In tutta la città de L’Avana – anzi, in tutta Cuba – c’è praticamente un unico modello di finestra, trasversale alle epoche, alle architetture, alle classi degli edifici. Ha un nome “spagnolo-americano”, pronunciato però in “spagnolo-italiano”. E caratterizza gli edifici della capitale cubana. È la cosiddetta “ventana Miami”, dove ventana, in spagnolo, significa finestra, e Miami si pronuncia “miami”, all’italiana, e non “maiemi”, all’inglese. È più o meno quella che in Italia si chiama veneziana, caratterizzata da listelli di legno orizzontali che possono essere aperti o chiusi a seconda della luce e dell’aria che si vuol far passare. Appare già sugli edifici più antichi, del Cinque-Seicento e la sua presenza si ripete, incessante, nelle case dell’Ottocento, in quelle del Novecento, in quelle attuali. Diceva Pier Luigi Nervi: “Arriveremo a forme così perfette che resteranno immutate e immutabili nel tempo”. La ventana Miami, dunque, è a suo modo perfetta: se è vero – come sostiene un grande pensatore della forma qual è Bruno Munari – che è la funzione, appunto, a determinare l’estetica (l’applicazione al design del darwiniano “functio creat organum”) una finestra che si ripete uguale da quattrocento anni è un monumento all’ingegno anonimo, rappresenta la trasformazione in oggetto dell’intelligenza e dell’essenzialità.
Il caldo clima de L’Avana
Il fatto particolare che caratterizza queste finestre è che sono prive di vetri. A L’Avana è caldo tutto l’anno, non c’è bisogno di ripararsi dal freddo, ma solo dall’afa e dall’umido appiccicoso. E per ripararsi dal caldo – in un’estate quasi perenne – ci si deve riparare dalla luce, che qui può essere accecante. Così le Ventana Miami sono in realtà delle specie di scuri, delle imposte così come sono state in uso anche in Italia fino all’arrivo della persiana avvolgibile; ma mentre da noi sono elementi “esterni” alla finestra vera e propria, a Cuba sono la finestra stessa. La loro forma ha avuto tale fortuna che non è difficile imbattersi anche in porte interne – di appartamenti, di palazzi – imparentate ad esse e addirittura porte di armadi, dove le assi orizzontali, tuttavia, sono chiuse e bloccate e hanno soltanto una funzione estetica, simile a una saracinesca.
Ventana Una finestra “universale”
La ventana Miami è installata sui palazzi nobili, barocchi, che danno nobiltà all’Avana “vieja”, verso il porto; si ritrova sui palazzi ottocenteschi, alti e fatiscenti, di Centro Avana; appare nuovamente sulle villette in stile “old America” che caratterizzano il Vedado (tutte uguali e tutte diverse, ciascuna con la loggetta sostenuta da colonne corinzie); ritorna con vigore sulle ville della Quinta Avenida, fino alle case “di protocollo” di Cubanacan, sequestrate dalla rivoluzione ai magnati americani e oggi residenze di rappresentanza per ambasciatori e stranieri importanti. Ma la Miami è installata anche negli “edificios” di epoca e stile sovietici, tutti uguali, costruiti dal regime dopo il “triunfo de la revolution”, di cui più o meno ogni zona di Avana è disseminata. Certo: nei palazzi d’epoca le finestre sono grandi, alte, sagomate, sono esse stesse pezzi d’architettura. Nelle case e casette povere – e ce ne sono tante – le stesse Miami sono piccole e malandate, anzi, sgangherate. Le Ventana Miami più ricercate hanno un dispositivo che permette di comandare tutte le lamelle di legno insieme; i modelli più poveri ne sono privi e le singole assicelle di legno vengono mosse una ad una.
Legno, vetro e decorazioni in ferro
La varietà dell’architettura cubana è tale che anche le finestre la seguono: così troviamo palazzi veneziani – quasi delle Ca’ d’Oro caraibiche – spagnoli oppure americani, in puro stile Deco: l’edificio Bacardi, degli anni Trenta, a pochi passi dal Parque Central, è un ricchissimo tributo allo stile dell’epoca e le finestre, con i loro intrecci, sono gli elementi forse più sorprendenti. Ventana, a L’Avana, significa anche inferriate. Sono elementi decorativi che nei palazzi antichi diventano merletti preziosi come i balconi di Parigi. Ci sono le inferriate piatte, che continuano il piano della facciata e in questo caso spesso non ci sono le Miami, ma delle normali ante a vetri. Oppure ci sono le inferriate alla spagnola, esterne agli infissi, ampie, panciute, opulente. Poi ci sono le inferriate semplicemente difensive, montante in ogni casetta, anche la più modesta che sembrerebbe non aver nulla da difendere: sono spesso opere spontanee, semplici e ingegnose (“inventos cubanos”) fatte con materiali di risulta e arrangiate con quel che c’è; molte sono in tondino da edilizia e commuovono per la fatica, la passione, la dedizione che vi si riconosce.
Vetri scuri per le architetture moderne
Ma L’Avana ormai è fatta anche di architettura moderna e in questo momento sembra che gli architetti cubani abbiano improvvisamente scoperto i volumi geometrici e le facciate continue. Quarant’anni di regime socialista hanno significato una “gelata” su ogni aggiornamento di stile, ma la povertà ha anche impedito qualunque sviluppo edilizio che non fosse un edificio per residenze del popolo. Negli ultimi anni si è assistito a un piccolo scrollone e si è ricominciato a costruire. Così, parecchi dei nuovi alberghi o palazzi di uffici sono caratterizzati da facciate in vetro, spesso scuro, che contrasta con lo stile retrò di tutto quello che c’è intorno. Migliori sono le nuove case di abitazione, specie per stranieri, che cercano di far convivere le nuove esigenze di vita attuali con uno stile tradizionale: anche qui, ovviamente, è il trionfo della “ventana Miami”.
Tanti modelli, un’unica impronta
Ma se il modello è lo stesso che si ripete, le varietà di Miami sono infinite: dalle dimensioni, al colore – non c’è limite all’arcobaleno cubano – ai materiali, alla fattura – che appare sempre artigianale e amorevolmente approssimativa, le caratteristiche della manifattura cubana. Non è infrequente trovare serramenti “modello Miami” anche in vetro, per esempio in qualche negozio o in qualche ufficio: in questo caso sono installate su supporti di metallo e fanno parte di qualcosa che ricorda le facciate continue. Perché di vetro? Evidentemente rispondono alla funzione di far respirare il locale senza, in questo caso, togliergli luce. Anche a L’Avana, ovviamente, esiste il vetro nei serramenti più diffusi. Ma ha una funzione marginale, molto spesso solo estetica. Quando una finestra è grande e sagomata, le ante centrali sono in legno modello Miami, le fasce laterali e le lunette in alto sono, appunto, in vetro. Spesso si tratta di mosaici di lastre colorate – giallo, rosso, blu, quello che da noi si chiama “vetro cattedrale” – che contribuiscono alla vitalità della facciata dell’edificio e colorano la luce che filtra all’interno: diventano magiche quando il sole cubano s’infiltra con i suoi raggi incandescenti all’alba o al tramonto e spennella le stanze del colore dei vetri.
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