Lunedì 29 Aprile 2024 - Anno XXII

Miniguida dei 192 Paesi ONU: Tagikistan-Thailandia

26ª puntata della presentazione, in pillole, tra storia, geografia, turismo e gossip, degli Stati che fanno parte dell’Organizzazione delle Nazioni Unite

Picco del Comunismo chiamato oggi Picco Ismail Samani
Picco del Comunismo chiamato oggi Picco Ismail Samani

Tagikistan – Un posticino mica male (ma si fa per dire, anzi, si fa per scrivere scherzosamente) “che” (come si usa dire) “se uno non ci va” (con tutto il rispetto) “non perde niente”. Salvo smentite (che a volte fanno anche piacere visto che nessuno è perfetto). Il fatto è che l’estensore di questi identikit geografici, non avendo mai visitato il Tagikistan (e con lui, probabilmente, non l’ha visitato qualche miliardo di altri abitanti del pianeta) ha tratto il suesposto giudizio negativo leggendo alcune info e dati forse non esaltanti. Info e dati che vengono “girati” al cortese lettore affinché possa dire anche lui cosa ne pensa.

Ex Urss, posto tra Kirghizistan (Nord) Cina (Est) Afghanistan (Sud) Uzbekistan (Ovest), grande metà il Belpaese ma soltanto con poco più di sei milioni di abitanti, capitale Dusambe (tanto per orientarci, tra Kabul e Samarcanda) il Tagikistan (in cui non può che parlarsi il tagico) è abitato, oltre che, ovviamente, dai Tagichi, anche da Uzbechi, Russi, Tatari e Kirghizi quasi totalmente musulmani; gode di un sistema politico “che è meglio lasciar perdere” (almeno a sentire dagli osservatori dell’Ocse come si svolgono le elezioni) ha per unità monetaria il Somoni e nel 2004 ha prodotto (De Agostini) 153.000 tonnellate di cipolle secche e ha pescato 324 tonnellate di pesce (col mare a qualche migliaio di chilometri: mistero). Non viene notificata l’entità delle Forze Armate ma si suppone che nel Tagikistan sia presente un nutrito Corpo degli Alpini: infatti, con il K2 non molto distante, il Paese non può che risultare assai montuoso (c’è pure una cima di 7500 metri, ai tempi di Baffone chiamata Picco del Comunismo, con il solo dettaglio che il Comunismo è rotolato giù mentre la montagna è rimasta dov’era). Mah.

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Tra i Paesi che fanno parte dell'ONU c'è anche la Tanzania
Tra i Paesi che fanno parte dell’ONU c’è anche la Tanzania

Tanzania – “Sotto” il Kenya (ma solo in senso geografico) e (forse) turisticamente più bello del Kenya (l’Oceano Indiano e c’è pure Zanzibar, il laghi Victoria, Tanganika e Niassa), grande tre volte l’Italia ma con due terzi degli abitanti del Belpaese, capitale Dar Es Salaam. Non solo fa parte dell’Onu ma pure, dal 2005, ne è membro ancorché non permanente del Consiglio di Sicurezza. Il meno (politicamente) incasinato dei tre Paesi dell’Africa centro-orientale (gli altri due: il già citato Kenya, recentemente un filino turbolento e l’Uganda, tempo fa diretta dal noto gentleman oxfordiano Idi Amin Dada.

Turismo tra sacro e profano
Turismo tra sacro e profano

Thailandia – Ex Siam (cinquecentomila chilometri quadrati, quasi il doppio del Belpaese, circa settanta milioni gli abitanti, capitale Bangkok) in Italia il posto più noto del sud est asiatico grazie a varie tipologie di turisti del Belpaese succedutisi nel corso degli anni. In un primo tempo (quando viaggiavano quasi soltanto i Sciuri borghesi inizio anni Sessanta e turismo voleva dire andare ad ammirare il mondo, arricchire le proprie conoscenze) in Thailandia ci finirono quelli che volevano vedere le pagode, il Mercato Galleggiante e le danze interpretate da caste non meno che giovanissime danzatrici. Dopodiché, allestiti tanti bei peccaminosi Centri Massaggi e lanciata la località balneare di Phuket (chi scrive non vi è mai stato e quindi non sa dove va messa la H, anche stavolta potrebbe sbagliare e si scusa anticipatamente) il Paese della gente Thai fu invaso da altre, differenti italiche coppie.

La moglie andava a fare shopping (la seta, ma era deboluccia dal buco facile, e l’oro, ma il titolo, l’aurea percentuale risultava molto più bassa di quella contenuta nell’oro nostrano) oppure stava in piscina e allora lui, il marito, zompava al Massaggi Club (indirizzo, telefono e altre coordinate fornite alla partenza dagli amici del bar del paese) a farsi fare un bel Body Massage (i migliori li praticavano al Darling) scegliendo tra decine di massaggiatrici (tra le quali, molto probabilmente, qualche ex casta ex giovane ex danzatrice di cui sopra) schierate dietro una capiente vetrina (puntavi il dito, dicevi il numero – meglio se in inglese, ma anche in bresciano andava bene lo stesso – applicato sulle asiatiche tettine della manipolatrice).

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