Avete presente le città fantasma dei film western, quelle con una strada polverosa, anime vive manco per sbaglio e le balle di paglia che rotolano sospinte dal vento? Monza è così, una vera città morta della Brianza western. O meglio era così, prima che arrivassero i tempi delle rive gauche, quella del Lambro e quella del Lambretto.
La prima si trova allo Spalto Isolino, piazzetta prospiciente il Lambro, all’altezza del Ponte dei Leoni, uno dei luoghi simbolo della città. Chiunque sa dov’è e il forestiero lo troverà facilmente per via dei quattro inconfondibili leoni di pietra che ornano le balaustre.
Lì ci sono due ristorantini, La Bettola di Fruttolo, con i tavoli all’aperto e le tovaglie a quadretti bianchi e rossi, che serve l’uregia e il risotto alla monzese, quello con la luganega, e l’Osteria del cavolo, tutto arredato in bianco e verde che pare di essere in Provenza. Alla cena segue struscio nella deserta zona pedonale.
Lungo i mini Navigli brianzoli
L’altra rive gauche si trova sulla riva sinistra del Lambretto, simpatica diramazione del Lambro e ha il suo fulcro in quella strada di case ottocentesche che è via Bergamo.
La Stanga, un classico ritrovo monzese dove servono ottimi vini e la domenica fanno un leggendario brunch, si chiama così perché sta vicino al passaggio a livello; il Punt de la Mariota prende il nome dal ponte che collega la via al centro città. È piccolo, chiude alle otto di sera, ma il caffè di Enrico vale la gita, così come la sua conversazione. Enrico conosce tutti, tutti lo conoscono, sa tutto e sforna aforismi di rara saggezza e battute tranchant. Il Turné ha un bancone di piastrelline colorate, un ricco happy hour ed è anche trattoria; Il Guscio è un bugigattolo con tre tavoli nascosti da una tenda, ma è ristorante compito ed elegante. Il Gusto della Vita ha uno chef indiano che sa il fatto suo, e soprattutto sa come si fa il pesce. I negozietti ovviamente la sera sono chiusi, perché qui non siamo a Milano.
Eccoli qui, i mini Navigli brianzoli, affollati fino a tardi, ma non troppo tardi, giacché il sindaco il primo maggio ha emanato la grida che i locali devono chiudere alla una di notte, non un minuto più tardi. La limitazione oraria, invece di configurarsi come un deterrente, rende la rive gauche nostrana ancora più caratteristica e attraente.
Per chi è fatta la vita notturna monzese? Per chiunque voglia provare il brivido proibito di andare a letto presto.