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Shoah 27 gennaio 2021 Giorno della Memoria

Giornata della memoria Auschwitz-birkenau

Il 27 gennaio 1945 le truppe sovietiche entrano nel famigerato campo di sterminio di Aushwitz. Il “Giorno della Memoria” per non dimenticare vittime del nazismo. Il 26 gennaio 2021 da Ca’ Foscari diretta streaming su: “Eludere il significato della Shoah: memoria collettiva e razionalità sociale. L’Olocausto come espressione della logica interna della modernità occidentale?”

Giorno della Memoria Auschwitz-ingresso
L’ingresso del campo di Auschwitz

La storia commemora date di cui non è possibile negare l’esistenza degli eventi e dei fatti accaduti. Fra queste il 27 gennaio di ogni anno si celebra il Giorno della Memoria per ricordare lo sterminio del popolo ebraico e non solo. Riconosciuta dall’ONU nel 2005 e approvata dal Parlamento Italiano. Ma l’Italia già nel 2001 emanò la Legge n. 211 del 20 luglio 2000. La Giornata della Memoria intende ricordare le vittime del nazismo e l’eccidio degli ebrei. Ma anche le leggi razziali del 1938 promulgate da Mussolini e il dramma dei deportati nei lager.
La data del 27 gennaio fu scelta perché richiama il giorno e il mese del 1945, quando le truppe sovietiche entrarono ad Auschwitz. Nel famigerato campo di sterminio nazista dove documentarono l’orrore che vi fu compiuto.

Giorno delle Memoria 2021

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Mappa dei campi nazisti in Europa

La legge italiana del 20 Luglio 2000, n. 211 recita: «La Repubblica italiana riconosce il giorno 27 gennaio, data dell’abbattimento dei cancelli di Auschwitz, “Giorno della Memoria”. Al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subito la deportazione, la prigionia, la morte; nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati».

Alcuni sopravvissuti sono riusciti a raccontare la deportazione, la prigionia, le ingiustizie. Ma pure le torture, i maltrattamenti subiti in mesi, anni di detenzione coatta senza nessun contatto esterno.
I racconti sono diventati romanzi, best seller da cui si sono tratti film memorabili. Letture e film hanno portato a conoscenza del mondo le atrocità perpetrate ai danni di persone inermi.

“Le marce della morte”

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Prigionieri nel campo di Aushwitz liberati a gennaio 1945 dall’armata rossa

Le storie personali di qualche superstite sono diventate la testimonianza diretta di quanto accadeva in quei lager. Tra inomi importanti: Primo Levi con la sua opera autobiografica “Se questo è un uomo”; la senatrice Liliana Segre, da trent’anni attivista nel promulgare la conoscenza della Shoah. Sono stati edificati musei. Riaperti i cancelli dei luoghi di detenzione in Italia e in Europa per essere visitati e comprendere il disastro del nazifascismo.

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Si documenta che il 27 gennaio, verso mezzogiorno, le prime truppe sovietiche entrarono ad Auschwitz, cittadina situata nel sud della Polonia. Qui trovarono circa 7 mila prigionieri, tra questi molti erano bambini, sopravvissuti perché usati come cavie per la ricerca medica. I sovietici trovarono anche cumuli di vestiti e tonnellate di capelli, occhiali, valigie e scarpe.
Già a metà gennaio le SS avevano iniziato ad evacuare il campo e costringere i prigionieri a marciare verso nord-ovest formando le “marce della morte”. Durante il cammino le SS spararono a chiunque non fosse più in grado di proseguire; circa 15 mila persone morirono nel corso di queste evacuazioni forzate.

Museo dell’Olocausto a Gerusalemme

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Ebrei provenienti dai Carpazi arrivano ad Auschwitz. Sullo sfondo le ciminiere dei crematori II e III del campo di concentramento di Auschwitz

Per chi, come me, ha avuto l’opportunità di visitare il Museo dell’Olocausto a Gerusalemme, non può dimenticare la moltitudine di reperti esposti. A far sussultare il cuore, a far sgorgare le lacrime seppur a stento trattenute, sono i nomi, i cognomi, l’età, la cittadinanza delle migliaia di bambini innocenti periti durante la persecuzione.

In un silenzio surreale, scalfito solamente dalla sommessa voce di uno/a speaker, si intravvede nell’oscurità del Memoriale dei Bambini, la luce flebile delle candele che si riflette sugli specchi. Si ha così l’illusione di vedere migliaia di stelle. La memoria storica raggiunge il suo scopo quando gli storici, con grande senso di responsabilità, riescono a ricomporre i fatti con i vari “tasselli” che provengono da inchieste, ricerche approfondite e testimonianze.

Giorno della Memoria e la “memoria naufragata”

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Filo spinato intorno all’ingresso di Auschwitz

Una categoria, per molto tempo caduta in una sorta di “memoria naufragata” è la sorte dei militari italiani-IMI-catturati e deportati nei campi di concentramento dopo l’8 Settembre 1943. L’acronimo sta per Internati Militari Italiani. Questi soldati preferirono farsi catturare piuttosto che venir meno all’ideale del valore patriottico per cui erano stati chiamati alle armi. Non si conoscono i numeri esatti di questo esodo forzato, tuttavia sembra che la cifra degli IMI si aggiri attorno ai settecentomila deportati.

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Il trattamento dei soldati italiani fu brutale. Furono tacciati, dai tedeschi, di tradimento verso la Germania, alleata dell’Italia prima dell’Armistizio siglato in gran segreto a Cassibile il 3 settembre ‘43 e poi annunciato da Badoglio l’8 Settembre 1943. Stipati come bestiame nelle tradotte, furono condotti, dopo logoranti viaggi verso l’ignoto, nei luoghi di detenzione per essere obbligati a lavorare per implementare l’industria bellica tedesca oramai mal ridotta, ad occuparsi dei lavori nei campi e nelle miniere.

La vita nei campi di lavoro era segnata da ritmi pesanti sotto la minaccia di punizioni corporali e umiliazioni. Il cibo era scarso. Le razioni erano costituite da zuppe (sbobba), patate, pane nero, rape e carote. Alloggiati in baracche sovraffollate, scarseggiava l’igiene per l’impossibilità di lavarsi o fare una doccia. Si diffusero, perciò, malattie epidemiche quali il tifo e la tubercolosi mietendo un buon numero di vittime.

Ritorno a casa dei soldati italiani tra sofferenze fisiche e morali

Arrivo degli alleati nei campi
La gioia dei prigionieri all’arrivo degli alleati

Le famiglie, in Italia, non conoscevano la sorte dei loro figli, mariti, fratelli, nipoti. Regnava il silenzio da ambo le parti e questo serviva alla propaganda nazifascista per scongiurare ogni tentativo di ribellione soprattutto da parte della Resistenza Partigiana.
In seguito alla liberazione da parte delle Forze Alleate, fu molto complicato rimettere assieme i documenti necessari al rimpatrio ed il ritorno a casa fu per molti soldati la prova per altre sofferenze fisiche e morali. Non conoscendo più nulla da oltre due anni, molti fecero rientro nelle situazioni più rocambolesche.

Riuscirono a rientrare nelle proprie città, paesi camminando per lunghi tratti a piedi e non bussarono subito alla porta dei propri cari per paura di non trovare più nessuno o per timore di essere stati abbandonati dalla propria moglie o dai genitori credendo di aver perso per sempre il loro congiunto. Immaginiamo il dolore di questi soldati. Abbandonati dal destino due volte: per essere stati fatti prigionieri dai tedeschi e per quasi tre anni al loro servizio; per non essere sicuri di trovare qualcuno ad accoglierli.

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Restituire dignità ai deportati

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Militari italiani liberati tornano a casa

Per molti anni la loro storia è stata ingiustamente misconosciuta e solo dopo gli anni ottanta/novanta fu aperto un capitolo storico e politico per contribuire a restituire dignità ad un folto gruppo di persone altrimenti ignorate dalla storia stessa. Scrive un deportato: “Carissimi tutti, parto con la tradotta e non so dove mi portano. Arrivederci. Spero che qualcuno raccolga questa carta”.

Le commemorazioni a causa delle restrizioni per Covid-19 saranno celebrate in modalità digitale accedendo alle piattaforme di molte Associazioni ed Istituzioni. Giorno della memoria Italia Israele 2021 – Link incontro piattaforma Zoom. A Venezia l’evento di Ca’ Foscari in streaming. Multiconferenza sul tema “Eludere il significato della Shoah: memoria collettiva e razionalità sociale. L’Olocausto come espressione della logica interna della modernità occidentale?” martedì 26 gennaio 2021 ore 20.30.

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