Lunedì 25 Novembre 2024 - Anno XXII

A Novalesa in Piemonte, medioevo splendente

Abbazia Novalesa

Un complesso, quello della Novalesa, famoso e super visitato. Da studiosi dell’arte, fedeli e anche da semplici turisti alla ricerca di attimi di serenità e colloquio interiore. Poi ci sono le “delizie” (gastronomiche e non solo) preparate dai monaci della celebre Abbazia

Novalesa La facciata dell'abbazia
La facciata dell’abbazia

Il sagrato è spoglio, essenziale. Ci arrivi rilassato, dopo una piccola passeggiata nel bosco. Ti aspetta una signora gentile e simpatica: è la tua guida, ti spiegherà tutto della Novalesa, abbazia prima cistercense e poi benedettina con oltre dieci secoli di storia, cominciata nella notte del Medioevo. C’è molto: la chiesa, stratificata di secoli, il piccolo museo (da cui, attraverso una finestra, si può spiare il chiostro, chiuso al pubblico), una ricca biblioteca, con una cinquantina di cinquecentine, e un laboratorio di restauro di volumi antichi. I monaci sono molto bravi, tant’è che uno dei restauratori formati alla loro scuola ora lavora nientemeno che al British Museum.

Nella foresteria situata a destra della chiesa chi faccia richiesta può trovare una spartana ospitalità. I monaci inoltre accolgono in alcune celle chi voglia trascorrere un periodo di riflessione, donne escluse. Piacevole la visita alla bottega dei monaci, che fanno agriturismo da secoli e confezionano miele, marmellate, caramelle al miele, biscottini, liquorini, tisane, creme, morbidi saponi al miele, aceto, piccole sculture di legno. È un piccolo mondo conchiuso in se stesso e aperto al fuori. Vivo. Il sabato pomeriggio c’è un viavai di gente: turisti, persone del posto che vanno a farsi un giro fuori paese, ragazzini, monaci.

Pitture “stellari”, alla Novalesa

Gli splendidi affreschi nella cappella di Sant'Eraldo
Gli splendidi affreschi nella cappella di Sant’Eraldo

Secondo l’antica struttura delle abbazie, la struttura della Novalesa comprende tre antiche cappelle posizionate a poca distanza dal complesso monastico e di esso parte integrante. Tre di queste si possono visitare (con la guida): si tratta di San Michele, San Salvatore e Sant’Eldrado, che da sola vale il viaggio in Val di Susa. Le sue pareti portano due cicli di affreschi della fine dell’XI secolo, che narrano le storie di Sant’Eldrado, abate della Novalesa nel IX secolo, e di San Nicola. Gli affreschi, per la posizione e per l’ottima aerazione del locale, creata attraverso un sapiente sistema di finestrelle, sono di una vividezza straordinaria. Hanno quasi mille anni e sembrano appena dipinti.

Il Politecnico di Torino, affinché tale sapiente meraviglia giunta da secoli che dopo aver visto questa incredibile stanza non possono certo più essere considerati bui, ha cominciato a monitorare le pitture, al fine di conservarle nelle migliori condizioni possibili. Per questo motivo (per non alterare eccessivamente il grado di umidità all’interno di Sant’Eldrado) non è (in questo caso c’è da dire giustamente) possibile visitare le cappelle in caso di pioggia o neve. Niente meglio di un monastero per comprendere che a volte nella vita, per un bene superiore (la conservazione di qualcosa che deve essere patrimonio anche delle generazioni a venire), sono necessarie delle rinunce. La vista sulla Val di Susa da qui è pura ispirazione, così come lo è l’affresco di Sant’Eldrado sul letto di morte, sereno nel tornare in cielo, mentre i suoi confratelli piangono.

Info: www.abbazianovalesa.org

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