L’intera regione delle Marche, colma di interessi artistici, naturali, architettonici ed enogastronomici, rappresenta una delle mete più stimolanti della nostra penisola. Grazie al MULA, la Borsa del Turismo del Centro Italia sorta per dare maggior impulso al turismo nelle aree colpite dal sisma del 2016, abbiamo avuto l’occasione di visitare alcune interessanti località inserite nel progetto.
In questo tour la nostra attenzione è stata soprattutto focalizzata su quello che potremmo definire incanti d’arte, l’offerta di turismo religioso. La nutrita presenza di chiese, abbazie, pievi, eremi, monasteri e conventi, tutti di grande interesse storico-architettonico, ci ha costretto a circoscrivere il nostro intervento. Abbiamo così focalizzato l’attenzione su alcune cittadine della provincia maceratese.
Incanti d’arte: Corridonia, chiesa di San Claudio
Ai margini del comune di Corridonia si erge, imponente, la chiesa romanica di San Claudio al Chienti, una delle più antiche della regione, le cui tracce documentali risalgono alla fine dell’anno Mille. Rivestita dalle sfumature arancioni dei mattoni di cotto, presenta l’ingresso del piano terra sovrastato da due alte torri cilindriche che incorniciano la facciata del livello superiore. L’abbazia, infatti, fu costruita sul modello germanico della doppelkapelle, ovvero due chiese soprapposte tra loro.
L’interno della chiesa inferiore, leggermente sottoposta al piano stradale, è composto da nove ampie campate divise da quattro pilastri. Sul fondo della campata centrale l’altare è racchiuso all’interno dell’abside ornato da due affreschi quattrocenteschi. Sulla sinistra vi è l’immagine di San Rocco; mentre San Claudio, protettore dei muratori, è raffigurato sulla destra con martello, squadra e cazzuola, attrezzi usati dai suoi patrocinati. Una scalinata permette l’accesso alla chiesa superiore.
Incanti d’arte: La spada di Carlo Magno
Arriviamo in un vasto ambiente dove sono esposte numerose informazioni, utili alla visita, sulla storia dell’edificio religioso, oltre alla presenza di un piccolo book shop. Ma è a questo livello che l’ambiente rivela l’esistenza di un mistero irrisolto. In un nicchia è esposta una spada. Si tratta della copia originale, come documenta la foto alla sue spalle, conservata al Museo del Louvre a Parigi. Ma perché è esposta qui la copia della Gioiosa, la leggendaria spada di Carlo Magno che, si dice, cambiasse colore numerose volte al giorno?
Secondo il prof. Giovanni Carnevale esistono numerose ipotesi, alcune confortate da prove, che portano a considerare la presenza del re in Val di Chienti. Lo studioso, infatti, reputa certa la presenza in questa valle di un’altra Aquisgrana, come seconda sede della capitale fondata dall’imperatore. Ma avanza anche un’ardua ipotesi sostenendo che, tra le fondamenta della chiesa di San Claudio al Chienti, ci possano essere le spoglie del famoso Imperatore dei Romani.
Incanti d’arte: La Basilica dal nome incerto
Distante poco più di venti chilometri da Macerata, la frazione di Montecosaro Scalo presenta un altro capolavoro dell’architettura romanica marchigiana. Raggiunto il centro del paese cerchiamo informazioni sull’ubicazione della Basilica di Santa Maria a Piè di Chienti. Purtroppo risulta sconosciuta ai più finché qualcuno esclama: ah, l’Annunziata! La vox populi ci permette così di trovare la nostra chiesa, eretta intorno all’anno Mille, che emerge solitaria non ancora attorniata da moderni caseggiati. Il semplice prospetto esterno, con due corpi che affiancano l’alta facciata centrale, preannuncia la presenza all’interno di tre navate. Dalla parte opposta la sua corposa abside ci ha suscitato ricordi di simili, complesse architetture religiose viste in Francia.
Ma è stato l’interno a destare la nostra meraviglia. Un continuo susseguirsi di colonne e archi che racchiudono piccole absidi su entrambi i lati della navata centrale sovrastata, a sua volta, da loggette e da un matroneo raggiungibile con una serie di scalinate. Per un attimo ci è sembrato di essere tra le scenografie, in scala ridotta, del film “Il nome della Rosa”. Nella parete di fondo del matroneo, il grande affresco di Cristo Pantocratore domina le sottostanti scene illustranti alcuni momenti della vita giovanile di Gesù.
Incanti d’ arte: per Grazia ricevuta
Siamo ora diretti verso l’Abbazia di Chiaravalle di Fiastra ma, prima di addentrarci nel suo vasto comprensorio ecclesiale, la nostra dotta guida, Antonio Perticarini, ci consiglia la visita di una piccola chiesa poco distante.
Raggiungiamo quindi la frazione di Maestà per visitare la cappella omonima, detta anche chiesa del Massaccio. Al suo interno si trova l’altare centralmente sormontato da un antico affresco raffigurante la Vergine col Bambino. Oltre a figure di Santi, le quattro pareti sono interamente ricoperte da affreschi che, fatti realizzare da chi aveva chiesto una grazia, ricordano il miracoloso intervento della Madonna.
I Cistercensi
Attualmente immersa nella Riserva Naturale di Abbadia, il complesso monastico di Fiastra fu fondato nel 1142 da monaci cistercensi provenienti da Milano. La visita ci introduce direttamente dinanzi al vasto chiostro intorno al quale si aprono il Refettorio, le Cantine con annesso Museo del Vino, la chiesa e la Sala del Capitolo, utilizzata dai monaci per la gestione spirituale e amministrativa del complesso. Tali ambienti testimoniano ancora oggi la grande prosperità raggiunta all’epoca dal monastero, motivo che determinò il saccheggio avvenuto nel 1422.
Nel tempo si susseguirono vari passaggi di proprietà fino a giungere alla famiglia Bandini (1773) della quale oggi è possibile ammirare gli interni del loro palazzo. Questa abbazia dovrebbe essere, però, pervasa dal silenzio e da uno spirito di contemplazione. Invece il grande parco che la circonda è preso d’assalto dal gioco di bambini, picnic sull’erba, odori e fumi di barbecue che aleggiano tra gli alberi. Forse siamo arrivati nel giorno sbagliato; evidentemente per trovare pace e tranquillità, conviene evitare i fine settimana.
Incanti d’arte e i danni del terremoto
La nostra ultima tappa ci conduce a Tolentino per visitare la Basilica di San Nicola. Purtroppo la chiesa che visitiamo, immersa nel tessuto cittadino, è tutt’oggi testimone dei danni che ha prodotto quel malefico evento del 2016. L’intera facciata è completamente transennata e la bellezza degli affreschi del Cappellone dedicato al Santo – opera del XIV secolo di un anonimo Maestro di Tolentino – ormai è soltanto visibile attraverso gli spazi lasciati liberi dai tubi Innocenti.
Nonostante sia stata persa la visione unitaria del ciclo degli affreschi trecenteschi che salgono fino alle volte, si riesce con qualche fatica ad intravedere la bellezza delle figure tracciate. Incanti d’arte con colorate raffigurazioni che raccontano le storie della Madonna, di Gesù e di San Nicola affinché potessero essere comprese anche dal popolo non erudito. In particolare, la grande maestria dell’anonimo ha voluto e saputo rappresentare anche le vesti dei personaggi in uso all’epoca: una utilissima rassegna di costume.
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