La mostra antologica di Paolo Pellegrin alla Reggia di Venaria (fino al 31 gennaio 2021) è anche un omaggio postumo a Germano Celant. A Celant, il noto critico d’arte, si deve la definizione di “Arte Povera”. Una definizione che ha contribuito a rendere famosa nel mondo questa corrente artistica nata negli Sessanta del ‘900. È stato lui a progettare la mostra del fotografo romano legato alla storica agenzia Magnum Photos; già allestita nel 2018 al MAXXI di Roma e nel 2019 in Germania alla Deichtorhallen di Amburgo.
Celant, nato nel 1940, è morto ad aprile per complicazioni legate al Coronavirus. Nell’ultima sezione della mostra torinese, non presente negli altri allestimenti, Paolo Pellegrin ha inserito le “fotografie della quarantena”. Le immagini sono state scattate alla propria famiglia durante il periodo di isolamento vissuto in una baita sulle montagne svizzere. Per queste ragioni si tratta di un’esposizione più che mai di attualità, visto il momento che stiamo vivendo.
Oltre 200 foto e quattro video alla mostra di Pellegrin
Come sempre d’attualità sono – è il caso di dire purtroppo – le oltre 200 fotografie e i quattro video che documentano conflitti armati e altre situazioni di sofferenza e violenza di cui Pellegrin è stato testimone in lunghi anni di lavoro in ogni parte del mondo.
Scrive Germano Celant analizzando l’opera del fotografo: “per Pellegrin un reportage non è una veloce, fredda e impassibile operazione. Ma – come lo è stato per Walker Evans e Lee Friedlander – è una questione di interpretazione personale, che coinvolge giudizio estetico ed espressività, angoscia e sofferenza. È la sintesi della posizione critica del fotografo riguardo ad una impersonale visione della realtà: una rappresentazione, suddivisa in differenti momenti e capitoli, che aiuta a contestualizzare la situazione affrontata e la persona a documentarla.”
Una mostra senza didascalie
Una particolarità della mostra allestita alla Venaria Reale è la mancanza di didascalie alle pareti a fianco alle immagini per invogliare il visitatore ad una esperienza il più possibile immersiva nel percorso. All’ingresso viene comunque fornita una brochure cartacea con tutti i riferimenti e gli approfondimenti per avere gli elementi informativi su ogni singolo scatto.
La mostra si chiude con una lunga parete composta di disegni, taccuini, appunti, maquette, diapositive e negativi che raccontano il “making of” dello studio di Paolo Pellegrin. Un vero e proprio happening “site specific” per capire il suo modo di lavorare.
Info: www.lavenaria.it/it/mostre/paolo-pellegrin
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