Lofoten e la Norvegia più estrema. Un viaggio per sfuggire al grande caldo di questa estate. Il modo più semplice per esplorare queste meravigliose terre è partire da Milano. Noi siamo partiti con il volo charter della Giver, tour operator leader nelle destinazioni Grande Nord. Tempo di percorrenza tre ore e 45, senza scali, invece delle solite sette ore che sarebbero necessarie con i voli di linea.
Fuori dal finestrino, paesaggi incantevoli. Sorvoliamo l’Europa e arriviamo, in anticipo, a Bodo. Siamo oltre il circolo polare artico. Il cielo è chiaro e sarà sempre cosi per tutto il nostro viaggio: è il periodo del sole di mezzanotte. A causa dell’inclinazione dell’asse di rotazione della Terra, a latitudini superiori o almeno pari a 66°33′ (circolo polare) in questo periodo tra i due equinozi il Sole resta sopra l’orizzonte anziché tramontare e sorgere. E’un fenomeno meraviglioso che accade a semestri alternati nell’emisfero nord o in quello sud.
La città vichinga di Bodo
Ci accorgiamo subito che i prezzi in Norvegia non sono economici. Conviene pagare con la carta di credito, a meno che non si siano cambiati gli euro in corone prima di partire. Bodo – ci spiega Christian Costa, tour leader di Giver Viaggi e Crociere – è un centro strategico molto importante per la gestione del Paese. E’ una base Nato.
Bodo era già nota in epoca vichinga. Sorge su un enorme altopiano vicino al mare quindi era comodo per le imbarcazioni arrivare qui.
Andato in disuso nel Medioevo, Bodo nell’800 riprese fortuna diventando un enorme centro: qua facevano tappa, dirette verso Berghen, tutte le imbarcazioni che arrivavano dalle Lofoten cariche di stoccafisso, merluzzi e aringhe. Rasa al suolo nella seconda guerra mondiale – da qui partivano i caccia per perlustrare l’area scandinava verso la Russia – negli ultimi anni la città ha inaugurato nuovi musei e incrementato quelli esistenti.
Da Bodo alle Lofoten
Da Bodo traghettiamo per le Lofoten: circa tre ore e mezzo di navigazione. Meravigliose in questa stagione per il sole di mezzanotte. Meravigliose in inverno sotto l’aurora boreale (da settembre a metà aprile).
Le Lofoten sono cinque isole molto grandi. Un tempo erano collegate da chiatte, oggi da tunnell, anche sottomarini, e ponti bellissimi a dorso di mulo per permettere il passaggio delle grandi imbarcazioni per il pesce e del battello postale.
Grazie alla calda Corrente del Golfo, nelle Lofoten il clima è molto più mite rispetto ad altre parti del mondo, a parità di latitudine.
Le Lofoten e lo stoccafisso
La pesca è stata sempre la grande ricchezza delle Lofoten: che tra gennaio ed aprile i merluzzi provenienti dal mare di Barents vengono qui a deporre le uova.
Ovunque si vedono essiccatoi – gigantesche rastrelliere in legno a forma di A – per lo stoccafisso: ogni anno vengono essiccati alle Lofoten più di 15mila tonnellate di pesce, attività che dà lavoro, direttamente o indirettamente, a circa 50mila persone.
Alle Lofoten si trova il più grande insediamento vichingo della Norvegia del Nord: esiste un museo a Borg, uno dei comuni più importanti dell’arcipelago norvegese delle Isole Lofoten dove è possibile esplorare le case vichinghe.
Rorbu, le tipiche casette rosse
Sbarchiamo a Moskenes, nella contea di Nordland, tra serene vedute costiere e picchi alpini simili a scure piramidi rocciose. Il primo villaggio che incontriamo è A I Lofoten, un porto di pescatori posto a sud-ovest di Moskenes, sull’isola di Moskenesova, con le tipiche casette rosse, che si chiamano rorbu.
Qui gli abitanti hanno eretto una statua ad un italiano Pietro Querini, nel cinquecentesimo anniversario del suo naufragio. Il 15 maggio del 1432 lo aiutarono a ripartire per Venezia.
Querini arrivò in Veneto il 12 ottobre di quell’anno importando gli stoccafissi essiccati ricevuti alle Lofoten e che diventarono cosi cibo base della cucina veneta.
A lui si deve dunque l’importazione dello stoccafisso in Italia e la sua importanza nella cucina veneta: gli abitanti di Røst – nota come “isola di Sandrigo” perché gemellata con la cittadina in provincia di Vicenza dove si tiene annualmente la Festa del baccalà – non l’hanno dimenticato ed hanno quindi pensato di onorarlo nell’isola di Sandøy.
Reiner e la barriera corallina
Arriviamo ora in una delle cartoline più famose delle Lofoten: Reiner, su una insenatura meravigliosa che ha sullo sfondo gli 800 metri sul livello del mare dell’Holfsid. Le acque a Reine sono spettacolari, grazie alla barriera corallina di profondità più grande al mondo.
Dopo un po’ di relax in questo paradiso, partiamo con il pullman di Giver Viaggi e Crociere per Henningsvær: incantevole villaggio che fa parte del comune di Vagan, collegato all’isola principale attraverso un ponte. Il suo piccolo porto, a sud dell’arcipelago, è stato costruito su un gruppo di isolotti ai piedi di una falesia a strapiombo sul mare.
Svolvaer e la pesca del merluzzo
Prossima tappa Svolvaer, la capitale delle Lofoten, sulla costa sud di Austvagoy. Qui centinaia e centinaia di pescatori si danno appuntamento nell’ultimo fine settimana di marzo per partecipare al campionato mondiale di pesca al merluzzo. Svolvaer ha circa quattromila abitanti ma da qui passano ogni anno circa 200mila turisti: molti partono da qui per il whale watching. Al ritorno, piacevole è l’esplorazione delle gallerie d’arte e del Lofoten Krigsminnemuseum.
Senja paradiso del trekking
Partiamo con il traghetto per arrivare a Senja, la seconda Isola della Norvegia, paradiso per il trekking, famosa anche come isola dei Troll o “la Norvegia in miniatura”. Siamo nella Contea di Troms, a 69 gradi nord, circa 180 km dentro il circolo polare artico.
Con il pullman di Giver Viaggi e Crociere ci immettiamo sulla strada Turistica Nazionale: 102 chilometri sui fiordi, da Gryllefjord a Bonham, a picco sul mare freddo e cristallino, tra le montagne.
Paesaggi mozzafiato sulla costa e dolci colline all’interno: il nome Senja significa “divisa a metà”: da una parte i paesaggi costieri tanto simili alle Lofoten che abbiamo lasciato stamani, dall’altra le colline.
Da Senja a Sommaroy l’isola delle balene
Da Senja andiamo ora a Sommaroy, l’isola delle balene, famosa per il whale watching. Qui potete fare snorkeling con le orche, indossando mute speciali per il freddo.
A queste latitudini, le conseguenze degli squilibri ambientali del pianeta sono più evidenti che in Italia: gli uccelli marini producono il guano che alimenta il plancton che fa arrivare le aringhe.
Venendo meno le aringhe vengono meno le balene e le orche. Una catena alimentare delicatissima. (1-continua. Seconda parte: da Tromsø a Capo Nord al Villaggio Sami al confine con la Finlandia)
Info: www.giverviaggi.com
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