Lunedì 29 Aprile 2024 - Anno XXII

San Andrès e Providencia, isole Caraibiche

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Due isolette perse nel centro dei Caraibi ma politicamente colombiane. Con una popolazione “mista”, erede di antiche immigrazioni centro-americane ed europee. Isole nelle quali i “cari estinti” vengono seppelliti nel giardinetto di casa

Arrivo all'aeroporto di San Andrès
Arrivo all’aeroporto di San Andrès

Atterro a San Andrès, isola caraibica che appartiene alla Colombia, solo perché la politica fa aggio sul buon senso (e nemmeno importa se suffragato dalla geografia). Mi ritrovo infatti nel bel mezzo del Caribe (in spagnolo, i Caraibi di salgariana memoria) ben lontano – circa ottocento chilometri da Cartagena, un’ora di volo – dal Paese che prende il nome da Colombo, mentre a meno di metà strada si incontra il nicaraguense arcipelago delle Isole del Maìs, poco distante dalla centroamericana costa dei Mosquitos. Una abnorme situazione geopolitica, dunque, come anomala – se si parla di lingua e cultura – risulta l’appartenenza ai Caraibi Anglofoni di San Andrès e di Providencia y Santa Catalina.

Ultimo scampolo della “Grande Colombia”

Providencia, la McBean Lagoon
Providencia, la McBean Lagoon

Ma le “querelles” internazionali, si sa, durano a lungo – soprattutto tra Paesi dotati di altero orgoglio nazionale, come quelli latino-americani – e così accade tra Colombia e Nicaragua, disputanti a proposito della sovranità su San Andrès e Providencia (secondo un trattato del 1999 la vicenda sembrava risolta a favore della Colombia ma il Nicaragua ha recentemente riaperto le ostilità, almeno per ora, soltanto verbali).
Si tratta di una vicenda annosa, risalente ai tempi della cosiddetta Grande Colombia, nata sulle ceneri del Vicereame spagnolo della Nueva Granada. Sta il fatto che poco dopo l’indipendenza, ottenuta agli inizi del XIX secolo, l’attualmente chiacchierato Paese (droga, violenze, sequestri, ma sembra che la situazione si stia sistemando con l’avvento del presidente Uribe) con capitale Bogotà, vantava dimensioni ben più grandi di quelle attuali. Per volontà del Libertador Simòn Bolìvar, alla Colombia appartenevano infatti il Venezuela, l’Ecuador, Panamà, il Nicaragua e le isole di fronte alla sua costa orientale, appunto l’arcipelago di San Andrès, Providencia e Santa Catalina.

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Da Henrietta, a Saint Andrew, a San Andrès

Una ragazza del posto
Una ragazza del posto

Accadde però che la latina voglia di litigiosità e individualismo portò alla proliferazione di Stati più o meno grandi e diversi, da cui all’attuale geografia politica, ma in tanto bailamme ci si dimenticò (fin quando si scoprì che potevano risultare almeno turisticamente interessanti) delle isole che mi accingo a visitare. Sarebbe pertanto il caso (ma lo sciovinismo, si sa, è di casa nell’America Latina e suggerire il ricorso al buon senso è superfluo non meno che vano) di non insistere più di tanto sulla appartenenza di San Andrès e Providencia y Santa Catalina. Anche perché le loro comuni vicende sono ben più complesse – storicamente ed etnicamente – di quanto sopra commentato, similmente alle tante altre località del Caribe che dal giorno dell’arrivo di Colombo hanno assistito al continuo traffico di genti che trasferirono nel Nuovo Mondo tutto il male (e ovviamente anche qualche valore positivo) perpetrato in Europa nel corso dei secoli. E fu così che il 30 novembre del 1629 approdarono – e dopo aver battezzato l’isola Henrietta in onore di Enrico VIII ne cambiarono il nome in Saint Andrew – famiglie di puritani britannici alla ricerca della stessa pace religiosa trovata nove anni prima dai “colleghi” Pilgrim Fathers sbarcati dal “Mayflower” nella Plymouth del Massachussets. Solo dopo alcuni decenni, con l’arrivo dei galeoni dell’impero spagnolo (quello che impediva al sole di tramontare) l’isola passò a chiamarsi Saint Andrès, mentre Old Providence Island divenne Providencia (e l’adiacente Kathleen l’odierna Catalina).

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