Cibo e vino, tradizioni semplici di una cultura contadina

Spettacolari strapiombi e altissime pareti rocciose, il Parco Terra delle Gravine è il Parco Naturale Regionale più grande della Puglia, circa 25.000 ettari. Visibili i grandi canyon carsici disposti a ventaglio intorno all’Arco Ionico del Golfo di Taranto.  Qui si scoprono natura, fauna e tracce di vita preistorica. Sono 14 comuni che fanno parte del Paco delle Gravine: Ginosa, Laterza, Castellaneta, Mottola, Massafra, Palagiano, Palagianello, Statte, Crispiano, Montemesola, Grottaglie, Martina Franca, San Marzano (in provincia di Tatanto) e Villa Castelli in provincia di Brindisi.

Gravine di Petruscio e Ginosa, musei di storia scolpita nella pietra
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Gravina di Petruscio © Mondointasca.it

La Gravina di Petruscio si snoda per circa quattro chilometri da Nord a Sud ed è tra le più spettacolari dell’intero arco jonico. Riparata dai freddi venti di tramontana, costituì l’ideale riparo dagli invasori a causa della difficoltà di accesso.
Il villaggio di Petruscio, circa cento (su duecento) ambienti a piani comunicanti fra loro, scavato nella roccia friabile dei due spalti della gravina per la lunghezza di circa seicento metri: abitazioni, ripostigli, ricovero di animali e pastori.
Qui, dall’Alto Medioevo probabilmente sino all’XI-XII secolo, i colorati affreschi delle pareti narrano i culti, le arti, le professioni e i mestieri del tempo, con complessi agricoli, centri di culto religioso, insediamenti abitativi, aree comuni, magazzini per i viveri, necropoli.

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Ginosa, villaggio rupestre di Rivolta © Mondointasca.it

Poco distante, la Gravina di Ginosa è un piccolo canyon, originatosi per effetto erosivo delle acque meteoriche nel corso dei millenni, che circonda, a ferro di cavallo, tutto l’abitato per oltre 10 km.
Il villaggio rupestre, il Casale e il Rione Rivolta sono esempio virtuoso di una singolare tecnica costruttiva e di una attenta pianificazione urbana. Così come la gestione delle risorse del territorio. Alcuni esempi: rivolgere a sud gli ingressi delle grotte per permettere al sole di riscaldare gli ambienti in inverno o raccogliere l’acqua piovana attraverso un sistema di piccoli canali.

In particolare, il Rione Rivolta, nelle Gravine, è uno dei più importanti villaggi rupestri presenti in Italia. Si tratta di un villaggio trogloditico, composto da 66 grotte casa, disposte su 5 piani collegati da gradini. Ambienti che l’uomo condivideva con gli animali. Sono ancora visibili mensole, cisterne, frantoi ipogei e ricoveri per animali e un caratteristico comignolo che sbucava sul tetto, simbolo della famiglia.

Parco delle Gravine: tradizioni, fede e umanità, Chiese rupestri
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Affresco nella chiesa rupestre di Santa Margherita © Mondointasca.it

Tra Massafra e Mottola, antichi tratturi di ulivi secolari e fichi d’india segnano viottoli polverosi che conducono verso le gravine. Qui l’arte rupestre suggerisce un itinerario suggestivo alla scoperta dell’antica religiosità popolare, sulle tracce di grandi Santi come la bella chiesa dedicata a Santa Margherita, X secolo d.C., considerata Cappella Sistina dell’architettura rupestre in Italia meridionale.
Gli affreschi narrano, la vita e il martirio della Santa, vite di santi, iconostasi bizantine, episodi delle crociate, scene religiose e voli d’arcangeli sono scritti con colori brillanti sulle pareti della cripta.
Margherita o Marina, traslazione letterale di tradizione occidentale di Santa Marina di Antiochia di Psidia, in Siria, seconda metà del III secolo, significava “pura perla” ed era la Santa protettrice delle gestanti. Il ricco ciclo di affreschi ne descrive il lungo martirio subito per la resistenza ad abiurare alla propria fede.

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La chiesa è conosciuta soprattutto per le rarissime rappresentazioni in ambito rupestre di un Miracolo di S. Nicola di Myra (concessione della dote a tre fanciulle che diversamente si sarebbero prostituite) e per i dieci riquadri che raccontano la storia del Martirio di Santa Margherita, entrambe databili al XIII-XIV secolo d.C. Interamente scavata nel tufo vulcanico, ai piedi di un costone roccioso.

La chiesa  fa parte di un prezioso complesso di chiese scavate nella roccia dai monaci Basiliani nella gravina intorno al Comune di Mottola, presso il villaggio di Casalrotto, tra cui spicca la Chiesa rupestre di San Nicola, uno stupefacente luogo di culto ricco di affreschi tipici dell’iconografia cristiana. A breve distanza a Massafra a cripta rupestre di Sant’Angelo in Torella, in origine circondata da altri locali, sempre scavati nella roccia, probabilmente parte di un antico monastero.

Terra delle Gravine: Cucina pugliese e cultura contadina
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Mottola, i cavatelli del ristorante Dal Centurione © Mondointasca.it

La cucina pugliese, quella tradizionale tramandata dalla cultura contadina, è composta da sapori semplici. La semplicità dei piatti riesce a trasmettere vere emozioni. Sapori autentici e tradizioni che oggi vengono tramandate da forni, antiche masserie e macellerie.
A Mottola, nel centro storico, la Braceria del Centurione è molto apprezzata per i suoi antipasti a base di formaggi e salumi locali, trippa al pomodoro, bracioline di carne, salsicce e carne di angus, un particolare razza bovina.

Sempre a Mottola, l’azienda agricola Sant’Angelo di Piccoli è una masseria didattica su Mozzarella e Formaggi di Puglia, tra cui il formaggio di Podolica, con degustazioni di Capocollo di asina di Martina Franca, salumi artigianali della Valle d’Itria, olio, vino e piatti dell’epoca bizantina-medievale, come la Purea di fave e cicorie selvatiche, un piatto tipico con ingredienti poveri della tradizione contadina pugliese, fave secche decorticate e cicorie selvatiche.

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Palagianello, a tavola alla Masseria Petrino © Mondointasca.it

Poco distante, a Palagianello, in provincia di Taranto, Masseria Petrino è un’antica masseria dell’Ottocento immersa nella campagna dove Michele Rotondo, con esperienze e successi tra Parigi  e Montecarloha realizzato il suo ritiro gastronomico col piccolo ristorante di famiglia, dalle volte a vela e pietra a vista.
La cucina è quella del territorio rivisitata in chiave contemporanea in un continuo gioco tra tradizione e creatività, come riso, patate e cozze tarantine e cavatelli fatti a mano con pomodoro fresco che accompagna con vini schietti e non filtrati dell’azienda. Ottima la focaccia con i pomodorini ed il pane cotto nel forno a legna soprattutto se accompagnato da un’ottima ricotta fresca fatta in casa.

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Ginosa, il sig. Peppino, titolare del Panificio Piccolo gestisce insieme alla famiglia, un antico forno che sforna non soltanto pani e freselle, ma anche piatti della tradizione contadina, il “dormento”, un pane brioche morbido alla cannella, con gocce di cioccolato che deve il suo nome al tempo di  lievitazione (una notte, mentre si dorme), oppure la “callaredd” di agnello, un piatto tipico della tradizione pugliese ricco e completo, pieno di verdure, come sedano, finocchi, cipolle e alloro. Il nome deriva dall’antica pentola di rame utilizzata per la cottura.

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Laterza, spiedi preparati dalla macxelleria Tamborrino © Mondointasca.it

A Laterza, la Rosticceria-Macelleria Tamborrino dal 1950 pratica la sua filosofia: «Venite, scegliete la carne e poi ve la prepariamo» Bottega e ristorante sono attigui, così che c’è sempre un gran via vai di salsicce, fegatini, “bombette” (gli involtini tipici pugliesi), specialità come l’agnello in umido con le verdure e “gnummaredd”, involtini di interiora di vitellino lattante, un piatto nato nelle aree rurali delle varie zone del Sud Italia, dal Molise alla Puglia, dall’Irpinia alla Lucania che, al tempo dei latifondi, avevano a disposizione solo le frattaglie.
Di necessità virtù, l’arte contadina ha elaborato gli intestini di vitellino lattante, avvolgendone i capi intorno ad un rametto di menta profumata e interiora insaporite con formaggio, sale e pepe. Da qui il nome, gomitolo o matassina, a seconda dei dialetti locali.

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Grottaglie, Antonio Turrisi, chef de “Il
Pizzicagnolo” © Mondointasca.it

Laterza, Il Vecchio Frantoio è il ristorante ricavato da un antico frantoio, a breve distanza dalla chiesa di Madre di San Lorenzo. Gli  ambienti sono informali. Qui si conservano le ricette della cucina contadina con piatti semplici della tradizione.
Tra questi, per esempio, troviamo la pagnotta di pane scavata e riempita di polpi ai pomodorini.
A Grottaglie, nel locale il Pizzicagnolo è gastronomia, ma anche ristorante con una enoteca fornitissima. Qui abbiamo incontrato Antonio Turrisi che elabora con raffinata creatività i piatti della tradizione.

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Terra delle Gravine: Storia dell’Arte della Ceramica
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Laterza, Grottega di MesoLab Ceramics © Mondointasca.it

Il neologismo “Grottega” di mesoLab Ceramics, azienda nel cuore della Mesola, rione storico della ceramica laertina, è stato coniato per indicare l’arte ceramica che “esce” dalla grotta per aprirsi a nuove idee, tra moderno e contemporaneo, innovando al passato glorioso dell’arte ceramica di Laterza, con forme, materiali e stili. Il locale è un’antica abitazione del centro storico cittadino dove l’allestimento delle opere occupa anche un arcaico ipogeo, interamente scavato nella roccia porosa, un tempo utilizzato come cantina e spazio per l’affinamento di formaggi.

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Le ceramiche laertine esposte al museo MUMA © Mondointasca.it

IL MUMA è il museo della Maiolica di Laterza, a Palazzo Marchesale, con un cospicuo corpus di antiche e preziosissime maioliche dei maestri maiolicari laertini, raccolta in un ventennio da un illuminato connoisseur barese, l’imprenditore Riccardo Tondolo. Grandi piatti da parata per le residenze nobiliari del tempo; barattoli per scaffali di farmacie e spezierie del regno; coppe, anfore e alzate, per impreziosire i banchetti e le fastose tavole dei signori; oggetti di vita quotidiana, come i recipienti del barbiere.

Questi manufatti, in origine del colore della terra, nel tempo si sono tinti di smalto bianco, e colori turchini, giallo-arancio e verde rame della terra delle gravine, dipingendo personaggi mitologici, dame e cavalieri medievali, battaglie e scene di caccia, tralci e ghirlande fiorite.

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Grottaglie, il dott. Vestita, nella chiesa rupestre della sua casa © Mondointasca.it

Nel Quartiere delle Ceramiche di GrottaglieCasa Vestita è la casa-bottega del noto ceramista Cosimo Vestita. Qui si trovano custoditi un giardino ottocentesco, antiche ceramiche, anfore, capasoni, giarre, antichi secchi in ferro, alberi di melograno e maestosi fichidindia.

Casa Vestita è dotata di antichissimi sistemi naturali di raffrescamento delle abitazioni e ceramiche dei primi del Novecento.
La casa ha anche una straordinaria chiesa medievale rupestre, scoperta nel 2008 dietro a un forno quattrocentesco demolito per l’occasione.

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