Sabato 23 Novembre 2024 - Anno XXII

Egitto, tra Sinai, Mar Rosso e “ricordi”

I ricordi si riferiscono alla splendida Alessandria, alle dune e al mare di El Alamein, dove riposano per sempre molti connazionali. Per finire lungo le sponde del Mar Rosso, fra la ieraticità del Monte Sinai e la costa delle vacanze “all the year long”

Il Cairo
Il Cairo

Sta concludendosi la mia divertente non meno che interessante gita in Egitto. Ammirate le magnifiche spiagge della Marmarica (pirla chi tra maggio e ottobre diserta il Mediterraneo per andare a fare i bagni, forse snobisticamente, per certo ignorantemente in altri mari), da Marsa Matruh (raggiunta in aereo da Malpensa) arrivo al Cairo dopo 6 ore in un bel bus di linea sfrecciante dapprima nel deserto eppoi tra un’agricoltura apparentemente di buon livello. Nella capitale egiziana partecipo ai “lavori” (si fa per dire, quanta verità nella nota confessione “piuttosto che lavorare faccio il giornalista”) di un Congresso di scribi turistici del pianeta, dopodiché tutti noi lavoratori del PC (nel senso di personal computer, mentre il PC di Stakanov è ahilui finito in soffitta da quel tempo) si va ad Alessandria.

El Alamein, un bel posto per morire

Il sacrario militare italiano a El Alamein
Il sacrario militare italiano a El Alamein

Cultura non della vita bensì della morte, e tristi meditazioni, a El Alamein (tragica battaglia tra l’Asse, Italiani e Tedeschi, e il Commonwealth, 23/10-4/11, 1942). Perché è pur sempre antipatico morire, ma se il destino ti assegna un posto fetido in cui (diceva Totò) ‘tirare le cuoia’, passi. Se invece ti tocca essere accoppato, peggio ancor se giovane, tra scenari naturali di estrema bellezza, beh, perché non dubitare che forse forse chi taglia i fili della nostra esistenza non è poi così giusto ed equanime? Perché – a El Alamein – sullo sfondo di magnifiche spiagge oggi allietate da gaudenti turisti, si ammazzarono in tanti (mentre ci aggiriamo per i cimiteri di guerra medito su quanto – non so se colto e profondo, ma non importa – mi sta commentando il mio amigo Paco: “generali che si conoscono mandano a morire in guerra giovani che non si conoscono”). Già, El Alamein.

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Una “Biblioteca” di valore universale

Gli interni della biblioteca di Alessandria
Gli interni della biblioteca di Alessandria

Alla storica città voluta da Alessandro Magno ho già dedicato un appassionato commento nella puntata precedente. La sola Corniche, scrissi, “vale il viaggio”, per una lusinghiera valutazione che aumenta ulteriormente se al contesto delle bellezze paesaggistiche si aggiunge la conoscenza della grandeur di Alessandria nella sua lunga storia. E anche recentemente, fino a pochi decenni fa, costituì l’avamposto – oltre che economico – della cultura, dei valori e delle tradizioni europee in Africa e nel Medio Oriente (mentre al Cairo prevalsero sempre abitudini, usi e costumi dell’Islam). A sentire commenti e ricordi (ça va sans dire non super partes) di chi vi visse eppoi si ritrovò a dover fare fagotto, Alessandria (Iskandaryya, Alex) è cambiata in peggio. A prima vista sembra di sì, tanti sono gli edifici delabrè, notevole lo stato di abbandono (con la Corniche che ti ricorda tanto il Malecòn a La Avana). Ti sono però, almeno, di conforto la vista esterna e la successiva visita della Nuova Biblioteca. Sette i suoi piani, tra i muri (in cui buchi vuoti ricordano che anticamente vi si custodivano i papiri) è disponibile un milione e mezzo di libri, un altro milione e 200 mila si legge online (ovviamente domina internet, in 80 lingue), studiosi e studenti possono schierarsi davanti a 360 computer, 2200 sono gli impiegati nella gestione di tanto sapere. Chapeau , felicitazioni espresse nella lingua che ad Alexandrie, nonostante il dominio politico britannico fu più parlata dell’inglese. Una Biblioteca che oltre a una visita merita di essere convenientemente seguita per le sue varie manifestazioni culturali: una curiosità appagata visitando il sito www.bibalex.org (e da quel che ho capito – ma mi intendo poco – esiste financo ‘licenza di scanner’).

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Retorica dei “Bollettini di Guerra”

Sacrario tedesco
Sacrario tedesco

Un toponimo arabo (La collina delle vette gemelle) fino a 70 anni fa sconosciuto. Divenuto tristemente famoso, la nostra generazione aggiunse El Alamein a località o vicende divenute più o meno storiche tra le sabbie e la bella costa del Mediterraneo. Quante volte, nei 1210 Bollettini di Guerra emanati dal Quartier Generale delle Forze Armate (e ascoltati in religioso silenzio) prima che tutto finisse a El Alamein, si sentì accennare a Marmarica, Sidi El Barrani, Sollum, Tobruk. Si doveva poi scoprire che “attestarsi sulle posizioni prestabilite” altro non era che grottesco sinonimo di “ritirata” (ma, oltre che a Obbedire e Combattere non bisognava pure credere?). E ad ogni buon conto a infonderci eroismo – facendoci contestualmente odiare la perfida Albione – ci pensò il maestro Ruccione, che, non pago dell’imperiale “Faccetta Nera”, prima del disastro di El Alamein fece in tempo a comporre la “Sagra (o Saga) di Giarabub”, quella del “Colonnello non voglio pane” e all’epico finale garantente che in quell’oasi sarebbe cominciata la ‘Fine dell’Inghilterra’ (ciao Pepp).

Sinai, le montagne delle “Tavole”

Monte Sinai
Monte Sinai

Si concludono al Cairo, laddove erano iniziati, i “lavori” del nostro Congresso degli Scribi planetari (a cercare lavori più stressanti c’è, forse, in Italia, soltanto quello di impiegato alla Provincia ma credo che anche all’Enit non scherzino). Epperò “fatto non fui a viver come bruto” e dal Cairo (solito bus di linea, 7 ore, il più sfigato, solo 50 lire egiziane, circa 7 euro, perché c’è pure un servizio deluxe da 150 lire) vado a Sharm El Sheikh. Torno volentieri a rivedere il Sinai, penisola cerniera tra Africa e Asia. Una terra dalla struggente bellezza, per capirlo ti basta percorrere la litoranea che da Suez costeggia l’omonimo golfo fino a Ras Muhammad. Dalla sinistra del bus godi magnifici, aspri panorami di desertiche montagne, dai colori decisi, inquietanti e ammirando hai certezza che nell’interno della penisola il monastero di Santa Caterina e il monte di Mosè ti sedurranno. Panorami, come segnalato, già visti. Ma non conoscevo la “turistica” Sharm El Sheikh (ero finito nel Sinai dopo una delle tre – se ben ricordo – guerre tra Egitto e Israele, i vacanzieri erano di là da venire).

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Sharm, una piccola “città” turistica

Egitto, tra Sinai, Mar Rosso e "ricordi"

Poco propenso alla balneazione, né vado sottacqua a romper le balle ai pesci, di Sharm mi interessava conoscere le strutture alberghiere, che per quanto concerne i vacanzieri italiani hanno un nome: “Domina”. Un ‘fenomeno’ della hotellerie, perché non è un ‘Villaggio’, nemmeno ‘mega’, né una urbanizzazione; a colpirti è soprattutto l’offerta di proposte vacanziere. Definirei Domina una “città turistica” (2408 camere ‘fa’ più di 5000 ‘abitanti’, negli Usa appunto una town) e come tutte le città possiede trasporti interni, quartieri-‘rioni’ (alberghi, residence, appartamenti, shopping), servizi pubblici (nove ristoranti, bar) e quant’altro ti fa meditare sui mille (o più) modi di ‘fare turismo’. Da Marsa Matruh – via Il Cairo e Alessandria – a Sharm, l’aereo decolla, speriamo che lo Stretto di Tiran, ingresso al Golfo di Aqaba, resti tranquillo. E non si parla di meteo.

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