Venerdì 22 Novembre 2024 - Anno XXII

A tu per tu con gli squali volanti

Alessandro De Maddalena è uno dei maggiori esperti di squali al mondo. Nel suo libro “La baia degli squali volanti”, Magenes Editoriale, racconta la sua incredibile esperienza in Sudafrica a False Bay sulle tracce dei grandi predatori marini

A tu per tu con gli squali volanti

 

Aprii gli occhi. La tenda della finestra era illuminata da una fioca luce esterna che proveniva dalla casa dirimpetto. Fuori regnava il silenzio. Guardai l’ora per scoprire che non erano nemmeno le cinque. Avrei dovuto dormire, ma non potei più prendere sonno. Non riuscivo a mandare via l’eccitazione causata dal pensiero della prossima uscita in barca. L’immagine del mare e dell’isola visti a volo d’uccello erano impressi nei miei occhi. Rimasi fermo nel letto fino alle cinque e venti per non svegliare il mio compagno di stanza. Quindi mi alzai e mi preparai per una nuova avventura. Percorsa la solita strada semibuia raggiungemmo il porto puntuali per trovarvi Chris e Monique ad attenderci sul molo e Poenas e Woods già in barca a caricare il necessario per l’uscita.

 

In un attimo la White Pointer II si staccò dal molo e si lasciò il porto alle spalle. Stavamo viaggiando solo da pochi minuti che già incrociammo alcuni delfìni del Capo. Saltando velocissimi fuor d’acqua ci accompagnarono per un breve tratto. Le loro sagome si stagliavano nitide prima di scomparire nel grande blu. La linea tagliente delle montagne all’orizzonte andava assumendo delicate sfumature rosa. Mi voltai verso Noga che fissava i cetacei assorto. Ripensai a quando eravamo ragazzi al liceo, a quando parlavamo di squali, a quanti anni erano trascorsi, alle forme che avevano preso le nostre rispettive vite.

 

E ora eravamo lì, ai confini del mondo. Entrai in cabina. Remo, che era a prua della barca mi fece un buffo saluto dal finestrino muovendo meccanicamente la mano con gli occhi sbarrati. «A forza di non dormire stiamo diventando come automi», gli dissi ridendo. In un certo senso era vero. Malgrado i ritmi impegnativi delle attività che avevamo svolto e le poche ore di sonno che mi ero ritagliato, ora non sentivo più il benché minimo segno di stanchezza. Come se fossi diventato un robot.

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A tu per tu con gli squali volanti

E lo squalo venne. Salì in superficie puntando dritto sull’esca, inclinandosi su un lato fino a mostrarci la macchia nera sulla faccia inferiore della pinna pettorale. Arrivò a un metro dalla barca prima di virare. Si allontanò di alcuni metri ma tornò subito verso l’esca. Questa volta fu più veloce di Chris. I suoi denti si serrarono sull’esca ed emerse con la testa dall’acqua, reclinato su di un fianco con la mascella parzialmente estroflessa e il sole che ne faceva brillare la scura superficie dorsale del corpo.

 

L’enorme pesce mise un istante la testa sott’acqua per dare uno strattone poderoso alla cima alla quale era legata l’esca, poi prese a scuotere la testa, prima facendola uscire completamente fuor d’acqua e subito dopo colpendo la superficiedel mare con violenza, provocando alti spruzzi. Risollevò la testa dall’acqua e di nuovo la rituffò con impeto tenendo l’esca stretta tra i denti. La pinna caudale si levò alta sull’acqua e vi ricadde con fragore. Chris seguitò a tirare con forza la cima alla quale l’esca era fissata. A quel punto lo squalo si decise a lasciarla e scomparve. Non riaffiorò.

A tu per tu con gli squali volanti

L’indomani sarebbe stato l’ultimo giorno di permanenza per una parte dei partecipanti, e ci tenevo che lasciassero quella terra e quel mare senza rimpianti e completamente soddisfatti. Dovevamo solo aspettare pazientemente e immobili, e sperare nella collaborazione di uno squalo. Anche quella mattina, per quanto il mare fosse tranquillo, le basse onde che lo increspavano riuscivano a tratti a occultare la sagoma e di tanto in tanto l’occhio faticava a ritrovarla istantaneamente. Ma anche quando si perdeva l’oggetto sul quale ci si doveva focalizzare era necessario restare in posizione e rintracciarlo con calma. Sentivo le voci dei miei compagni.

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Alcuni di loro chiacchieravano, forse scoraggiati dall’attesa senza apparenti segnali di attività da parte degli squali. Fui tentato di richiamare la loro attenzione. Ma temetti che sembrasse un gesto ineducato. Passò ancora un minuto. E poi accadde. La superficie del mare si ruppe. Premetti il pulsante dello scatto restando immobile malgrado l’eccitazione. Il corpo massiccio dello squalo eruppe dalla superficie, ruotò a pancia all’aria mostrandosi interamente fuor d’acqua con la sagoma di otaria stretta tra i denti e si rituffò di testa, lasciando che la grande pinna caudale a forma di mezzaluna rientrasse per ultima. Imponenti schizzi ne accolsero il ritorno nel suo elemento. Un grido di gioia e stupore eruppe da tutti coloro che si trovavano sulla barca. Sapevo di dover aver preso qualcosa, ma cosa non osavo sperarlo. Mentre i miei compagni esultavano per lo spettacolo, in silenzio spostai la levetta e guardai cosa avevo prodotto.

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