Antonio, Giuseppe e Achille: tre uomini di chiesa di inizio Novecento, tre uomini di sapere che hanno mostrato all’Italia e al mondo una nuova visione della scienza e della conoscenza. Stoppani, Mercalli, Ratti, questi i cognomi dei nostri pionieri del sapere. Tre scienziati lombardi, uno maestro dell’altro. Insieme hanno contribuito a fondare scienze moderne come la geologia, la sismologia, la vulcanologia, la paleontologia, la paletnologia. Appassionati scalatori, tra l’altro, Stoppani fu uno dei fondatori del CAI (Club Alpino Italiano) e del Museo di Storia Naturale di Milano, Giuseppe Mercalli mise a punto l’omonima scala di misurazione dei terremoti e fu direttore dell’Osservatorio vesuviano, Ratti scalò per primo il Monte Rosa e, arrivato a Roma, divenne famoso con il nome d’arte di Papa Pio XI. In ricordo del centenario della scomparsa del grande scienziato, è stato indetto l’Anno Mercalliano che, iniziato nel 2014 a Napoli, si concluderà quest’anno a Milano in occasione dell’Expo. Ecco la loro storia, che li ha portati dove nessuno (o quasi) era mai giunto prima.
Giuseppe Mercalli l’uomo dei vulcani e dei terremoti
L’allievo prediletto di Stoppani è Giuseppe Mercalli, il cui nome è noto per via dell’omonima scala di 12 gradi (originariamente di 10, poi ampliata da altri studiosi) che serve a misurare l’intensità dei terremoti, mentre la scala Richter, che peraltro negli Stati Uniti è conosciuta come Scala Mercalli Modificata, ne misura la Magnitudo. Mercalli si avvale del rapido evolversi di una strumentazione capace di cogliere e registrare, anche graficamente e con gradi di maggiore sensibilità, le manifestazioni subliminali di un evento naturale come il terremoto in relazione alle attività vulcaniche non eruttive.
Ordinato sacerdote a 21 anni, tre anni dopo si laurea in Scienze Naturali a Milano. Dapprincipio viene avviato dal suo maestro alla glaciologia, ma presto lascia da parte il ghiaccio e s’interessa al fuoco, ovvero a vulcani e terremoti, che diventano la sua passione.
Nel 1876 Antonio Stoppani, che conosce le doti del suo allievo, consiglia all’editore Vallardi di affidare a don Giuseppe la stesura del libro Vulcani e fenomeni vulcanici in Italia, che era previsto includesse una prima carta sismica del territorio e un catalogo dei terremoti italiani.
Mercalli inizia a viaggiare tra Italia e Spagna per studiare vulcani ed eventi sismici. L’opera che ne scaturisce non è destinata a essere un libro qualunque: essa diventerà la base e il modello di tutti i successivi cataloghi sismici del mondo.
L’Anno Mercalliano arriva a Expo2015
Più tardi Giuseppe Mercalli si trasferisce prima a Reggio Calabria e poi a Napoli per insegnare al liceo e tenere corsi di vulcanologia e sismologia all’Università di Napoli. Nel 1911 diventa direttore dell’Osservatorio Vesuviano, ma il 18 marzo (secondo altre fonti il 19 marzo) 1914 muore nel rogo della sua casa. Suona un po’ come un contrappasso dantesco che proprio a lui, che aveva passato la vita vicino ai vulcani, accada di morire bruciato.
In ogni caso il 2014 è stato l’anno della sua rivincita: lo scorso marzo è stato inaugurato all’Osservatorio Vesuviano-Ingv (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia) l’Anno Mercalliano, che prevede una serie di iniziative in tutta Italia legate alle discipline studiate dal celebre scienziato. Il percorso, iniziato a Napoli, ha attraversato l’Italia e approderà a Milano nell’ambito di Expo 2015. Per chi volesse conoscere meglio il nostro Giuseppe è stato aperto proprio dall’Osservatorio Vesuviano il profilo Twitter @g_mercalli.