Venerdì 22 Novembre 2024 - Anno XXII

A proposito della crisi del Turismo, hanno detto … (e aggiungiamo noi….)

Professionalità (molto) così così, ricavi immiseriti, tour operator dietro la siepe (per i dettaglianti), dettaglianti troppi (per i tour operator), Internet galeotto (frega i clienti), il malvezzo dello sconto (frega i guadagni), compagnie low-cost invitanti al Fai Da Te (ri-fregano clienti), biglietterie improduttive (con le commissioni delle Ferrovie ci fai la birra), clienti che si fanno furbi (vedi Internet, low cost, tecnologie), agenzie viaggi pigre (che non tacan la bala andando a stanare il cliente). Quante parole, interventi, ricette si sprecano sui tanti mali e magagne che mettono in crisi il settore turistico.Ecco – tanto per capirne qualcosa – alcune … Leggi tutto

A proposito della crisi del Turismo, hanno detto … (e aggiungiamo noi….)

Professionalità (molto) così così, ricavi immiseriti, tour operator dietro la siepe (per i dettaglianti), dettaglianti troppi (per i tour operator), Internet galeotto (frega i clienti), il malvezzo dello sconto (frega i guadagni), compagnie low-cost invitanti al Fai Da Te (ri-fregano clienti), biglietterie improduttive (con le commissioni delle Ferrovie ci fai la birra), clienti che si fanno furbi (vedi Internet, low cost, tecnologie), agenzie viaggi pigre (che non tacan la bala andando a stanare il cliente). Quante parole, interventi, ricette si sprecano sui tanti mali e magagne che mettono in crisi il settore turistico.
Ecco – tanto per capirne qualcosa – alcune recenti dichiarazioni di Esperti al TTG.

La “voce” degli esperti

Ernesto Preatoni (Foto: Sirotti)
Ernesto Preatoni (Foto: Sirotti)

Preatoni (Domina): Noi di Domina facciamo un’attività di tour operator limitata ai nostri programmi. Per gli operatori classici prevedo un futuro nero. Non sarà facile neppure per gli agenti di viaggio che devono cambiare marcia al più presto per non fallire. Gli agenti di viaggio devono ritagliarsi un ruolo attivo sempre alla ricerca del mercato. Se aspettano il cliente in casa è finita. Il nostro esperimento di network non è andato bene, ma io faccio il tifo per i dettaglianti perché meritano migliore fortuna. Guadagnare per loro diventa sempre più difficile, ma ci devono assolutamente provare.
Magda Antonioli (Bocconi): Oltre 9.000 agenzie contro le 2.500 in Francia, dicono tutto, su quanto il settore distributivo sia frammentato e, purtroppo, non sempre con grande professionalità … (commenta il TTG “impietosa analisi”).
Corti (Astoi): Con l’introduzione delle fee per i biglietti aerei le agenzie viaggio capaci, qui come in altre parti del mondo, non hanno perso ricavi, anzi. E’ vero però che ora il fatturato è al 60% fatto da pacchetti di tour operator, mentre prima era preponderante la biglietteria.
Ma l‘intermediazione non è in crisi. Gli agenti sono coloro che fanno il packaging, il design e il posto vendita del prodotto, che hanno in mano le redini del mercato. Ma devono saperlo gestire.
E soprattutto gestirlo nei tempi dovuti. La variabile diventa tempo. Oltre che un nuovo approccio a un consumatore ormai diverso rispetto anche solo a pochi anni fa: che viaggia di più magari per meno tempo e, grazie anche e soprattutto a Internet, è spesso molto bene informato.
Ecco perché il successo del Dynamic Packaging. Mentre i tour operator spacchettizzano, altre realtà, come le low- cost appunto, pacchettizzano sempre di più.
Fine delle dichiarazioni.

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“Considerescion”….

Magda Antonioli
Magda Antonioli

E allora? Mah.
Il Beruschi versione brasileira avrebbe definito la crisi del turismo una brutta fazenda, e si sarebbe davvero tentati di metterla sul ridere, non tanto perché non sembrano esservi molte possibilità di risolvere tante vicende negative quanto perché è financo difficile, se non impossibile, capire quali e quante sono: la loro origine, insomma, fare un po’ di chiarezza.
Ben chiaro è stato Preatoni, più finanziere che politico, a proposito del futuro nero degli operatori classici (non si capisce bene, però, cosa voglia dire facciamo un’attività di tour operator limitata ai nostri programmi: forse voleva dire limitata alle nostre proprietà alberghiere?).
Chiaro soprattutto nei confronti degli agenti di viaggio dettaglianti e lì (che debbano alzar le chiappe, uscir di bottega e andare ad aggredire il cliente) non ci piove.
Ma si ha un bel da ritagliarsi un ruolo attivo alla ricerca del mercato –  aggiungiamo commentando in tutta modestia – se una volta raggiunto il cliente ti manca la professionalità (e scopri, ma forse lo sapevi già prima,che ne sa più di te).
E proprio discettando sulla Professionalità si passa da Preatoni a Magda Antonioli che appunto la dice tutta segnalando un rapporto di (quasi) 1 a 4 tra agenzie viaggio francesi e italiane.
Se si considera che più aumenta la produzione più scade la qualità (vedi le differenze tra artigianato e industria) sembra ovvio concludere che i dettaglianti nostrani sono più gnoranti di quelli gallici. D’altronde bella forza: con ‘sta storia dei franchising e dell’agenzia aperta chiavi in mano, uno che pochi giorni prima faceva il barista o l’avvocato o la parrucchiera, tira su la clèr e si ritrova d’amblè a descrivere i Caraibi piuttosto che il Prado o a dover reperire la miglior tariffa aerea per mandare il cliente in Micronesia (ah, dov’è?).
Quanto a Corti (Astoi) se per agenti intende i dettaglianti è forse un filino audace pensare che quest’ultimi – leggendo le sue dichiarazioni di cui sopra – abbiano capito qualcosa (vedi quanto commentato nelle righe precedenti a proposito della loro cultura marketing turistica) in quel latinorum di parole che spazia da pacchettizzare a packaging, da Dynamic Packaging a spacchettizzare. E’ invece certo che la fee la conoscono bene e forse forse non sono d’accordo con lui. Una volta l’agente di viaggi aveva la certezza (e la tranquillità) di una sua bella commissione incorporata nel biglietto; un tutt’uno con la tariffa, liquidato con precisione contabile e nei tempi.
Con la fee gli sembra sempre di aggiungere qualcosa di straforo, che oltretutto il cliente considera non dovuta o arbitraria. Perché c’è anche un altro problema da trattare: leggasi che la cosiddetta gente riconosce la giustezza di un guadagno al dentista che gli cava il dente o al trumbée che gli stura il cesso. Ma che un agente di viaggi debba campare (con un valore aggiunto) del suo lavoro, beh, tutto questo produce un piccolo fastidio.
Ma questa, direbbe Kipling è un’altra storia (vedasi il fatto che in 50 e più anni di storia né la Fiavet né altri hanno mai pensato all’immagine, a  spiegare all’utenza che quella dell’agente di viaggio è una professione – quasi…- perbene, come quella del dentista e del trumbée).

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