Lucca Film Festival
A Lucca eravamo già stati, ma una delle emozioni più grandi nel ritornare nella città toscana è quella di ritrovarla sempre più viva. Vi è una tale esuberanza di attività culturali da invitare il visitatore a fermarsi tutto l’anno per non perdere alcun evento. E quando sembra che siano stati toccati tutti gli argomenti, ecco spuntare l’originale manifestazione che imprime rinnovata vitalità alla città: “Lucca Film Festival”.
L’inevitabile conseguenza di tutto ciò è che ci si ritroverà perennemente in un tessuto urbano affollatissimo. Sembrerebbe di trovarsi tra le strade di New York nelle scene tante volte viste al cinema, dove la folla dei pedoni procede accalcandosi sui larghi marciapiedi. Ma questa è una città antica e qui i marciapiedi, quando esistono, sono piccoli per cui tutto l’affollamento si riversa nelle strade, le strette arterie nelle quali si diffonde l’indecifrabile mormorio dei passanti.
A proposito di cinema a Lucca Film Festival
Il Lucca Film Festival è una delle manifestazioni che argute e lungimiranti persone hanno pensato di organizzare in città da più di dieci anni. Rassegne similari sono ormai sparse in tutt’Italia, ma è la particolare location in cui si svolge quella lucchese a donarle un tocco di originalità.
Dal 23 settembre al 2 ottobre, il programma di Lucca Film Festival ha previsto una lunga serie di eventi a tema. Così che tra masterclass, rassegne cinematografiche, retrospettive, concorsi per lungometraggi e dibattiti, non sono mancati omaggi a registi (Pier Paolo Pasolini) e premiazioni.
Intensi momenti nei quali i visitatori hanno avuto la possibilità di essere a stretto contatto con i creatori della Settima Arte fra registi, attori e tutto l’entourage legato all’evento filmico: insomma si era tra la “gente di cinema”.
Lucca Film Festival: il palcoscenico è la città
Mentre nelle sale cinematografiche bisogna attendere che si spengano le luci per godere la visione di un film, a Lucca avviene esattamente il contrario. Infatti è l’accensione delle luci serali della città che trasforma piazze e piccoli slarghi in palcoscenici on the street. Mal illuminate da fiochi lampioni, come per incanto si sono materializzate nella quasi completa oscurità, pièce teatrali tratte da film famosi per l’evento Lucca Effetto Cinema.
Due esempi su tutti per spiegare l’atmosfera a Lucca Film Festival. In piazza Cittadella la Compagnia teatrale de Voluptè ha presentato un’audace performance ispirata alle scene più erotiche del film Eyes Wide Shut. Poco distante dal sagrato della chiesa di San Michele in Foro si è svolta una delle più divertenti e allegre esibizioni della serata: un gruppo di pseudo suore della Compagnia di danza e teatro Trivia APS, fingeva di cantare su base registrata il brano I Will Follow Him, tratto dalla colonna sonora del film Sister Act.
Allorché nell’aria si sono sparse le note più ritmate del brano, le sorelle hanno perso la presunta compostezza e si sono mescolate agli astanti per coinvolgerli nel loro frenetico ballo. Una grande partecipazione di pubblico che senz’altro sarà ancora più incisiva con la prossima edizione quando il Lucca Film Festival, come il vino, sarà invecchiato di un altro anno.
Gli strani borghi della provincia
Lasciato il tessuto urbano di Lucca, l’esplorazione del territorio continua nei paesi più prossimi al capoluogo. Ben presto ci rendiamo conto che, come Henry Potter, stiamo per varcare i confini di un fantastico mondo che non pensavamo esistesse veramente. Tutto ha inizio nella vicina Capannori.
Siamo in località Gragnano dov’è ubicata un’antica quercia che vive in quel luogo da circa 600 anni. Questo Albero Monumentale d’Italia alto 24 metri, ha un tronco di quattro metri e mezzo e una chioma che si estende per quaranta metri. Questi suoi lunghi rami sembrano voler abbracciare e proteggere con la loro coltre ombrosa non solo gli occasionali visitatori, ma l’intera umanità. L’uomo accompagna questa sua propensione e cerca di sostenere le estese propaggini, ormai molto lontane dal possente fusto madre, onde evitare che possano spezzarsi.
La leggenda della Quercia delle Streghe
Una lontana leggenda però attribuiva a questo albero ultracentenario un significato ben più misterioso e inquietante conservandone il ricordo nel suo nome: la Quercia delle Streghe.
Una credenza popolare riteneva che sui rami di quell’albero si incontrassero di notte decine di streghe per compiere i loro riti magici; questa continua presenza sulle robuste fronde impedì alla pianta di crescere in altezza mentre ne ha permesso l’allungamento in orizzontale. (coordinate per Capannori, Quercia delle Streghe: GPS 43°52’5.29”N 10°38’55.09”E)
Borgo a Mozzano e il Ponte del Diavolo
La strada che ora percorriamo verso Borgo a Mozzano costeggia il fiume Serchio quand’ecco che ci appare un ardito ponte che lo scavalca, con la caratteristica struttura a schiena d’asino. Ha una mole di tutto rispetto: largo 3,70 metri, lungo 95 e circa 20 metri nel punto più alto; immancabilmente diviene preda dei nostri obiettivi!
Siamo di fronte al Ponte della Maddalena voluto nell’XI secolo da Matilde di Canossa e modificato successivamente da Castruccio Castracani, signore di Lucca. Ben presto però intorno alla strana struttura del ponte iniziarono a sorgere ipotesi leggendarie sulla sua costruzione. Una delle più accreditate racconta che un muratore, resosi conto di non riuscire a terminare l’opera nei tempi prestabiliti, si rivolse a Satana il quale accettò di completare il lavoro in una sola notte, in cambio dell’anima del primo passante. L’operaio però penso bene di far attraversare il ponte da un maiale che mandò su tutte le furie il diavolo il quale, irritato, scomparve nelle acque del fiume. Da quel giorno tutti chiamarono quella struttura il Ponte del Diavolo.
Il paese delle uova rotolanti
Lucchio è un piccolissimo borgo a poco più di quaranta chilometri da Lucca in cui vivono appena cinquanta persone. La statale 12 conduce verso questo piccolissimo borgo e la strada, man mano che sale, diventa sempre più stretta tanto da non permettere il passaggio di auto in senso opposto.
Superato senza intoppi l’ostacolo stradale, con grande gioia arriviamo in un piccolo parcheggio, con vista panoramica sull’abitato, oltre il quale è impossibile proseguire, se non a piedi. Alle spalle di questo belvedere è posta l’antica fontana, appartato luogo di incontro per i ragazzi di un tempo, dalla quale sgorgava un’acqua purissima utilizzata, fino al 1930, come approvvigionamento idrico dagli abitanti. La piazzola non ci consente però di osservare quel che resta dell’antica Rocca del XIV secolo, che dominava la valle del fiume Lima. Il percorso per raggiungerla è alquanto accidentato, necessita di calzature da montagna e, pur in presenza di una guida, il sentiero da percorrere è abbastanza accidentato e manca di qualunque protezione.
Borgo antico e costruzioni recenti
Ma ora volgiamo lo sguardo verso quel grumo di case, quella cascata di esili costruzioni che fanno parte del borgo più antico, sottoposto ai caseggiati più recenti. La loro particolarità risiede da abitazioni di tre-quattro piani affiancate l’una all’altra come a volersi proteggere reciprocamente. Questi stretti parallelepipedi di pietra digradano a coppie quasi a consolidare il ripido costone lungo il quale sono stati eretti. È uno spettacolo unico. Si ha l’impressione di essere di fronte ad un déjà-vu che ricorda le architetture del sacro Palazzo del Potala di Lhasa, la capitale del Tibet, dove gli edifici sembrano anch’essi sovrapporsi tra loro.
La concezione di questo tessuto urbano ha dato adito a dicerie che, certamente, non hanno nessun collegamento con la realtà. Si racconta infatti dell’uso di legare un sacchetto al sedere delle galline per evitare che le loro uova rotolassero a valle. La stesa cura si aveva per i figlioli più piccoli i quali venivano puntualmente legati all’uscio di casa per evitare una dolorosa perdita. Infine il particolare sviluppo verticale dei fabbricati induceva i proprietari a vivere nei piani bassi e lasciare muli e asini ai piani più elevati. Fatto sta che, da lontano, le prime figure che si intravedevano accanto alle finestre erano proprio questi quadrupedi: nacque immediatamente la diceria che Lucchio fosse abitata da asini!
Info: luccafilmfestival.it
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