Sull’aereo che mi riportava in Italia pensavo a quale motivazione dare per un viaggio a Valencia. Le spiagge sabbiose? Belle, ampie, pulite e a portata di mano, ma ci sono tanti posti simili nel mondo… Il centro storico ottimamente conservato? In Italia abbiamo centinaia di città antiche… La parte moderna con le architetture ardite come il Museo delle Scienze, l’Oceanografic e il porto della Coppa America? Opere di Calatrava (che tra l’altro è valenciano) ce ne sono dappertutto e vedere i docks con i nomi delle squadre, se non sei un appassionato di vela, in fin dei conti non è niente di particolare…
Per mettere KO la sete
Insomma pur avendo apprezzato enormemente Valencia come città in sé e per le sue potenzialità turistiche non riuscivo a trovare un qualcosa che fosse “unico” quando improvvisamente ho avuto l’ispirazione: l’orxata e la xufa! Quando il sole picchia sulla testa (e da quelle parti della Spagna succede spesso) e la sete si fa sentire, l’orxata (si pronuncia “orciata”) è un toccasana. È una bevanda che somiglia vagamente al latte di mandorle, ricavata per macerazione di un tubero ricavato dalla xufa (si pronuncia “ciufa”), nome latino Cyperus Esculentus e in italiano zigolo dolce. Si serve freddissima o come granita bevuta da sola o accompagnata dai fartons specie di biscotti a forma di sigaro. I valenciani sono orgogliosissimi e gelosissimi della loro “bevanda nazionale”, infatti la xufa si produce solo nella Generalitat Valenciana, in particolare vicino al capoluogo ed è un prodotto che ha ottenuto la DOP della Comunità Europea. L’orxata è un prodotto fondamentalmente artigianale, le numerose orxaterias disseminate in tutta la città, alcune delle quali addirittura secolari, la producono quotidianamente perché non si può conservare per più di due-tre giorni. In giro si trova anche una produzione industriale ma è soprattutto a base di latte vaccino per poterla pastorizzare e commercializzare e non ha niente a che vedere con la bontà della vera orxata.
Locali storici per una ricetta antica
Insomma, una delizia! Di solito una bevanda molto fredda con una base di zucchero dona un refrigerio e un sollievo immediato per lasciare poi più assetati di prima. Con l’orxata non è così. Portato da Beatriz, la mia guida per Valencia ci siamo seduti comodamente a un tavolino de El Collado, un’antica orxateria nel cuore della città vecchia ma un filino defilato dai flussi turistici. Non era la prima orxata che bevevo ma lì, in quel locale semplicissimo, per non dire modesto, negli arredamenti, frequentato dai locali me la sono assaporata con particolare attenzione e piacere dopo una mattinata di intenso girare. Il gusto ricorda la mandorla e la noce e la consistenza è leggermente densa. Si beve lentamente sorseggiando con una cannuccia preferibilmente in compagnia per lasciare il tempo, tra una chiacchiera e l’altra, che il potassio e le vitamine E e C contenute nella bevanda facciano il loro effetto rinfrancante.
Ingredienti semplici e naturali
La ricetta dell’orxata è abbastanza semplice: si prendono i tubercoli, li si mondano e si triturano, si aggiunge l’acqua nella proporzione di 3 litri per ogni chilo di xufa, si lascia macerare per 24 ore, poi si pressa la massa semisolida per ottenere l’estratto finale al quale vengono aggiunti 125 grammi di zucchero per litro. Si filtra, si lascia sedimentare ed è pronta. L’orxata non si beve solamente per strada o al tavolino dei bar, i valenciani se la portano a casa. Vedere gente normale, signore, ragazzini… acquistare il bottiglione per tutta la famiglia mi ricordava i tempi della mia infanzia quando mia nonna mi mandava a comprare il latte nella vecchia latteria.
Ma i tempi si evolvono e oltre alle classiche botteghe è sorta una produzione di alta qualità ed ecologica a livello più imprenditoriale. Un gruppo di giovani agricoltori e orxateros di Alboraia, una località di fianco a Valencia dove maggiormente è diffusa la coltivazione della xufa, non soltanto coltiva la pianta rispettando i cicli naturali, la rotazione delle colture e l’assenza di fertilizzanti e antiparassitari cimici ma ha recuperato la tradizione di inizio ‘900 dei carrettini che giravano la città vendendo l’orxata raffreddata con il ghiaccio in modo che non sia necessario l’impiego di frigoriferi che consumano energia o emettono gas serra.
Modernità nella tradizione
In giro ci sono una quarantina di carrettini bianchi e arancione di Món Orxata che vendono il prodotto di fronte ai monumenti più famosi della città, come il Museo delle Scienze o l’Oceanográfic, lo splendido acquario. È stato difficile resistere alla tentazione di acquistare un sacchetto di xufa per provare a farmi l’orxata in casa, infatti sono tornato con un chilo di questi piccoli tuberi in valigia. La simpaticissima signora che tutta sorridente mi ha rifilato il sacchetto mi assicurava che preparare l’orxata fosse la cosa più semplice del mondo. In effetti aveva ragione, ho seguito per filo e per segno il foglietto con le istruzioni ed è venuto fuori… Beh, ve lo racconterò la prossima volta!
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