Da quando è scoppiata la pandemia da Covid-19, ovunque abitiamo, in città metropolitane o in piccoli paesi, sentiamo la sirena delle autoambulanze sfrecciare verso l’ospedale più vicino per tentare di salvare vite umane.
Ammiriamo la prontezza e la tenacia con cui i volontari della Croce Rossa Italiana affrontano ogni giorno il propagarsi della pandemia. La loro missione è soccorrere i malati anche a costo della propria incolumità. Oltre cento anni fa i fondatori di questa nobilissima Istituzione agirono con lo stesso coraggio, la stessa forza d’animo, la stessa abnegazione e spirito altruistico.
La nascita del museo della Croce Rossa
Una data e una battaglia sono tristemente legate alla nascita della Croce Rossa. Correva l’anno 1859, meglio ancora il 24 giugno 1859, infuriava la famosa battaglia di Solferino e San Martino. Gli eserciti franco-piemontese da una parte e quello austriaco dall’altra si sono combattuti ferocemente. Ovunque vi erano cadaveri sparsi nelle pianure adagiate ai piedi delle colline moreniche del Lago di Garda.
I gemiti dei soldati risuonavano nell’aria e migliaia di feriti, di entrambe le fazioni, non importa il colore del vessillo, si riversarono nel paese di Castiglione delle Stiviere, che per sua natura geografica appartiene all’area delle battaglie dell’Indipendenza. Come si poteva rimanere indifferenti a tanto dolore? La cittadinanza di Castiglione delle Stiviere, in particolare le donne, incuranti dei pregiudizi, dei commenti dei mariti e dei fratelli, pensarono di dare sollievo ai feriti promuovendo una sorta di “cordone umanitario”.
Primo esempio di altruismo e di sodalizio umanitario
Siamo di fronte ad un primo tentativo di emancipazione femminile in soccorso di esseri umani. Le donne incominciarono a curare quei corpi mutilati, i volti sfigurati, dando conforto a chi implorava almeno un gesto di pietà. Dinanzi alla sofferenza umana, le donne compresero che non bisognava discriminare il ferito, se fosse italiano o straniero, ma che ogni soldato doveva essere curato.
Per la prima volta, nella storia dell’umanità, si avvisarono i primi sodalizi umanitari. Uomini, vecchi, donne e pure i bambini si unirono per cercare di alleviare le sofferenze di tanti feriti. Furono riempite le piazze, le strade, le chiese e alcune abitazioni. Molte giovani ragazze non esitarono a strappare le lenzuola del loro corredo per fare bende destinate ai feriti. Questa parte della nostra storia è testimoniata nel libro di Henry Dunant dal titolo “Un souvenir de Solferino”.
Il fondatore Henry Dunant, premio Nobel per la pace
Per chi non lo sapesse Henry Dunant è stato il fondatore della Croce Rossa Internazionale e premio Nobel per la pace nel 1901. Ginevrino di nascita e cresciuto in una famiglia dalle spiccate attitudini umanitarie, non esitava ad intraprendere azioni che recuperassero i valori umani, in primis la lotta contro la schiavitù.
È il caso di dire che “Dunant si trovava nel posto sbagliato al momento giusto”. Reduce da viaggi d’affari in Algeria, si trovava nel territorio di Castiglione delle Stiviere per chiedere delle concessioni particolari a Napoleone III, che aveva il quartier generale nella vicina Cavriana. Ma fu ben presto travolto dalla tragedia che si stava consumando all’indomani della battaglia di Solferino.
Memore degli insegnamenti della madre, cercò l’aiuto del curato Don Lorenzo Barzizza nel tentativo di organizzare una sorta dell’attuale dipartimento di protezione civile. Riunì uno stuolo di soccorritori, seppur improvvisati, ma coraggiosi e tenaci nell’affrontare situazioni di emergenza, dando vita all’idea di un’organizzazione umanitaria in grado di salvare vite umane.
La Prima Convenzione di Ginevra
Qualche anno dopo, nel 1864 a Ginevra venne sancito l’accordo della “Prima Convenzione di Ginevra” in cui 12 nazioni sottoscrissero i primi dieci articoli del nascente Diritto Internazionale Umanitario. Nasceva la Croce Rossa a cui si affiancarono, anni dopo, i Paesi Musulmani con la denominazione di Mezzaluna Rossa dando vita al più importante sodalizio umanitario laico diffuso nel mondo. Oggi conta 181 Nazioni con milioni di aderenti uniti nello sforzo comune di contribuire all’aiuto sanitario e sociale sia in tempo di pace che in tempo di conflitto.
A Castiglione delle Stiviere è possibile ripercorrere la storia visitando il Museo che si trova all’interno di un bellissimo palazzo settecentesco: il Triulzi Longhi dove nel 1959, su iniziativa di Enzo Boletti, fu allestita una mostra permanente. Qui si possono osservare documenti, strumenti chirurgici, lettighe, attrezzature da campo, reperti fotografici, documenti che attestano il Premio Nobel e altri riconoscimenti ricevuti da Dunant nel corso della sua attività di filantropo.
Scrive Dunant nel suo ricordo di Solferino: «Le donne di Castiglione, vedendo che io non faccio alcuna distinzione di nazionalità, seguono il mio esempio. Testimoniando la stessa benevolenza a tutti questi uomini dalle origini così diverse e che sono ad esse tutti ugualmente estranei. ‘Tutti fratelli’ ripetono con compassione. Onore a queste donne compassionevoli, a queste fanciulle di Castiglione!….»
Informazioni: https://micr.cri.it/