Venerdì 22 Novembre 2024 - Anno XXII

Torna ad Urbino “La Muta” di Raffaello

‘La Muta’ di Raffaello “La Muta” di Raffaello dopo oltre un anno, per essere sottoposta ad intervento di restauro, curato dall’ dell’Opificio delle Pietre Dure di Firenze, è di nuovo a casa, nella Sala dei Banchetti di Palazzo Ducale ad Urbino, dove sarà esposta fino al 5 maggio, prima di tornare nella collocazione originaria, l’Appartamento della Duchessa dello stesso Palazzo. Il capolavoro del pittore urbinate era partito alla volta del Giappone grazie all’intervento della tv nazionale Yomiuri Shimbun, che ne ha finanziato parte del restauro, per poi approdare nei laboratori fiorentini. Qui era stato al centro di un progetto mirato … Leggi tutto

'La Muta' di Raffaello
‘La Muta’ di Raffaello

“La Muta” di Raffaello dopo oltre un anno, per essere sottoposta ad intervento di restauro, curato dall’ dell’Opificio delle Pietre Dure di Firenze, è di nuovo a casa, nella Sala dei Banchetti di Palazzo Ducale ad Urbino, dove sarà esposta fino al 5 maggio, prima di tornare nella collocazione originaria, l’Appartamento della Duchessa dello stesso Palazzo.
Il capolavoro del pittore urbinate era partito alla volta del Giappone grazie all’intervento della tv nazionale Yomiuri Shimbun, che ne ha finanziato parte del restauro, per poi approdare nei laboratori fiorentini. Qui era stato al centro di un progetto mirato alla conservazione del dipinto, ma sopratutto della cornice.

“Ogni intervento di questo tipo”, ha commentato Marco Ciatti, soprintendente dell’Opificio, “è un incontro tra noi e l’opera d’arte che ci permette di avere una conoscenza più precisa. In questo caso c’erano voci contrastanti sull’attribuzione a Raffaello. L’approfondimento che siamo riusciti a fare ci ha consentito di fugare ogni dubbio. Le sottilissime velature usate, che rendono una nobiltà unica nell’immagine, sono indiscutibilmente del grande pittore urbinate. Il restauro – ha aggiunto – è soltanto l’ultimo step di un lavoro di conservazione più ampio. Abbiamo infatti tre frecce nel nostro arco: la conservazione preventiva, la manutenzione, il restauro”.
Sugli aspetti tecnici si è soffermata ancora Patrizia Riitano, che ha fatto parte del team di restauratori. E che, ripercorrendo le indagini effettuate e i rarissimi prelievi di materiale, ha illustrato l’impegno necessario per ovviare ai problemi di tarlatura. Un lavoro certosino e sorprendente: “Notando un leggero abbassamento della superficie nella parte bassa del quadro temevamo che ciò potesse essere indice di un taglio della tavola. Probabilmente non è così perché osservando altri dipinti (uno in particolare del Rembrandt) abbiamo ipotizzato come questo dettaglio riveli in realtà l’utilizzo di un regolo, un supporto ligneo per facilitare il trasporto durante la composizione”.

LEGGI ANCHE  Galleria Estense di Modena, il tesoro ritrovato

(27/03/2015)

Condividi sui social: