“Il nostro pianeta è popolato da circa otto miliardi di persone, ciascuna delle quali interagisce quotidianamente con una miriade di esseri viventi. Batteri, virus, cani e gatti, insetti, uccelli, alberi e fiori, fanno tutti parte della nostra vita. E ci accompagnano in questo effimero e misterioso viaggio cadenzato dall’alternanza di giorno e notte. Eppure, sebbene possa sembrare incredibile, vi sono delle eccezioni: alcuni esseri umani non hanno neppure un cespuglio, una formica o un batterio a far loro compagnia, e nemmeno il Sole”.
Inizia così l’introduzione al libro “Marte Bianco” del ricercatore Marco Butto. Una lettura che può aiutarci in questo periodo in cui il coronavirus ha limitato i nostri spostamenti obbligandoci a stare in casa. In “Marte Bianco” l’autore fornisce risposte utili su come risolvere conflitti e incomprensioni in una convivenza quotidiana con tutta la famiglia.
A Marte Bianco condizioni di vita estreme
Marco Butto racconta del suo isolamento durato 13 mesi nell’Altopiano Antartico nella stazione italo-francese Concordia per una serie di ricerche scientifiche. Nella base ai confini del mondo ha convissuto con altri dodici ricercatori sconosciuti in condizioni di vita estreme. È un posto che somiglia più a un altro pianeta che alla Terra: ecco perché viene chiamato “Marte Bianco”. Nessuna forma di vita, carenza di ossigeno, temperature fino ai – 80° e per tre assenza di luce solare.
“A Marte Bianco – dice Butto – non sono anomale solamente le condizioni ambientali. Lo è anche la routine quotidiana. Niente bollette da pagare, niente traffico. Non dovevamo sorbirci la marea di notizie dei mezzi d’informazione, né rispettare la quantità di impegni che caratterizzano i ritmi frenetici della società moderna”.
Adattarsi alla convivenza
Il libro “Marte Bianco” è una sorta di diario di bordo di quell’esperienza. Prima di partire per la missione Buttu era incuriosito dal modo in cui avrebbe gestito i rapporti interpersonali. “Penso che rappresentino l’aspetto più delicato della spedizione, spiega l’autore. In generale, la difficoltà maggiore in situazioni di lunghi confinamenti con un numero ristretto di persone riguarda proprio l’adattarsi al modo di fare altrui”.
Leggendo il libro vi troverete immersi nelle vicende di un piccolo gruppo di persone isolate dal resto del mondo. Con loro viaggerete nel tempo e nello spazio, tra dimensioni mistiche e oniriche. Sperimenterete come rivalutare i confini dell’impossibile. Vi ritroverete a riflettere sulle coincidenze della vita e sui legami tra mente e corpo.
Come si affrontare serenamente la convivenza e cosa le ha insegnato questa esperienza?
“Innanzitutto, bisogna essere attenti osservatori di noi stessi per capire se qualche nostro modo di fare può dare fastidio agli altri. Ho trovato utile fare delle riunioni con gli altri membri del team anche prima che si manifestassero dei malumori, per esporre ciò che solitamente ci da fastidio (come trovare la cucina sporca o sentire parlare a voce alta durante la colazione). In questo modo possiamo capire se dobbiamo cambiare alcune cose nel nostro modo di fare. Inoltre, se qualcosa non va bene, bisogna essere aperti al dialogo, confrontandosi con il solo scopo di risolvere eventuali sorgenti di conflitto, senza prendere niente sul personale. Durante i tredici mesi nella stazione Concordia siamo stati bravi a mettere in atto tutti questi accorgimenti, per cui alla fine siamo diventati un gruppo molto unito, una sorta di famiglia. E questo è stato uno degli aspetti più belli della spedizione”.
Come impiegare il tempo libero in un posto dove non c’è nulla?
“Ho cercato di trarre il massimo dalla situazione ed è quello che consiglio di fare a tutti. Per me è stato importante praticare attività fisica (si, si può fare anche a casa) e misurare i progressi: darsi degli obiettivi, giornalieri e settimanali, è indispensabile. Poi, per distrarsi, ci si può anche concentrare sull’apprendere qualcosa di nuovo (una lingua straniera o ricette di cucina, per esempio). Nei limiti del possibile potremmo iniziare a fare tutto ciò che si è rinviato quando si era completamente presi dalla routine lavorativa”.
Autore
Marco Buttu
: ingegnere elettronico, lavora all’Istituto Nazionale di Astrofisica. Si occupando dello sviluppo del software di controllo del Sardinia Radio Telescope, il più moderno radiotelescopio europeo e uno tra i più grandi al mondo. Per conto del Programma Nazionale di Ricerche in Antartide ha trascorso più di un anno nel posto più freddo, isolato ed estremo del pianeta, l’altopiano antartico, prendendosi cura di alcuni esperimenti in campo astronomico. Praticante di yoga, appassionato di fotografia, paracadutismo e kitesurf, è autore del libro bestseller “Programmare con Python” (Edizioni Lswr).