“È avvenuto. Quindi può accadere di nuovo: Questo è il nocciolo di quanto abbiamo da dire”. Questa frase è di Primo Levi scritta nel saggio “I sommersi e i salvati”. L’autore ebbe il coraggio di documentare la tragedia consumata nei lager razzisti e l’orrore di tutte le persecuzioni inflitte a vittime inermi. Primo Levi scrisse anche il famoso “Se questo è un uomo” sempre con lo spirito indomito da sopravvissuto con l’intento di tramandare ai posteri i fatti accaduti; ma anche preservare una memoria storica che non dovrebbe essere dispersa, travisata o addirittura negata.
Per gli scettici o per i più convinti negazionisti, sarà sufficiente ascoltare le testimonianze dei pochi sopravvissuti ancora in vita, o dei loro parenti con fatti documentati o meglio ancora visitare il Museo dell’Olocausto a Gerusalemme per mettere in dubbio le loro posizioni.
Il Progetto “Soluzione finale”
L’entità dell’efferatezza dei crimini compiuti contro persone innocenti a discapito di un intero popolo, quello ebraico, fu concepita il 20 gennaio 1942. Il progetto varato in una villa sul lago di Wannsee, nei pressi di Berlino, chiamato “Soluzione finale”, aveva lo scopo di liberare la Germania dagli ebrei residenti. Non si esitò a costruire un’ampia rete di campi di concentramento e di sterminio dotati di camere a gas e forni crematori. L’eliminazione dei prigionieri era necessario per non lasciare tracce.
Fino alla fine della guerra, avvenuta verso la primavera nel 1945 in Europa saranno uccisi in questi campi, circa sei milioni di ebrei. Tra i morti circa un milione di bambini. È stato alquanto difficile, per le nazioni, scegliere una data utile alla commemorazione di queste tragedia, tuttavia spetta al Governo italiano il primato d’essere stato il primo a occuparsi della memoria storica.
Giornata Mondiale della Memoria
Il Parlamento Italiano, infatti, con la legge n. 211 del 20 Luglio 2000, emanò la disposizione con questo testo: «La Repubblica italiana riconosce il giorno 27 gennaio, data dell’abbattimento dei cancelli di Auschwitz, “Giorno della Memoria”. Al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subito la deportazione, la prigionia, la morte; nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati». Come si evince dal contenuto della Legge, non è stato dimenticato nessuno.
L’ONU, Organizzazione delle Nazioni Unite con sede a New York, discusse la tematica e nel 2005 proclamò la data del 27 Gennaio di ogni anno “Giornata Mondiale di Commemorazione in Memoria delle Vittime dell’Olocausto” riconoscendone la valenza del ricordo nel tentativo di scongiurare ogni reiterazione di tali efferati reati. Era il 27 Gennaio 1945 quando le truppe sovietiche liberarono il campo di sterminio nazista di Auschwitz, cittadina ubicata nel sud della Polonia. I militari rimasero sconvolti nel trovare settemila prigionieri ridotti in condizioni disumane.
La marcia della morte
I soldati e gli ufficiali dell’Armata Rossa, rimasero esterrefatti nel constatare come i nazisti avessero programmato un sistema di stoccaggio e smaltimento degli oggetti appartenuti agli ebrei. Vi trovarono cumuli di vestiti, tonnellate di capelli, occhiali, valigie e scarpe. Le SS, comunque, avvertendo l’avanzata degli Alleati, a metà gennaio del 1945 iniziarono l’evacuazione del campo. I prigionieri furono costretti a marciare verso nord-ovest sparando a chiunque non fosse stato in grado di proseguire nella cosiddetta “marcia della morte” dove perirono quindicimila persone.
In ricordo degli incresciosi fatti storici, all’ingresso del campo, oggi tramutato in museo memoriale, è ancora visibile la famigerata e ingannevole scritta “Arbeit macht frei”, ovvero “Il lavoro rende liberi “. Si tratta di una frase che venne posta agli ingressi dei vari campi di lavoro e di sterminio del Terzo Reich. Una frase per umiliare il prigioniero, abbassare la sua autostima e scongiurare ogni tentativo di fuga o riscatto da un lavoro pesante e coercitivo. Del resto, nei campi di sterminio, si giungeva inconsapevolmente, poi obbligati al lavoro forzato, sino alla morte.
Eccidio in nome della purezza della “razza ariana”
Si calcola che in Germania e nei territori europei occupati dai nazisti, siano stati costruiti circa 15.000 lager. Ecco i numeri delle persone uccise nel corso di questo triste capitolo della nostra storia più recente. Sono 6 milioni gli ebrei morti e oltre 3 milioni di prigionieri di guerra sovietici. A questi si aggiunge un milione di oppositori politici, 500mila zingari Rom, 9mila omosessuali, 2.250 testimoni di Geova; oltre 270mila tra disabili e malati mentali.
Un eccidio perpetrato con l’idea malsana della purezza della “razza ariana”. Obiettivo da ottenere con l’eliminazione di ogni possibile elemento intruso sia nella genetica che nella società del popolo germanico. Vietato, quindi, mescolare le varie etnie perché alla fine ciò avrebbe contribuito a contaminare la “razza” tedesca, sino all’incapacità di difendersi in modo efficace. Alla luce del contributo delle moderne scienze antropologiche nella ricerca sul termine “razza”, lo stesso è ormai soppiantato dal nuovo “etnia”. Rimane però indiscussa l’importanza della commemorazione nel rispetto di coloro che hanno subito le cruenti atrocità e perché l’orrore non debba mai più ripetersi.
Per gli scettici e i negazionisti suggeriamo la visione di alcuni film come: Il pianista (2002); La tregua (1997); La vita è bella (1997); Schindler’s List – La lista di Schindler (1993); La scelta di Sophie (1982); Il diario di Anna Frank (1959); Bonus track: Jojo rabbit (2019); Lezioni di persiano (2019).
In diretta dal Memoriale su Rai 1 con Liliana Segre
Il Memoriale in diretta su Rai 1, Venerdì 27 gennaio, alle 21.00, Fabio Fazio condurrà una puntata speciale prodotta in occasione del Giorno della Memoria.
Proprio in diretta dal Memoriale, sarà ospite della puntata la senatrice Liliana Segre che racconterà in un dialogo la triste vicenda della deportazione sua e della propria famiglia.