La provenzale Èze è un vero e proprio paese-cartolina. Uno dei tanti che impreziosiscono la riviera ligure di ponente e quella francese della Costa Azzurra. La preziosità è data dalla collocazione fisica di paesi, piccoli centri, quasi tutti con superba vista su quel mar ligure che bagna le due riviere, finalmente non più divise da barriere fisiche, grazie alla nuova Europa.
I centri abitati della parte francese prossima all’Italia sono distribuiti (autostrada a parte) su tre grandi direttrici di traffico: la Grande Corniche, la Moyenne e la Inférieure. Collocato a metà via fra Nizza e Montecarlo, Èze è presente con i suoi “nomi” su tutte e tre le strade.
Costruita da Napoleone La Grande Corniche
La Grande Corniche, costruita da Napoleone in parte lungo il tracciato dell’antica via Giulia Augusta, che collegava Genova a Cemenelum (Cimiez) conserva in prossimità di La Turbie un “trofeo”; monumento celebrativo della vittoria romana risalente all’anno 6 avanti Cristo, posto sul confine tra la Gallia Cisalpina e quella Transalpina. Il “trofeo” abbraccia un notevole tratto di costa ed è l’unica vestigia del genere sopravvissuta, unitamente a quella di Adam-Lissi che si trova a centocinquanta chilometri da Bucarest in Romania, allora Dacia.
Su questa strada, venendo da Nizza, si incontra prima il Belvédère d’Èze: la vista spazia sul villaggio stesso, sul monte Boron, sulla catena dell’Esterel e sulle Alpi; più giù, con lo sfondo del luminoso Mediterraneo, ecco la penisola di Cap Ferrat, Cap d’Antibes, le isole Lérins. Poco dopo, a cinquecentododici metri d’altezza, c’è il Col d’Èze dal quale sono visibili i monti delle alte valli della Vésubie e del Var; a sinistra s’innalza poi il Mont Bastide, antico “oppido” celto-ligure e in seguito “castrum” romano. Èze è attraversata dalla Moyenne Corniche, mentre su quella inferiore si trova Èze-Bord-de-Mer, riparata da alte scogliere.
Un paese incantato
Una cinquantina di persone, sulle duemila e cinquecento che popolano il comune, vivono stabilmente nell’antico villaggio appollaiato a nido d’ape su uno sperone roccioso a quattrocentoventinove metri sul mare. Molti francesi hanno qui la seconda casa e specie d’estate i residenti aumentano notevolmente, anche se il piccolo centro è frequentato durante l’intero anno. Le case in pietra viva, i vicoli stretti e ripidi che si arrampicano per mezzo di scale e di passaggi non di rado coperti da volte, costituiscono un insieme architettonico di grande fascino che ripropone atmosfere medievali. Le case, tutte accuratamente restaurate, ospitano negozi, botteghe artigiane, atelier di artisti.
Ogni angolo di Èze è abbellito da fiori, macchie di verde e ogni curva scopre visioni incredibili sul mare e sui monti. Le rovine del castello, costruito nel XIV secolo e smantellato per ordine di Luigi XIV nel 1706, avvolgono quasi a proteggerlo il giardino esotico del luogo.
Il giardino esotico e Patrick Le Tiec
Patrick Le Tiec, bretone che da tempo ha lasciato le brume della sua terra per il sole della Riviera, conosce molto bene gli “ospiti” del giardino. Una delle prime curiosità che racconta riguarda la grandezza, i volumi delle piante, che si presentano notevolmente più piccole rispetto a quelle originali che crescono nell’America centrale e in quella meridionale; ciò è dovuto esclusivamente al locale clima temperato, ben diverso da quello secco e arido delle zone di provenienza.
Malgrado le (relative) ridotte dimensioni delle piante, Patrick sembra un folletto quando si inerpica e contorce tra i fusti e le protuberanze dei cactus, quando manipola sapientemente grosse spine e lunghi aghi che mettono i brividi per le loro dimensioni. Lo fa con entusiasmo e competenza, addentrandosi in spiegazioni scientifiche e illustrando le non poche stranezze che accompagnano la vita di questi vegetali.
Fantasie botaniche
Il giardino è nato nel 1949 per merito dell’ingegnere agronomo Jean Gastaud e raggruppa, attorno al reticolo di sentieri che salgono verso la sommità, circa quattrocento piante grasse per un centinaio di varietà: agavi, àloe, euforbie, cactus ecc., tra i quali spiccano l’opuntia, dalle spine traslucide che riflettono la luce mediterranea e il rotondeggiante cactus “coussin de Belle-mère” (cuscino della suocera) nome popolare dello spinosissimo “echinocactus grusonii”, una pianta che raccoglie sorrisi compiaciuti. Tra le piante più recenti messe a dimora – non va dimenticato che la zona è stata devastata nel 1986 da un furioso incendio – ve ne sono alcune davvero notevoli.
L’agave americana, presente grosso modo dal Messico alle zone più settentrionali dell’America del Sud, raggiunge verso i quindici anni d’età i dieci metri d’altezza e quando fiorisce, una sola volta prima di morire, presenta numerosi fiori giallo-verdastri disposti come candele su un grande candeliere. Da questa pianta e da alcune varietà consimili, in Messico ricavano il “pulque”, bevanda nazionale. L’agave tequilana viene al contrario “lavorata” per ottenere altre due note bevande: il “mescal” e la “tequila”.
Ma l’utilità di questo vegetale non si ferma qui; possiede indubbie proprietà medicinali per cicatrizzare ferite, per il trattamento delle fratture, per curare infezioni dell’intestino e dello stomaco.
Infine, una credenza messicana: le coppie tristi perché non hanno ancora avuto figli, debbono coprire la propria abitazione con foglie d’agave; in capo a un anno arriverà l’erede.
Piante da tutto il mondo
Interessante è anche il “cereus peruvianus” (cero del Perù). Malgrado il nome, è originario del Brasile e dei litorali dell’Argentina del nord. Alto quindici metri (venti centimetri il diametro) è molto richiesto dagli appassionati, specie nella variante “monstruosis”, per via delle grosse verruche irregolari che si staccano dal fusto. Altra pianta presente a Èze è l’euforbia; diffusissima (oltre duemila specie catalogate) si divide in piante annuali, rustiche vivaci, non rustiche succulente dette anche “cactus del Vecchio Mondo” e non rustiche da interni. È presente nelle zone tropicali d’America e nell’Africa del sud.
Interessante è poi il rampicante “carpobrotus edulis” della famiglia delle aizoacee, introdotto in Europa dall’Africa del sud nel XVIII secolo e presente nel sud-ovest d’Europa. Viene utilizzato per consolidare le dune, ad esempio nella riserva del Coto de Doñana, alle foci del Guadalquivir.
Eccoci ad alcune cactacee. Il “ferocactus stanesii o pilosus”, le cui spine vengono utilizzate come amo dai messicani delle regioni centrali; una volta tolte spine e corteccia, viene cotto nello zucchero e consumato come dessert. Un cactus d’altura è al contrario l’ “oreocereus celsianus”; lo si trova fra i duemila e i quattromila metri d’altitudine sulle Ande. Malgrado ciò, è molto frequente incontrarlo anche nei giardini botanici (come questo di Èze), situato poco oltre il livello del mare.
Infine, la grande varietà di opuntia (tunicata, fulgida con la variante mamillata ecc.). La più famosa, presente in natura dal Canada all’Argentina, ai limiti delle zone desertiche e di quelle glaciali, è l’ “opuntia ficus indica” (fico d’India) che, come tutti sanno, ha frutti dolcissimi e “spinosi”.
Per apprezzarla, è necessario saper sbucciare i frutti convenientemente.
Èze, Giardino Esotico e non solo
Oltre al Giardino Esotico, le rimanenti attrattive di Èze che meritano una visita sono:
La Chapelle des Penitents Blancs
Edificio adorno di pannelli smaltati, raffiguranti la vita e la morte di Cristo e della Madonna. Sull’altare maggiore, c’è un crocifisso catalano del 1258, col Cristo sorridente e a capo eretto. La cappella conserva anche un ciborio esagonale di mogano del Cinquecento e la statua della Madonna delle Foreste (XIV secolo) così chiamata perché il Bambino mostra tra le mani una pigna.
Chiesa parrocchiale
Ricostruita nel XVIII secolo, presenta una facciata classica e un campanile quadrato a due piani. Conserva un pregevole fonte battesimale del Quattrocento fregiato di stemmi.
Sentier Frédéric Nietzsche
È un sentiero che scende verso la Corniche inferiore, sino a Èze-Bord-de-Mer. Passeggiando tra i pini e gli ulivi, Nietzsche concepì la terza parte del suo capolavoro “Così parlò Zarathustra”.
Parfumerie Fragonard
Qui vengono mostrati i vari metodi impiegati per la fabbricazione degli olii essenziali e dei cosmetici in uso a Grasse, la capitale mondiale dei profumi.
Ospitalità
Il paese ospita sette hotel-ristoranti, il più famoso dei quali (ottima cucina, prezzi in conseguenza!) è lo Château de la Chèvre d’Or. Dispone di una suite per pochi (duemila e cinquecento euro per notte, mille e cinquecento in bassa stagione!) completamente isolata dal resto del complesso: camera, terrazzi fioriti, megavasca idromassaggio all’interno e un’altra all’esterno, di fianco alla piccola piscina privata e riscaldata. Privacy assicurata con panorama incantevole. Nel resto del paese, i semplici ristoranti sono nove; dodici le boutiques, sette le gallerie d’arte e altrettanti i negozi d’artigianato. Infine, due le profumerie. A Èze c’è persino un piccolo museo.