Giovedì 21 Novembre 2024 - Anno XXII

Il Turismo nel Belpaese non riparta da Flaiano

I numeri non mentono mai. Naturalmente a patto che siano onestamente allineati. Quelli che si riferiscono al prodotto Turismo del nostro amatissimo Paese sono, perlomeno, deprimenti. Ce la faremo a migliorare, ora che abbiamo un governo che “corre”?

Carnevale a Venezia
Carnevale a Venezia

Nel Belpaese – diceva Flaiano – si comincia coi drammi e si finisce in farsa. Nel caso del Turismo in Italia (in yankee noto come incoming, gli arrivi dall’estero eppoi ci sono gli italici in giro a casa loro) è eccessivo parlare di drammi (ancorché a mio avviso la situazione sia, se non proprio drammatica, quantomeno grave). E nemmeno è scaduto nella farsa. Anzi, tutto va ben madama la marchesa, se si sta a sentire gli addetti ai lavori. E non ho scritto gli esperti perché inesistenti, vedi il caso dell’ultimo ministro, che forse non sapeva nemmeno di essere stato incaricato a far venire i turisti in Italia per il semplice motivo che il suo ex ministero si chiama, in primis, dei Beni Culturali (un tesoro beninteso importante ma business poco) dopodiché, ma solo se c’è spazio o qualcuno se ne ricorda, alla suddetta dizione viene talvolta aggiunto “e del Turismo”. D’altro canto (sempre a proposito dell’ex ministro) mica puoi essere esperto di viaggi o di alberghi o di aerei dopo che hai sempre insegnato tutt’altre cose e invece della tassa di soggiorno ti sei trastullato con libri ed enciclopedie (per la meneghina serie, offelé fa el tò mestée, che potrebbe tradursi: se sei pasticciere non fare il ministro del Turismo).

Da Totò alle “Spending Reviews”

Totò sceicco
Totò sceicco

Sarebbe però sciocco far cadere in farsa il Turismo (che, lo scrivo da sempre, costituisce  la seconda industria nel mondo, oltretutto non inquinante perché senza ciminiere), è forse meglio metterla sul ridere (ridendo castigat mores, diceva il principe Antonio De Curtis nel film Totò sceicco, e poco importa se – male interpretando Orazio – schiaffeggiava beffardo i Mori invece di criticare i costumi e le umane vicende). O no? Più seriamente, di fronte a tanto intrigante dilemma (Il Turismo Incoming in Italia: Dramma o Farsa?) penso che non resti che leggere quanto “dicono” noti quotidiani e gazzette del trend), dopodiché al cortese lettore l’ardua sentenza…   

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La “vallis lacrimarum” delle statistiche

Il Turismo nel Belpaese non riparta da Flaiano

Macché: spiega l’ultimo dossier Unwtb che siamo al 5° posto per arrivi ma per fatturato siamo scivolati giù al 6°, dietro Macao e tallonati dalla Germania.  
Per competitività turistica la classifica ci vede arrancare al 26° posto nel mondo e al 17° in Europa.
Il turismo contribuisce al Pil italiano con appena il 4,1% e con l’indotto arriva a malapena al 10,3%, lontanissimo dal 18,5% immaginato dalla Confindustria. Nei prossimi 10 anni solo 9 Paesi su 181 cresceranno meno dell’Italia.  
Pernottamenti nel 2013: Ungheria + 5%, Gran Bretagna + 6,5%, Grecia + 11% e Italia – (meno) 4,6%.
N.B. “Dalle tabelle pubblicate: Paesi con più turisti (milioni, dati 2012): Francia 83, Stati Uniti 67, Spagna e Cina 57,7, Italia 46,4.
Paesi più a misura del turista: 1° Svizzera, 2° Germania, 3° Austria, 4° Spagna, 5° Gran Bretagna, 26° Italia. Per peso economico dell’e-commerce sul turismo: 1° Gran Bretagna, 2°  Islanda, 3° Irlanda, 4° Repubblica Ceca, 5° Lituania, 17° Italia. Nel rapporto economia e turismo, il contributo del turismo al Pil (2012) 161,2 miliardi di euro, persone nel settore turistico (diretto e indotto) 1.099.500.

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