Venerdì 22 Novembre 2024 - Anno XXII

Spigolando tra turismo e dintorni

Code estive Al Congresso della Fiavet a Menorca (grazie al Turismo Spagnolo per il gradito invito, ndr) il Gran Capo dell’Alpitour, Piccini, ha detto che occorre rivedere il calendario scolastico e quello industriale? Informati su quanto sopra, a Mortara (e dintorni) direbbero (come già segnalato in una precedente occasione) che l’autore di sì moderne e inedite dichiarazioni, appunto il sig. Piccini, “l’ha scupèrt i semènsi del gratacù” (una piantina comunissima, onnipresente in Lomellina). Il fatto è che di calendari scolastici e industriali (alias, sinonimo di scaglionamento delle ferie, più ossigeno al turismo italiano, stretto tra le ferree, canoniche date 4 … Leggi tutto

Code estive
Code estive

Al Congresso della Fiavet a Menorca (grazie al Turismo Spagnolo per il gradito invito, ndr) il Gran Capo dell’Alpitour, Piccini, ha detto che occorre rivedere il calendario scolastico e quello industriale?

Informati su quanto sopra, a Mortara (e dintorni) direbbero (come già segnalato in una precedente occasione) che l’autore di sì moderne e inedite dichiarazioni, appunto il sig. Piccini, “l’ha scupèrt i semènsi del gratacù” (una piantina comunissima, onnipresente in Lomellina). Il fatto è che di calendari scolastici e industriali (alias, sinonimo di scaglionamento delle ferie, più ossigeno al turismo italiano, stretto tra le ferree, canoniche date 4 o 5, 25 o 26 agosto) se ne parla da una vita. Ma nessuno fa nulla; tanto meno i sindacati, che dovrebbero essere i più sensibili sulla vicenda, perché tanti poveri lavoratori sono obbligati ad andar via in agosto spendendo per le vacanze cifre-furto, peraltro imposte ai tour operator da una stagione troppo breve.
Sarebbe proprio il caso che Mondointasca ne parlasse in uno dei prossimi numeri.

Degli stilisti e della loro moda la gente ne ha le palle piene?
Primo fra tutti il chiarissimo estensore di questo Gossip.
Sere fa si trovava a cena con amici e per caso ha buttato lo sguardo sul pavimento. Tutte le sciure tutte, con le immancabili scarpe a punta, anzi a puntissima, veri e propri supplizi appuntiti ai piedi; roba che se dovevano tirare un rigore lo sparavano fuori come fece Serginho a Istanbul (e questo può solo far piacere ai veri sportivi).
Ma questo è nulla. Alzato lo sguardo sulla tavolata, tutte le donne tutte in vestito rigorosamente, immancabilmente nero. Tristezza, cordoglio a gogò, mancava solo che invece del giro di sgroppini si recitasse il De Profundis. Ma è mai possibile (e a questo punto non si chieda all’estensore di queste righe cosa ne pensa delle donne, perché in effetti qualche uomo trasgressore c’è, mentre le donne di fronte alla moda son più pecore di un gregge), è mai possibile che un pirla qualsiasi (e sia pure un bravo disegnatore e un grande opinion leader, poco cambia) un bel mattino si alzi, decida che “quell’anno va il nero” e a ‘sto punto un povero estensore di righe invece che a una gioiosa cena in technicolor si ritrova in un funerale di terza classe?

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Non si vive di solo Calcio?
Grazie a Eurosport (e al “ponte” che ha ripulito Milano spedendo una bella fetta dei suoi abitanti a inquinare le autostrade invece di Corso di Porta Romana) chi scrive si è goduto l’amato Tennis dal Roland Garros. Bei personaggi, gente vera, non costruita da confraternite di manager e procuratori, i quattro finalisti.
La piccola belga Henin (chapeau) e la Pierce (donne che prima del tennis han combattuto ben altre battaglie); il mallorquino Nadal e il gaucho Puerta (coltello tra i denti ma lealmente).
Tanta civiltà, vero sport, tifosi perbene, giocatori senza spocchia, commenti genuini e umani, battimani al posto di fumogeni e motorini dalle tribune. Dal televisore tanto profumo di bucato dopo l’inciviltà, le urla, gli sputi in faccia, gli “sgub” di pel-di-carota Biscardi,, le violenze di mesi e mesi di Calcio.

Valentino Rossi
Valentino Rossi

Le vittorie del grande Valentino Rossi ci fanno ammattire? E allora…
Fermi
tutti! L’idea, la proposta (ma occorre qualche altro postulante, chi ci
sta?) di nominare Valentino Rossi senatore a vita non è provocatoria e
tanto meno matta.
Sempre che si voglia davvero (alla faccia dei
tanti blablabla seguiti dal nulla) aprire le finestre del Belpaese e
fare entrare un po’ di aria fresca, cose concrete al posto di vecchi
parrucconi, invece dei soliti riti triti e ritriti, dei soliti anonimi
tristi volti dentro vestiti grigi grigi.
Con tutto il rispetto per
la cultura (e davvero ce n’è tanto) ma che senso ha nominare senatore a
vita (il Senato è già un cimitero degli elefanti e in Italia, per di
più, è solo un doppione della Camera) un poeta (che più è bravo e meno
è conosciuto, già in Italia, figuriamoci all’estero) di novant’anni o
giù di lì o personaggi che han campato di politica tra i palazzi
romani? La nomina è un riconoscimento a chi con il suo operato fa
conoscere (simpaticamente non meno che costruttivamente) l’Italia nel
mondo. E allora? E ricordiamoci che perse già un’occasione con Modugno:
con le sue canzoni fece di più per l’Italia di tutti gli ambasciatori
messi assieme. Ma in ‘sto Paese per valere qualcosa bisogna morire o
arrivare a ottant’anni.

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