Venerdì 22 Novembre 2024 - Anno XXII

Myanmar: da Mandaly a Bagan e Yangon

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La seconda parte del reportage sul Paese del Sudest asiatico inizia da Mandalay cuore del Myanmar. Andremo a visitare Bagan con i suoi oltre duemila templi. I villaggi con le case galleggianti e i famosi pescatori a “voga di gamba” del Lago di Inle.

Mandalay ex capitale dell’impero
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Giovani monaci a Mandalay hill (ph. giulia fraschini © – mondointasca.it)

Continuiamo il nostro reportage sul Myanmar partendo da una città cuore culturale del paese: Mandalay. A un primo impatto non sembra così bella; dopo qualche giorno di visita però si è in grado di apprezzarla. Non aspettatevi le suggestive immagini evocate dall’omonima e celebre poesia di Rudyard Kipling, che nella realtà non la percorse, potreste restare delusi.

Ex capitale dell’Impero, Mandalay con una popolazione di oltre un milione di abitanti è la seconda città più popolosa della Birmania. Situata lungo il corso del fiume Irrawaddy si trova a 540km a nord di Yangon e circa 240km a nord della capitale Naypyidaw. Secondo una antica leggenda, il Buddha visitò la regione. Arrivato alla sommità di Mandalay Hill profetizzò che sarebbe sorta una grande e prospera città. Il Palazzo Reale, The Mandalay hill, raggiungibile da una lunga scalinata, ha una vista spettacolare sulla città. Durante la salita è uso essere affiancati da giovani monaci buddisti con lo scopo di migliorare il proprio inglese.

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Ponte U Bhein (ph. giulia fraschini © – mondointasca.it)

Mandalay è una delle tappe fisse per visitare il ponte U Bhein, più mistico se la visita è all’alba o al tramonto. Si tratta del ponte in legno teak (i birmani sono i maggiori produttori globali) più lungo al mondo. È sorretto da circa mille pilastri per oltre un chilometro di lunghezza.

Essendo il centro intellettuale del Paese, è vietato esimersi da uno spettacolo di marionette o di satira politica, di cui i Moustache Brothers sono i migliori interpreti.

Bagan e i suoi antichi templi
Bagan e suoi templi
Bagan, a passeggio tra i templi (ph. giulia fraschini © – mondointasca.it)

Proseguendo il tour, visita d’obbligo spetta alla storica e archeologica Bagan, con il suo patrimonio di antichi templi. Se ne contano più di duemila sparsi su una pianura di oltre 70 kmq, datati tra il 1000 e il 1300, durante il boom storico e edilizio dell’Impero Pan-birmano. L’unico rivale al mondo è il coevo sito cambogiano di Angkor, del quale non ha nulla da invidiare. Anzi, avendoli visti entrambi penso che le leggendarie pagode di Bagan siano in grado di creare un’atmosfera magica, mistica ed emotiva più intensa. Molto probabilmente perché libere dalle ondate di turisti in visita.

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Girare tra i templi a bordo di una bici elettrica, conquistare la vetta di uno di essi, vuoto e disabitato, osservare l’alba, accompagnata dall’ascesa delle mongolfiere in lontananza, è un’esperienza superba. Una piccola curiosità: a differenza del vicino sito di Angkor, quello di Bagan non ha ottenuto il titolo di Patrimonio mondiale dell’UNESCO. La ragione è che le opere di ristrutturazione effettuate dalla recente giunta militare non hanno tenuto conto degli stili architettonici originali, affiancando materiali moderni incompatibili a livello pratico ed estetico.

Da Bagan a Mandaly a Yangon
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La vita sulle sponde del fiume Ayeyarwady (ph. giulia fraschini © – mondointasca.it)

Ma qual è il modo migliore per spostarsi da Bagan a Mandalay a Yangon (o viceversa)? Un lento viaggio sul fiume Ayeyarwaday (chiamato anche Irrawaddy), un’esperienza rilassante e suggestiva, alla ricerca dei famosi pesci volanti (forse un delfino endemico attualmente a rischio estinzione) di kiplinghiana memoria: «Non riesci a sentire il battere sordo delle pale da Rangoon a Mandalay? Sulla strada per Mandalay, dove giocano i pesci volanti…». L’Ayeyarwady è tuttora l’arteria vitale del Myanmar, fondamentale per prosperità agricola e ricchezza naturalistica, sviluppo antropico e commerciale, trasporti e mobilità. Il territorio circostante è preziosissimo per l’economia del Paese; allo stesso tempo fragile, con frequenti inondazioni durante la stagione delle piogge e il cui delta devastato dal ciclone Nargis (con conseguenze che la popolazione paga tuttora a oltre un decennio di distanza).

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Yangon, la Shwedagon Pagoda, simbolo religioso del paese (ph. giulia fraschini © – mondointasca.it)

La caotica Yangon, con oltre 5 milioni di abitanti, è la citta più popolosa e il principale centro commerciale della Birmania. Yangon è stata la capitale amministrativa del Myanmar fino al 2006, poi la giunta militare la trasferì a Naypyidaw. Yangon è caratterizzata da numerosi complessi religiosi, tra cui la Sule Pagoda, fondata più di 2,000 anni fa, e la grandiosa Shwedagon Pagoda, il principale sito religioso della Birmania.

Il Lago di Inle e i pescatori a “voga di gamba”
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Pescatore intha sul Lago Inle (ph. diana facile © – mondointasca.it)

Un piacevolissimo ricordo è il Lago Inle. Una distesa di acqua placida e mansueta, per disintossicare corpo e spirito. Il lago è conosciuto anche per l’esclusiva “voga di gamba”. È la tecnica che adottano gli intha, letteralmente figli del lago, nel remare in posizione eretta, con un piede ancorato al remo. Gli intha sono i suoi abitanti ancestrali, dediti a coltivare pomodori (negli orti galleggianti, infilzati con pali al basso fondale per non mandarli alla deriva) e alla pesca. Uno stile di vita autosufficiente, che consente loro di vivere in palafitte di legno e bambù, senza mai dover toccare terra ferma.

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L’etnia dominante, seppur l’Inle Lake sia il frutto di un incontro multiculturale notevole, dalle minoranze shan delle montagne circostanti alle più note donne giraffa, dal lungo collo d’oro. Una pratica antica e misteriosa, apparentemente crudele e sempre più ad uso turistico e “circense”.

I villaggi galleggianti
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Lago Inle, case galleggianti (ph. giulia fraschini © – mondointasca.it)

Doverosa una gita in barca, alla scoperta dei villaggi galleggianti con le manifatture di sigari, argento e loto (per molti solo una pianta acquatica). Il Lago Inle è fonte dei fiori di loto da cui si estrae una fibra vegetale molto più soffice e costosa della seta. La peculiarità del fiore è quella di affondare le proprie radici nel fango sottostante, chiudendosi e immergendosi ogni notte e riemergendo al sorgere del sole. Simbolo della purezza, si allontana dai beni materiali per elevarsi verso la luce, nonostante le realtà sporche e corrotte che lo circondano. Non a caso è il fiore sacro di buddisti e induisti. Il modo migliore per esplorare la zona è pernottare nella bucolica Nyaungshwe, pedalando tra i campi e cibandosi dello spirito rilassato del luogo e dell’ottimo pesce locale.

Naypyidaw, la nuova capitale del Myanmar
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Zona archeologica di Bago, Roccia d’Oro (ph. giulia fraschini © – mondointasca.it)

Sapevate che la capitale del Myanmar è la geometrica e recentissima (inaugurata l’11/11 alle ore 11) Naypyidaw? Voluta dai militari-astrologi con la fissa dell’oroscopo, avrà fama turistica ora che la dittatura è sotto accusa? Chi l’ha visitata parla di una città talmente estesa da conferire una perenne sensazione di vuoto e disagio. Scelta non casuale: ampliare le distanze tra un luogo e l’altro e privarla di piazze e punti di raccolta, non possono che ostacolare la comunicazione tra la gente e la conseguente ribellione popolare.

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Differente approccio degli stranieri spetta invece alle famose mete balneari del Sud, prima tra tutte Ngapali. Ben diverse dal boom delle vicine isole thailandesi, sono state in grado di preservare la cultura locale, favorendo un turismo quasi d’élite. Nel Myanmar sudorientale non si può non dedicare una visita alla zona archeologica di Bago e alla venerata Roccia d’Oro che si trova in precario equilibrio sopra una ciocca di capelli di Buddha.

Il viaggio in Birmania tra Mandaly, Bagan e Yangon volge al termine
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U Bhein acquisto del pesce (ph. giulia fraschini © – mondointasca.it)

Cosa rimane di un viaggio in Birmania? Sicuramente i profondi occhi neri dei bambini e l’emozionante contatto con un popolo incredibile. I turisti che si incrociano si contano sulle dita di una mano, quindi ogni straniero suscita grande curiosità nei locali. È normale la sensazione di essere costantemente scrutati (noterete come destano particolare stupore scarpe da ginnastica e pantaloni, occhiali da sole e capelli biondi) e, perché no, l’usanza di essere fermati per scattare una foto ricordo insieme! Un puzzle di colorati gruppi etnici e un panorama da cartolina. Sorrisi e gioia di vivere. Devozione a Buddha, rispetto reciproco e senso della famiglia. Una sola regola: condividere, pur avendo poco o niente.

Un viaggio indimenticabile, non tanto esteriore, quanto interiore. Per imparare ad apprezzare ciò che si è e ciò che si ha. Per riflettere su quanto si è fortunati e spesso superficiali (tante lamentele e scontenti sono insensati, no?). In conclusione: una terra speciale che spero sia presto libera di tornare a vivere e di farsi vivere in libertà e spensieratezza. (2- fine. Vedi prima parte: Birmania o Myanmar, un paese unico e autentico)

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