Che bel Cantone il Vallese! Cime oltre 4.000 metri, stazioni termali, località sciistiche di fama mondiale, vini di qualità sorprendentemente alta… Qualche nome? Come montagne il Cervino (che da quelle parti chiamano rigorosamente Matterhorn) o il Weisshorn, e l’Aletsch, anche se è un ghiacciaio (il più vasto d’Europa) e non una montagna. Leukerbad la maggiore stazione termale delle Alpi, Zermatt, Saas-Fee, Crans Montana (e chiedo scusa a tutti gli altri che non ho citato) come stazioni sciistiche. Ma la capitale? Chi conosce il nome della capitale del Vallese?
Partiamo da La Planta
Vi ho lasciato il tempo per pensare la risposta. Alzi la mano chi ha detto Sion? Fatemi contare… Uno, due… Tre… OK! Siete bravissimi ma per tutti coloro che non la conoscono ancora proveremo a raccontarla. La prima impressione, sbarcando in stazione (in Svizzera si DEVE viaggiare in treno!) è abbastanza anonima. Un grande piazzale, a sinistra la stazione degli auto postali, i bus gialli che collegano tutte le località svizzere, a destra un posteggio e qualche casa moderna dall’architettura perlomeno banale e davanti un viale alberato dritto e leggermente in salita anch’esso di scarso valore estetico che conduce a La Planta, un grande piazzale con un posteggio sotterraneo, un paio di ristoranti/birrerie. Insomma, una mezza delusione. Stavo già chiedendomi se la cosa più interessante da vedere a Sion fosse una partita della squadra di calcio locale, una delle più prestigiose della Svizzera adesso “nobilitata” dalla militanza del nostro “Ringhio” Gattuso quando mi sono imbattuto nel gabbiotto dell’Ufficio turistico locale e qui le cose sono cambiate radicalmente.
Città dal cuore molto antico
Il giovanotto addetto alle informazioni mi ha fornito una cartina della città e mi sono subito reso conto che ero semplicemente nella parte “sbagliata” della città. Quella moderna. Il cuore antico mi si apriva avanti pochi metri con tante sorprese in arrivo. Già perché Sion ha una storia veramente lunga. Sembra risalga a 7.000 anni orsono, fatto che la rende la città più antica della Svizzera; per i romani era Sedunum, per gli antichi abitanti Germanici Sittu, (da cui l’odierna Sitten in tedesco). Oggi è Sion perché si trova nella parte di lingua francese del canton Vallese, ha circa 30mila abitanti e dappertutto si scorgono le vestigia del suo glorioso passato come testimoniano quattro castelli, la cattedrale, i resti delle mura cittadina e tanto altro. Se il Cristianesimo è diventata religione di Stato nel 313 d.C. con l’editto di Milano, in Vallese il primo vescovo si è insediato (non lontano, nell’odierna Martigny) nel IV Secolo e poco dopo si è trasferito a Sion e questo fatto l’ha resa subito una città importante. Non deve stupire questa “velocità” visto che i collegamenti tra Milano (allora capitale dell’Impero Romano e la valle del Rodano) erano abbastanza rapidi e facili attraverso il Sempione. Ma questa è un’altra storia, come direbbe il Bardo! Tornando alla nostra Sion ha vissuto anch’essa i secoli bui della caduta dell’Impero, i barbari eccetera eccetera. Facciamo un salto al Medioevo e qui comincia a rinascere. Come sempre il nucleo iniziale di una città nasce, dove possibile su una collina, facilmente difendibile in caso di attacchi. Ancora meglio se vicino a un corso d’acqua e perfetto se il terreno circostante è adatto all’agricoltura grazie a un clima soleggiato e temperato.
O che bel castello
Più o meno la situazione di Sion. Territorio collinare e ottimale soprattutto per la vite, il Rodano come risorsa idrica. In più in posizione strategica. Tutti gli ingredienti per diventare territorio ambito e conteso. In questo caso i contendenti erano da una parte il vescovo e dall’altra i Conti di Savoia. Come spesso accadeva nel Medioevo, anche a Sion il c’era la convivenza (e talvolta il contrasto) tra due poteri: quello civile e quello religioso. La testimonianza di questa diarchia sono le due grandi fortezze: Quella di Valère e quella di Tourbillon che si ergono su due cocuzzoli raggiungibili dal centro o a piedi o, per i più pigri con il classico trenino Dotto che parte da La Planta. Per la cronaca, il sottoscritto ha voluto saggiare il suo atletismo e si è trovato ad affrontare la salita non lunghissima ma assai ripida di Rue des Châteaux fino alla fine della città dove uno spiazzo largo si apre su quella che è la sella tra le due cime. Da qui partono due altri sentieri per i rispettivi castelli. A destra saliamo per Valère lungo un sentiero ciottolato che si inerpica a zig-zag per raggiungere quello che si può definire un piccolo borgo fortificato. La salita è meno dura della precedente e ci sono anche degli alberi e delle panchine per riposarsi e godersi una visuale molto ampia che domina i tetti di Sion e il castello di Tourbillon.
Suoni antichi
Dal Quattrocento fino alla fine del ‘700 il borgo (oggi museo) è stato la sede del Capitolo Venerabile della Cattedrale, in poche parole il Consiglio del Vescovo che contribuiva al funzionamento della diocesi, però è sicuramente più antico, probabilmente risale alla metà dell’XI Secolo. Dico probabilmente perché dei primi edifici in legno non è rimasto nulla. Quello che è rimasto, oltre al serbatoio per l’acqua col tetto a punta e il mulino del grano (a testimonianza di un grado di autosufficienza in caso di necessità) sono le abitazioni in pietra che, nel tempo si sono estese secondo il classico schema: la chiesa in posizione centrale, poi le case e le mura a proteggere il tutto. Infatti, superato l’ultimo tornante e giunto a quota 621 metri, mi si para di fronte la porta, oltre la quale trovo una provvidenziale caffetteria e, subito dopo l’accesso alla splendida cattedrale fortificata di Notre Dame de Valère. Terminata nel 1267. Per puro caso sono arrivato proprio quando stava per cominciare un concerto d’organo. Da antichi studi musicali sapevo che in questa chiesa è conservato l’organo funzionante più antico del mondo (costruito attorno al 1430) ma non speravo di avere la fortuna di udirne il suono. Spicca in alto della parete. Piccolo puntino di legno e metallo protetto da due ante dipinte con scene sacre su sfondo rosso che spiccano sul grigio delle pietre. Il suono delle sue 376 canne ci riporta indietro nei secoli, a una musica con sonorità particolari che riecheggiano tra le antiche navate. La chiesa è in realtà una basilica a tre navate separate da colonne le pareti dietro l’altare maggiore sono decorate da affreschi e l’altare è in legno intagliato. Insomma, un vero gioiello.
La Sion medioevale
Per arrivare al Tourbillon, bisogna scendere nuovamente al capolinea del trenino passsando davanti alla piccola Cappella di Ognissanti, un severo edificio romanico-gotico del XIV secolo, e risalire dall’altra parte… La collina è più alta di quella di Valère e il sentiero è in parte a ciotoli abbastanza scivolosi. Oltretutto, il castello che in passato conteneva la cisterna di raccolta delle acque piovane e assicurava il rifornimento in caso di siccità, è in semidiroccato dal grande incendio del 1788… Allora perché andarci? Per la vista, certamente la più bella che si possa godere a Sion e, del resto, un po’ di moto non fa male… Una curiosità: Tourbillon è anche il nome dello stadio di calcio. Dell’antica Sion sono scomparse le mura, le cinque porte e tutte le torri tranne una, la Torre delle Streghe. Rimane l’impianto medioevale con le stradine contorte che si aprono lungo Rue du Grand-Pont, quella che potrebbe essere considerato il “salotto buono” della città. Qui doverosa pausa in uno dei caffè sotto le arcate per un meritato riposo prima di gironzolare e perdersi nella parte storica di Sion alla scoperta delle numerose cantine e negozi che offrono i famosi vini vallesani. Percorrendo Rue de l’Eglise si giunge (ovviamente) alla chiesa di San Teodulo la chiesa cattolica di lingua tedesca e, a lato, alla cattedrale monumentale in stile romano-gotico. Siamo praticamente tornati a La Planta. Di fronte e a sinistra si aprono i nuovi quartieri con delle belle ville immerse nel verde. A sinistra si esce da un mondo incantato e si torna in stazione.
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