Una forma d’arte. Spesso un racconto ne assume una in particolare, per tramandarsi e tenersi saldo nel ricordo. Saldo, in questo contesto non è forse l’aggettivo giusto anche se con l’aggiunta di caolino. Vi spiego meglio: i protagonisti e le vie d’accesso alla vicenda sono molteplici, quindi non so bene da dove iniziare. Nel mio caso, potrei farlo mentre mi aggiravo con occhi e passi delicati tra le elegantissime e pompose ceramiche in porcellana esposte nel museo di Palazzo Madama di Torino e una voce mi ha raggiunta alle spalle. È arriva nel momento in cui guardavo incuriosita una zuppiera a forma di grande cavolo verde. Oppure, visto che il protagonista di questo racconto è un servizio da caffè che mia madre tiene in credenza, apparso magicamente dalla polvere di un trasloco, l’inizio di tutto potrebbe di certo perdersi nel passato.
Custode di opere d’arte e di storie
“Ogni oggetto racconta una storia! Mi segua…”. La voce al museo ha un volto tra i più delicati e candidi tra tutte le porcellane che vi sono esposte. È di Silvana, una dei custodi di Palazzo Madama. Custode non solo di opere d’arte, ma di storie, segreti, curiosità e aneddoti.
È stata lei, infatti, a mostrarmi il primo esperimento italiano di porcellana europea, riuscito dopo azioni di spionaggio per carpire il segreto di quella cinese. Il caolino appunto! Questo era l’elemento mancante per renderla salda e resistente, mentre prima era considerata una porcellana “tenera”.
La seguo e mi racconta l’avvincente storia del servizio di d’Azeglio: un settecentesco servizio da tè, caffè e cioccolata in porcellana Meissen appartenuto alla famiglia Taparelli d’Azeglio. Il servizio è stato rintracciato e riacquistato nel maggio 2013 dal Museo Civico d’Arte Antica di Torino, con una raccolta fondi cui hanno partecipato cittadini ed istituzioni. Quasi a poter dire: “Guardi: quella tazzina l’ho comprata io!” “Quella zuccheriera è anche un po’ mia!”, la storia del prezioso servizio si intreccia anche con le vicende dell’illustre famiglia piemontese, coinvolgendo personaggi legati alla corte sassone e protagonisti dell’età risorgimentale.
Il servizio di d’Azeglio in 43 pezzi
Attraverso passaggi di proprietà e spostamenti da un capo all’altro dell’Europa, il servizio compare, con una tazzina a lungo misteriosa, in un dipinto eseguito nel 1843 dal discendente di d’Azeglio conservato alla Galleria Civica d’Arte Moderna. Dal piccolo quadro è partita una difficile ricerca che ha portato al ritrovamento dell’intero servizio di 43 pezzi, di cui si erano perse le tracce dal 1903. Nel giro di poco tempo, grazie anche a donazioni da parte di privati, s’è raccolta la cifra richiesta dalla precedente proprietà di 80 mila euro! Silvana si commuove ancora quando lo ricorda!
Andate a farvela raccontare direttamente da lei, anche per poter ammirare personalmente l’intero servizio, che fa bella mostra di sé in tutta la sua elegante e particolare bellezza.
La porcellana e la sua evoluzione artistica
Affascinata dalla vicenda ho iniziato a guardare con occhi diversi le opere d’arte che mi circondavano, non avendole mai degnate dello stesso rispetto dedicato a tele, sculture e mosaici.
In effetti, la porcellana è un materiale che ha accompagnato l’evoluzione artistica e sociale dell’uomo. Lo si può evincere sia dagli oggetti di uso comune, come dalle più sofisticate ed impensabili creazioni. Ed è a questo punto che il racconto si sposta nel salotto di mia madre, difronte alla credenza in cui è custodito il servizio da caffè, di cui, proprio grazie all’intervento di Silvana, ho scoperto la storia.
Il servizio da caffé di porcellana di mia nonna
“Anche il mio servizio di porcellana ne ha una!”, sento dire a mia madre. La guardo basita, anche perché, a dire il vero, io il caffè bevuto da quelle tazzine non l’ho mai gradito, quasi un dispregiare il “contenuto” a causa del suo “contenitore”. L’ho sempre trovato esageratamente barocco, pur apprezzandone le sfumature dei colori pastello e il doppio manico della zuccheriera.
Scopro così che non si sa a chi appartenesse, da dove venisse, quando fu acquistato e dove. Lo conservava mia nonna Teresa, una segaligna dalla fama di severa e indomita arpia nei confronti dei nipoti, che la rispettavano con terrore e da cui cercavano di stare alla larga quanto possibile.
Nonna Teresa
Dietro il personaggio dal cuore freddo, si nascondeva però una donna che seppe aiutare molte famiglie ebree a scappare durante il periodo delle persecuzioni. Si prodigava in prestiti di denaro, (con scarse possibilità di restituzione), appoggio logistico e spesso, capitava, che in pegno ricevesse oggetti di valore appartenenti alle famiglie fuggitive, in custodia in attesa di tempi migliori.
Purtroppo non tutti sono tornati a riprendersele. Ed il servizio da caffè di cui scrivo tra queste. Mi piace pensare che una mia antenata sia stata d’aiuto in un periodo così nefasto: nonostante il suo caratteraccio, magari ha salvato vite e conservato tesori.
Voglio credere che sia così. Adesso, sorseggiando caffè da quelle tazzine, se chiudo gli occhi mi bevo ogni volta una sensazione diversa, immaginando volti, mani, discorsi e risate che hanno accarezzato quelle porcellane, arrivate fino a me. Vorrei poterle portare al Museo Madama di Torino e lasciarle là. Magari, quando andrete a trovarla, Silvana ve ne racconterà la storia.
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