Giovedì 2 Maggio 2024 - Anno XXII

Castello di Verres e polenta concia, connubio perfetto

Verres Castello di Verres

Un castello senza ICI e una trattoria d’altri tempi. Ecco come la Valle d’Aosta, regione di monti, splendidi panorami e nascoste delizie, dimostra ai visitatori la propria indubitabile “italianità”, a prezzo modico

Castello di Verres
Castello di Verres

Il castello di Verres, formidabile postazione difensiva cinquecentesca, è già di per sé un’esperienza da farsi. Sta in cima a un picco che guarda in giù, ed è un poderoso cubo dalle mura spesse che doveva proteggere gli Challant, signori della valle, da invasori e minacce varie. Un’architettura estrema e armoniosa, capolavoro di ingegneria difensiva. Spartano e affascinante. I proprietari, pure se antenati di regione autonoma, si dimostrarono più che mai italiani in quanto lasciarono per centinaia d’anni il castello senza tetto perché l’ICI di allora era solo sulle case aventi copertura sommitale. E più che mai italiana è l’esperienza successiva alla visita e di essa degna in quanto a sorpresa. Davanti al microposteggio vicino all’ingresso del maniero c’è una scritta brutta e storta che indica una trattoria non meglio identificata, a quattro chilometri. Quattro chilometri in salita, tra curve e tornanti. Alla fine della strada che sale da Verres  si arriva alla trattoria Omens, nascosta agli sguardi, direi anche per fortuna. Ci chiedono se li conosciamo già, se siamo già stati. Siccome è la prima volta che andiamo ci consigliano il menù turistico.

Castello di Verres, cenni storici
Verres-scalone
Verres-scalone

A difesa della Val d’Ayas la famiglia Challant decise di costruire, su un picco roccioso a strapiombo sul torrente Evançon, il Castello di Verrès in posizione dominante e di controllo dell’accesso alla Val d’Ayas,
La documentazione archivistica consente di collocare la sua edificazione nelle forme attuali negli anni Novanta del XIV secolo.
Un’osservazione attenta delle aree che circondano il lato ovest dell’edificio suggerisce l’esistenza di strutture più antiche. La famiglia De Verretio e la presenza di un castello in questo territorio sono infatti documentati fin dal 1287.
Gli archeologi hanno però dimostrato come esistessero già delle abitazioni fin dalla tarda romanità, quindi dal II al IV-V secolo d.C.
Un cubo di pietra, una poderosa fortezza dal carattere militare e austero, ma ricca di raffinati particolari architettonici, la cui funzione difensiva è palese: per raggiungere la dimora è necessario percorrere una mulattiera, ma una volta in cima la vista sulla vallata sarà impareggiabile.
È Ibleto di Challant l’artefice della costruzione così innovativa per l’epoca: una struttura monoblocco di tre piani collegati tra loro da un imponente scalone in pietra ad archi rampanti, vero capolavoro architettonico.

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Trattoria Omens
Trattoria Omens

Ed ecco che finalmente l’aggettivo turistico, che sapeva di sughi brodosi nonché acidi e di pietanza riscaldata, assume un nuovo significato. In questo caso vuol dire leggero e insieme sublime. Più leggero del menù classico, non leggero in generale, ma per leggerezza in questo caso si intende quella dello spirito che da questo locale esce rinfrancato. L’altro menù è decisamente abbondante per noi, abituati a piluccare e non a gustare.

polenta-concia-salsiccia
polenta concia salsiccia

Dovrei ricorrere all’ipnosi per ricordare quando ho mangiato con così tanto gusto cose così buone. Mocetta e lardo, una zuppa valpellinese che è meglio delle lasagne e restituisce onore all’odore del cavolo, polenta concia, cioè condita con formaggio, da condire a sua volta con il sugo dello spezzatino e delle salsicce. Un vinello fresco e tutto per 12 euro a testa. Ai tavoli girano una signorina deliziosa e garbata e un gentiluomo di montagna, con una zuppiera di ceramica bianca della nonna e un mestolo, fieri di servire, sempre compreso nei 12 euro, il bis e il tris delle pietanze. Essendo che qui ci troviamo in alto come posizione, sapore, bontà e stile, il coperto è ovviamente compreso. Erano secoli che non uscivo da un ristorante così profondamente in pace con il mondo. (14/11/2011)

Castello di Verres
Castello di Verres

Il castello di Verres, formidabile postazione difensiva cinquecentesca, è già di per sé un’esperienza da farsi. Sta in cima a un picco che guarda in giù, ed è un poderoso cubo dalle mura spesse che doveva proteggere gli Challant, signori della valle, da invasori e minacce varie. Un’architettura estrema e armoniosa, capolavoro di ingegneria difensiva. Spartano e affascinante. I proprietari, pure se antenati di regione autonoma, si dimostrarono più che mai italiani in quanto lasciarono per centinaia d’anni il castello senza tetto perché l’ICI di allora era solo sulle case aventi copertura sommitale. E più che mai italiana è l’esperienza successiva alla visita e di essa degna in quanto a sorpresa. Davanti al microposteggio vicino all’ingresso del maniero c’è una scritta brutta e storta che indica una trattoria non meglio identificata, a quattro chilometri. Quattro chilometri in salita, tra curve e tornanti. Alla fine della strada che sale da Verres  si arriva alla trattoria Omens, nascosta agli sguardi, direi anche per fortuna. Ci chiedono se li conosciamo già, se siamo già stati. Siccome è la prima volta che andiamo ci consigliano il menù turistico.

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Verres-scalone
Verres-scalone

A difesa della Val d’Ayas la famiglia Challant decise di costruire, su un picco roccioso a strapiombo sul torrente Evançon, il Castello di Verrès in posizione dominante e di controllo dell’accesso alla Val d’Ayas,
La documentazione archivistica consente di collocare la sua edificazione nelle forme attuali negli anni Novanta del XIV secolo.
Un’osservazione attenta delle aree che circondano il lato ovest dell’edificio suggerisce l’esistenza di strutture più antiche. La famiglia De Verretio e la presenza di un castello in questo territorio sono infatti documentati fin dal 1287.
Gli archeologi hanno però dimostrato come esistessero già delle abitazioni fin dalla tarda romanità, quindi dal II al IV-V secolo d.C.
Un cubo di pietra, una poderosa fortezza dal carattere militare e austero, ma ricca di raffinati particolari architettonici, la cui funzione difensiva è palese: per raggiungere la dimora è necessario percorrere una mulattiera, ma una volta in cima la vista sulla vallata sarà impareggiabile.
È Ibleto di Challant l’artefice della costruzione così innovativa per l’epoca: una struttura monoblocco di tre piani collegati tra loro da un imponente scalone in pietra ad archi rampanti, vero capolavoro architettonico.

Verres, piatti degni di bis e tris
Trattoria Omens
Trattoria Omens

Ed ecco che finalmente l’aggettivo turistico, che sapeva di sughi brodosi nonché acidi e di pietanza riscaldata, assume un nuovo significato. In questo caso vuol dire leggero e insieme sublime. Più leggero del menù classico, non leggero in generale, ma per leggerezza in questo caso si intende quella dello spirito che da questo locale esce rinfrancato. L’altro menù è decisamente abbondante per noi, abituati a piluccare e non a gustare.

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polenta-concia-salsiccia
polenta concia salsiccia

Dovrei ricorrere all’ipnosi per ricordare quando ho mangiato con così tanto gusto cose così buone. Mocetta e lardo, una zuppa valpellinese che è meglio delle lasagne e restituisce onore all’odore del cavolo, polenta concia, cioè condita con formaggio, da condire a sua volta con il sugo dello spezzatino e delle salsicce. Un vinello fresco e tutto per 12 euro a testa. Ai tavoli girano una signorina deliziosa e garbata e un gentiluomo di montagna, con una zuppiera di ceramica bianca della nonna e un mestolo, fieri di servire, sempre compreso nei 12 euro, il bis e il tris delle pietanze. Essendo che qui ci troviamo in alto come posizione, sapore, bontà e stile, il coperto è ovviamente compreso. Erano secoli che non uscivo da un ristorante così profondamente in pace con il mondo. (14/11/2011)
Info: www.trattoriaomens.com

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Info: www.trattoriaomens.com

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