Quattrocento anni dalla fondazione. Li festeggia nel 2008 Québec, la città che dà il nome alla provincia francofona del Canada. Nel 1608 l’esploratore Samuel de Champlain sbarca sulle rive del San Lorenzo in un luogo che i nativi chiamavano “Kebec” (là dove il fiume si restringe) e fonda il primo insediamento stabile di quella che, per un secolo e mezzo, sarebbe stata la Nouvelle France, i territori coloniali oltre Atlantico che per la madrepatria erano un ricco giacimento di pellicce, merluzzi e legname.
La città ha continuato ad essere, anche dopo il passaggio del Québec in mani inglesi (1759-1760) e poi, dal 1867, all’interno della Confederazione canadese, il cuore e l’anima pulsante della cultura francese sul suolo nordamericano. Un ruolo scomodo, spesso in aperto contrasto con le autorità federali di un Canada a larga maggioranza anglofono e legato ai valori, alle tradizioni e alle istituzioni della Gran Bretagna.
La città dei quattro gigli
Québec Ville, che oggi ha raggiunto i seicentomila abitanti, festeggia dunque i quattro secoli dalla fondazione con una grande serie di manifestazioni, ma paradossalmente lo farà facendo sventolare più la bandiera blu con i quattro “fleur de lys”, simbolo della provincia del Québec, che quella bianca e rossa con la foglia d’acero, emblema della federazione canadese.
Un segnale di quanto sia ancora viva e sentita, almeno sul piano politico, la “question nationale”, ovvero la separazione del Québec dal resto della nazione canadese per creare uno stato autonomo. Una tesi sostenuta, negli ultimi decenni, dai partiti secessionisti e che ha avuto, in passato, anche illustri sostenitori.
“Vive le Québec libre!” : qualcuno forse ricorderà la celebre frase con cui il generale De Gaulle terminò il suo discorso durante il viaggio del 1967. Il mondo, un po’ a sorpresa, scoprì allora che esisteva la “questione” del Québec indipendente.
Una causa sostenuta, siamo nel 1968, dal Parti Québécois (PQ) guidato dalla figura carismatica di René Lévesque. All’idea indipendentista si avvicinano anche gruppi e organizzazioni che adotteranno forme più decise e violente di rivendicazione: il Front de libération du Québec (FLQ), il Rassemblement pour un Québec libre, il Mouvement révolutionnaire du Québec.
Gli anni della crisi con l’ “altro” Canada
La crisi arriva nell’ottobre del 1970 quando un gruppo di nove persone rapisce il diplomatico inglese James Richard Cross e il primo ministro canadese Pierre Elliott Trudeau decreta l’applicazione delle leggi di guerra. Una condizione giuridica che rimarrà in vigore fino al 30 aprile 1971. Immediatamente vengono arrestati quattrocentocinquanta simpatizzanti del FLQ, effettuate trentaduemila perquisizioni, anche se non si riesce ad impedire che Pierre Laporte, vice primo ministro del Québec, venga a sua volta rapito e ucciso. Migliore la sorte del diplomatico britannico rilasciato il 3 dicembre 1970, mentre i rapitori di Laporte verranno arrestati il 28 dicembre.
La maggioranza della popolazione francofona prese le distanze dall’uso della violenza, ma la cosiddetta “crisi di ottobre”, con l’uso di misure eccezionali da parte di Trudeau, segna un momento di non ritorno. Il processo di presa di coscienza della propria identità etnica, di modernizzazione, di laicizzazione, di rivendicazioni nei confronti della Confederazione, la cosiddetta “rivoluzione tranquilla” avviata dai governi guidati dal liberale Jean Lesage, ha un’accelerazione con l’arrivo al governo nel 1976 del Parti Québécois.
Indipendenza si o no? Siamo al “fifty-fifty”
Già l’ “Official Languages Act” del 1969 aveva promosso la parità tra francese e inglese come lingue ufficiali, ma adesso si fa strada un più deciso atteggiamento che è sintetizzato dallo slogan “maître chez nous” e porta ad un progressivo isolamento della provincia dal resto del Canada, ad una fuga della popolazione anglofona (era il 20,3% della popolazione nel 1871, diventa l’8,9 % nel 1986) ma anche ad un progressivo ingresso della borghesia francofona nei posti chiave dell’economia, fino ad allora dominata da capitali anglo- americani.
Al desiderio di piena autonomia del Québec è comunque finora mancato il decisivo avallo popolare. I due referendum promossi dai governi guidati dal Bloc Quebecois hanno avuto esito negativo per gli indipendentisti: nel 1980 una larga maggioranza votò contro, mentre l’ultima consultazione, quella del 30 ottobre del 1995, ha registrato un esito alquanto incerto. Ha prevalso con il 50,6 per cento il desiderio di rimanere con il Canada, ma il 49, 4 per cento di favorevoli all’indipendenza la dice lunga su un provincia spaccata a metà.
Unica tradizione comune: lo sciroppo d’acero
Che cosa può cogliere il turista di queste tensioni politiche? Non molto, a parte – come si diceva – lo sventolio frequente del vessillo provinciale e qualche titolo di giornale.
Al di fuori delle due aree metropolitane di Montreal e di Québec, la provincia vive seguendo i ritmi regolari e inalterati della natura, che è padrona assoluta a nord del San Lorenzo. Il motto “je me souviens” che si legge sulle targhe automobilistiche, sembra ancora ispirare la tranquilla e ospitale popolazione rurale, che non ha perso del tutto quello spirito piacevolmente naif dei primi coloni. Le vecchie tradizioni rivivono ancora, sul finire dell’inverno, fra marzo e aprile, nelle “cabane à sucre” dove ci si riunisce per gustare lo sciroppo d’acero, che proprio in questo periodo viene raccolto dall’albero simbolo del Canada. Musiche e danze che in qualche modo rimandano al buon tempo passato, ad un’età dell’innocenza che in realtà non esiste più.
Ed è forse questo patrimonio di tradizioni e di lingua comuni a far da collante all’idea di autonomia del Québec, dopo che la Chiesa Cattolica, cioè l’istituzione che più di ogni altra aveva contribuito a conservare la cultura francese ed era stata fino agli anni Sessanta al centro di ogni attività sociale del Québec, ha perso progressivamente gran parte del suo potere, proprio negli anni del montare dell’onda autonomista.
I festeggiamenti per i Quattrocento anni di Québec
Fino a settembre Québec festeggia i quattrocento anni dalla fondazione, con una fitta agenda di eventi: nove grandi produzioni e più di centotrenta avvenimenti che coinvolgeranno soprattutto la città storica e il Vieux Port, sede di “Espace 400”, epicentro di tutta la manifestazione.
Si può partire da qui per scoprire l’antica città coloniale formata da una Basse Ville, sulle rive del San Lorenzo e di una Haute Ville, in cima alla falesia di Cap Diamant. I due quartieri sono collegati da una panoramica funicolare: un breve, ma spettacolare tragitto assolutamente da non mancare.
In basso, passeggiando fra negozietti di artigianato, bistrot e ristoranti di Rue du Petit-Champlain, quella che si vanta di essere la più antica via commerciale del Nord America, si ha l’impressione di trovarsi in un villaggio bretone o normanno.
E non è un caso, perché i coloni francesi arrivavano proprio dalle regioni settentrionali della Francia e tendevano a riprodurre l’architettura tradizionale delle loro zone di origine. Place Royal è il centro della Basse Ville. Qui Samuel de Champlain costruì la sua prima casa in legno: una targa ricorda l’avvenimento, mentre sull’altro lato della piazza, su un grande murales, si affollano i personaggi che hanno fatto la grande e “piccola” storia del Québec, dai primi governatori ai cantautori contemporanei che hanno ridato popolarità alle canzoni in lingua francese.
La funicolare ci sbarca sulla Terrasse Dufferin, dominata da quello che è il simbolo della città: l’imponente e scenografico Château Frontenac.
Costruito dalla Canadian Pacific Railway a partire dal 1893 in uno stile eclettico che mescola elementi medievali e rinascimentali, è sempre stato il più famoso albergo della città. Dalla piazza antistante l’hotel può iniziare un delizioso tour “intra-muros” : già, perché Québec è l’unica città completamente circondata dalle mura a nord del Messico. Una passeggiata da fare rigorosamente a piedi: le distanze fra i principali edifici storici,
la Cattedrale (cattolica) di Notre Dame, la Cattedrale (anglicana) della Sainte Trinité, l’animata Rue Saint Jean con molti bar e bistrot dove sostare, sono assolutamente a misura d’uomo; un piccolo angolo d’Europa. Solo i pochi grattacieli costruiti negli anni Sessanta e Settanta ci ricordano che, oltre le mura, la città si è andata ingrandendo in uno stile decisamente più “americano”.
Notizie utili
Dove dormire
Hotel Manoir Victoria, côte du Palais 44, www.manoir-victoria.com
Un quattro stelle nel cuore del centro storico con ottimi forfait.
Dove mangiare
Aux Anciens Canadiens, rue Saint Louis 34, www.auxancienscanadiens.qc.ca
Un ristorante ospitato in una vecchia casa del 1675 dove vengono proposti molti piatti della cucina tradizionale del Québec.
Info
Ufficio del turismo del Québec: www.bonjourquebec.com
Il calendario delle manifestazioni per i 400 anni di Québec:
http://monquebec2008.sympatico.msn.ca/MonQuebec2008