Lunedì 25 Novembre 2024 - Anno XXII

Il miracolo dell’Italian Chapel

Fra tutte le celebrazioni per l’Unità d’Italia, fra tutti i capolavori artistici prodotti dai nostri connazionali nel corso dei millenni, devo dire che quella che mi ha commosso di più è una piccola bandiera bianca rossa e verde che sventola di fianco a una chiesina senza pretese

La chiesetta italiana alle Orcadi
La chiesetta italiana alle Orcadi

Siamo alle Orcadi, isole in cui la nostra sfolgorante (ancorché ora appannata) civiltà plurimillenaria non era mai approdata fino all’arrivo dei POW, i “Prisoners Of War” italiani, portati in queste lande sperdute per costruire delle barriere a difesa di un porto strategico degli alleati qui situato.

Rinchiusi nel campo 60 a Landholm, i POW iniziano a pensare a come abbellire il sito. Si sa, se metti insieme un po’ di italiani nello stesso posto, questi si mettono a costruire una chiesa. Così succede anche qui. Dal loro desiderio di sentirsi vivi e utili nasce una cappella bianca e rossa, appoggiata su un prato verde, con un austero interno decorato che culmina nella Madonna con il Bambino, che gli orcadiani, nel libretto dedicato alla chiesa, definiscono il capolavoro di Domenico Ciocchetti.

Il Ciocchetti era uno dei prigionieri e l’opera la copiò da un’immaginetta sacra che si era portato in guerra. Non c’è da sorridere, perché ciò che fecero questi uomini è a suo modo un capolavoro, che rende il visitatore italiano fiero dei suoi connazionali e della sua bandiera.

Italiani, davvero “brava gente”

Gli interni affrescati della cappella
Gli interni affrescati della cappella

Ma c’è dell’altro. Un illuminante tributo al genio del mio popolo sta scritto sulla didascalia che accompagna un bastone da passeggio custodito in una vetrina del museo di Kirkwall, cittadina capitale delle Isole Orcadi, dove viene spiegato che “…i POW italiani realizzavano con le loro mani oggetti di artigianato come questi e li vendevano alla popolazione locale per finanziare i lavori della loro chiesetta. Gli italiani erano molto intelligenti”. Nemmeno sotto la Gioconda c’è scritta una cosa così bella. I prigionieri alla fine del conflitto tornarono a casa e ripresero le loro vite, ma non dimenticarono la piccola isola, e nemmeno l’Italian Chapel. Tornarono in visita quasi tutti, compreso il Ciocchetti, che accettò di restaurare la sua opera, che nel frattempo si era rovinata.

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Artisticamente non è forse il capolavoro che gli orcadiani vanno magnificando, ma non ho mai amato l’Italia come in quel giorno d’estate in cui sono entrata in questo piccolo edificio sacro nello sperduto Nord, così lontano da ciò che siamo e insieme così intriso del nostro spirito. Non è un miracolo?

(21/09/2011)

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