Venerdì 22 Novembre 2024 - Anno XXII

Barbagia, la Sardegna più vera

Nel cuore dell’isola, una civiltà millenaria abbarbicata – con i suoi piccoli paesi e con le tradizioni tramandate sino ai nostri giorni – al grande massiccio del Gennargentu. Un modo di vivere e di essere orgogliosamente Sardi

Orgosolo, nuraghe Mereu
Orgosolo, nuraghe Mereu

Alla fine di infiniti tornanti che raggiungono paesi quali Aritzo o Fonni, l’impressione che si avverte è quella di essere osservati da occhi invisibili ma tuttavia percepibili. Paesi isolati, nascosti negli anfratti dei monti. Fatto sta che i misteri della Barbagia hanno inizio sin dal nome. Il termine sembra sia stato dato dagli invasori pisani che, trovandosi a contatto con popolazioni che parlavano un linguaggio così stretto e “strano” (più vicino al latino di quanto lo sia l’italiano) tale comunque da risultare alla fine incomprensibile, avevano affibbiato loro l’etichetta di “barbari”.
Geograficamente la Barbagia comprende tutti i territori che gravitano attorno al massiccio del Gennargentu. Qui, morbide colline si alternano ad aspri rilievi, separati fra loro da valli strette e incassate al punto da ostacolare lo sviluppo di una viabilità agevole. Questo territorio ha mantenuto intatta la suggestione della natura tipica del cuore della Sardegna, anche grazie alla sua conformazione orografica, resistente per secoli alle influenze provenienti dall’esterno, soprattutto dal Continente.
La varietà del territorio e le differenti caratteristiche hanno portato all’identificazione di quattro tipi di Barbagia: quella di Ollolai, collegata a Fonni e Gavoi; la Mandrolisai che digrada invece dal Gennargentu verso ovest; quella di Belvì che si estende intorno a Sorgono e infine la Barbagia di Seùlo, affacciata sui contrafforti più meridionali del Gennargentu. 

Orgosolo, fra “gambales” e “murales”

Murales nel centro storico di Orgosolo
Murales nel centro storico di Orgosolo

Lasciando Nuoro alle spalle, in direzione sud ovest, dopo aver oltrepassato la fertile incisione prodotta nel granito dal rio di Locoe, si giunge a Orgosolo.
Paese annoverato tra i più rappresentativi della cultura barbaricina. Collocato, a mo’ di vedetta ai margini di un ripido pendio, si collega attraverso vie impervie ai territori a nord del Gennargentu. La crescita d’interesse da parte del turismo nei confronti di questa minuscola realtà rurale, è dovuta ad una serie di motivi: le straordinarie qualità ambientali del territorio, la reperibilità immediata di prodotti d’origine controllata e il fascino delle tradizioni perpetuate dalle usanze locali, rese visibili nei larghi costumi in velluto e nei “gambales” indossati dalle donne del paese. Un passato più recente è al contrario impresso sulle case del piccolo centro rivestite di “murales”, oltre centosettanta, caratterizzati da chiari messaggi di propaganda politica.

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Scorcio del paese
Scorcio del paese

E’ ad ogni modo il mese d’Agosto quello in cui la comunità di Orgosolo esprime compiutamente il suo legame con la tradizione. Dalla chiesa dell’Assunta il simulacro, nel giorno di ferragosto, è accompagnato da giovani abbigliati nei costumi locali, seguiti dalle donne anziane anch’esse in costume e da decine di cavalieri che danno spettacolo di destrezza gareggiando nella competizione della “pariglia”. L’estate fa da cornice ad un’altra giostra di cavalli: ogni anno, nella prima domenica di Giugno, si celebra Santu Anania, soldato romano, martire del cristianesimo.
Oltre al fascino delle tradizioni, Orgosolo si presta ad interessanti escursioni naturalistiche. Ad un’altezza di poco più di mille metri si trova la sorgente di Funtana Bona, immersa nella splendida foresta di Montes, ai piedi del monte Fumai.
Non distante da qui si estende l’altopiano calcareo del Supramonte, con le sue vaste e brulle distese, custodi del segreto delle spaventose maschere lignee.

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