Venerdì 22 Novembre 2024 - Anno XXII

Birmania o Myanmar, un paese unico e autentico

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Il Paese del Sudest asiatico non riesce a trovare la via per una transizione democratica. La vittoria alle elezioni del premio Nobel per la Pace Aung San Suu Kuy aveva alimentato speranze di libertà. L’esercito però rivuole il potere. Birmania o Myanmar impariamo a conoscerlo.

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Donne al lavoro nei Campi (ph. giulia fraschini © – mondointasca.it)

È interessante come una discussione possa avere come oggetto il nome giusto da dare a uno Stato. Storicamente Birmania viene ribattezzato come Myanmar durante il regime militare del 1989. Quindi come è meglio chiamarlo? Gli studiosi ritengono che la radice semantica sia la stessa per entrambi i termini, per cui “burma” equivarrebbe a “myanma”. Stesso discorso vale per la gente locale, che indifferentemente usa l’uno o l’altro nome. A voi quindi la scelta, ma ciò che conta è che impariate a conoscere questo Paese unico e autentico.

Birmania o Myanmar è una terra sofferente in cerca di libertà
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La situazione nem Myanmar è in bilico come il pescatore sul Lago Inle (ph. giulia fraschini © – mondointasca.it)

Le vicende politiche che l’hanno coinvolto (dalle guerre anglo-birmane al regime militare) non hanno fatto altro che isolarlo dal resto del mondo. Verso la libertà (apparente?) con al potere il premio Nobel per la pace Aung San Suu Kuy (chiamata semplicemente daw, zia, signora), finalmente il Myanmar aveva iniziato a compiere i primi passi per uscire dalla chiusura forzata. Ma l’illusione di una transizione democratica è durata ben poco, poiché dal primo febbraio l’esercito lotta per riprendersi il Paese, costi quel che costi. Si assiste alla chiusura di banche, al funzionamento limitato di sportelli di prelievo bancomat e alla conseguente difficoltà nel reperire denaro contante; comunicare risulta sempre più difficile, con un servizio internet oggetto di continui blocchi; molti quartieri sperimentano periodiche interruzioni della corrente elettrica; gli spostamenti sono limitati a quelli necessari.

Birmania o Myanmar: guerra civile, pietre preziose, oppio
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Aung San Suu Kuy (crediti Claude Truong – Vichimedia)

Insomma le proteste popolari dilagano, vengono represse nel sangue ed è inevitabile dichiarare lo stato d’emergenza. Un golpe che va a sommarsi a problemi preesistenti e ancora da risolvere. A cominciare dalla guerra civile al confine con Bangladesh e Cina e le dozzine di gruppi ribelli (non solo rohingya, ma vi sono anche migliaia di kachin e shan sfollati); l’estrazione e il mercato clandestino di pietre preziose (il 90% dei rubini al mondo proviene dalla Birmania); o ancora il traffico illegale di oppio (è il secondo produttore mondiale). Per non parlare del Coronavirus e della sua terza ondata di contagi … una pace che appare un miraggio e un cammino ancora lungo da percorrere.

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In vista del vertice ASEAN del 26 ottobre 2021, l’Unione Europea invita il Myanmar ad avviare un dialogo costruttivo con Erywan Yusof, inviato speciale dell’ASEAN. L’Unione europea, si legge in una nota, è schierata con il popolo del Myanmar/Birmania. E ribadisce la sua richiesta finalizzata al rilascio immediato e incondizionato del presidente Win Myint e della consigliera di Stato Aung San Suu Kyi nonché di tutte le persone detenute in relazione al colpo di Stato. Inoltre si chiede l’instaurazione di un dialogo politico autentico e il ritorno pacifico al percorso democratico del paese rispettando la volontà della stragrande maggioranza dei cittadini del paese.

Birmania o Myanmar: cosa può offrire al viaggiatore?
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Monaca buddista in attesa dell’offerta (ph. giulia fraschini © – mondointasca.it)

La domanda che ci si pone a questo punto è: cos’ha da offrire a un viaggiatore? Perché è tanto interessante? Birmania o Myanmar è la regione dai milioni di stupa dorati (monumenti spirituali la cui funzione principale è quella di conservare le reliquie), in cui la religione buddista misura ogni attimo della quotidianità e dell’esistenza personale. Alla base di qualsiasi azione vi è il rispetto reciproco, seguendo le leggi del karma e del controllo mentale e fisico. Per tale ragione monache e monaci sono venerati e rispettati, ricevendo ogni mattina cibo e denaro, come previsto dall’antica usanza dell’offerta.

Come si vive in Birmania o Myanmar
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Il gioco del chinlone (ph. giulia fraschini © – mondointasca.it)

Grandi lavoratori, i birmani si proteggono dal sole, dall’acne e dalle punture degli insetti, truccando guance e braccia con il thanaka, “make-up” ricavato dalla lavorazione del legno mista ad acqua. Indossano costantemente, senza differenze di sesso -se non per il modo di allacciarlo- e età, il longyi. Un indumento simile a un pareo alla caviglia, che ottiene diversi significati in base a colori e fantasie scelti: tipologia di lavoro, classe sociale, istruzione, occasione o evento. Lo sport nazionale è il chinlone, “pratica zen” non competitiva già diffusa nella corte reale oltre 1500 anni fa; attività a metà strada tra il calcio, la pallavolo e la danza. Si deve colpire una palla di rattan intrecciato, senza mai farla cadere a terra. Si deve colpire con qualsiasi parte del corpo, ad eccezione di mani e braccia.

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Alcune altre curiosità

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Mercato del pesce (ph. giulia fraschini © – mondointasca.it)

Sicuramente il mohinga, sostanziosa zuppa di pesce piccantina, il must della colazione birmana. L’ho provata e devo dire che non è male. Di prima mattina però risulta un pochino pesante a chi come me è abituato a caffè e focaccia! Vi basterà un giorno in Myanmar per notare due particolari diffusissimi: il pessimo stato e colore dei denti dei birmani e la grande quantità di macchie rosse che punteggiano le strade. Il colpevole? Il consumo del betel, un misto di tabacco, noci, calce viva e altri ingredienti avvolti in una foglia. Se decidete di provare ricordatevi di sputarlo quando la bocca si riempie di saliva!

Birmania o Myanmar, inizio difficile per chi la visita
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Shwedagon Paya 99 metri d’altezza ricoperti d’oro (ph. giulia fraschini © – mondointasca.it)

Visitare la Birmania non è così facile. Almeno per due ragioni: difficoltà nel comunicare (raramente parlano inglese); numerosi problemi interni e precarie condizioni igienico-sanitarie. Ma se a un primo sguardo appare un’impresa ardua, basterà entrare nella dinamica del luogo. È sufficiente rilassarsi e lasciarsi andare e vi troverete cullati in un luogo magnifico, antico e mistico. Tour d’onore spetta a Yangon, storicamente Rangoon, durante il periodo coloniale città giardino seconda solo a Londra. Attualmente è ancora centro leader del Paese. Sede della Shwedagon Pagoda, 99 metri d’altezza con oltre 22 mila lingotti d’oro e sormontata da un diamante di 76 carati, domina la città con il suo straordinario tripudio di luce.

Yangon è anche la testimonianza più autentica dell’ex dominio coloniale inglese, ben visibile negli edifici ancora “intatti” (accompagnate il viaggio con la lettura di George Orwell “Giorni in Birmania” per capire meglio di cosa sto parlando). Sede della vita economica e commerciale del Myanmar, gode di mercati cittadini a dir poco incasinati e lo storico e ben più raffinato Scott Market. Non spaventatevi se a un primo giro della città rimarrete scioccati dai pungenti odori, versi con la bocca e sputi, scarso igiene, scarafaggi, topi e povertà dilagante. È normale e dopo qualche giorno non farete più caso a questo stile di vita “rustico”. Ah dimenticavo di citare il frastuono prodotto dai bip-bip di macchine e motorini che dominano la città secondo la legge dell’anarchia. Attraversare la strada non sarà impresa da poco, provare per credere! (1-continua, mercoledì 20 ottobre: Myanmar: da Mandaly a Bagan e Yangon)

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