Colta, efficiente, ricca e anche un po’ snob, vivace e cosmopolita. Questa è Boston, la metropoli più vivibile di tutti gli Stati Uniti. E anche quella che ha scritto importanti pagine di storia americana.
Proprio qui, sulla costa del Massachusetts (per la precisione a Plymouth, davanti alla penisola di Cape Cod), sbarcarono nel 1620 un migliaio di puritani inglesi giunti con il veliero “Mayflower“, precursori dell’esercito di europei che avrebbe poco a poco colonizzato l’immenso territorio nordamericano tra l’Atlantico e il Pacifico. I nuovi arrivati erano di ferrei principi religiosi, ma in buona parte anche di elevato livello culturale.
Già pochi anni dopo la nascita di Boston, fondata nel 1624 dal reverendo William Blaxton alle foci del Charles River, poco più a nord di Plymouth, la città disponeva di una public school che ancor oggi è uno dei licei più esclusivi, frequentato soprattutto dai wasp (white, anglo-saxon, protestant – ovvero bianchi, anglofoni e protestanti).
Risale alla stessa epoca anche il nucleo originario della Harvard University nel distretto di Cambridge, che insieme al leggendario MIT (Massachusetts Institute of Technology) ha sfornato generazioni di scienziati, intellettuali e tecnocrati. Una tappa obbligata per i rampolli delle famiglie più in vista come quella dei Kennedy, di origine irlandese, diventata il simbolo dei bostonians in carriera.
Qui inizia il “sogno americano”
Grazie alla posizione felice del suo porto naturale, Boston ebbe un rapido sviluppo economico e finì presto in rotta di collisione con la Corona britannica, come testimoniano il massacro del 1770 e il famoso Boston Tea Party nel 1773, quando in segno di protesta per le tasse imposte da Londra vennero gettate in mare 340 casse di tè.
A ricordarlo c’è una piccola nave-museo, la “Beaver” ancorata presso il ponte di Congress Street, che è una copia del veliero al centro dell’episodio; e poiché gli americani tengono moltissimo alle ricostruzioni storiche, chi sale a bordo può sperimentare il brivido di gettare in acqua una (finta) balla di tè.
La lotta per l’indipendenza è anche il filo conduttore del Freedom Trail, il famoso itinerario di cinque chilometri che in poco più di due ore consente di esplorare a piedi i più importanti monumenti e luoghi storici della città. Basta seguire la striscia di mattoni rossi incastonati nei marciapiedi per scoprire che, a dispetto delle sue dimensioni e a differenza di tante altre metropoli yankee, Boston ha un cuore antico raccolto e ricco di fascino che tradisce qua e là solide radici europee.
Lungo il “filo rosso” della Libertà
Punto di partenza è il Boston Common, lo splendido parco nel cuore di Downtown dove i bostoniani amano passeggiare e dove manager e impiegati degli uffici circostanti si godono sole e relax durante la pausa pranzo. Difficile immaginare che in origine era il luogo dove venivano eseguite le condanne a morte e che fino al 1830, quando vennero ufficialmente bandite dal centro, vi pascolavano le mucche.
Uno dopo l’altro, il “Cammino della libertà” tocca i baluardi della storia cittadina: la Massachusetts State House, sede del governo statale davanti al quale nel tempo hanno dimostrato quaccheri, suffragette e pacifisti; l’aristocratico Beacon Hill, raro esempio americano di quartiere di charme d’antan le cui casette in mattoni rossi fanno la fortuna degli immobiliaristi; la Park Street Church e l’Old State House, dal cui balcone venne proclamata l’indipendenza nel luglio del 1776.
Ed ancora la Faneuil Hall e l’adiacente Quincy Market, delizioso centro commerciale coperto in stile classicheggiante che spazia dalla verdura alla moda e all’artigianato in stile “figli dei fiori”.
Il Freedom Trail raggiunge anche uno dei quartieri etnici che sono il simbolo dello spirito tollerante e progressista di Boston. North End, attorno a Hanover Street e Salem Street, è la roccaforte degli immigrati italiani dove si respira una simpatica aria paesana.
Qui troverete la Paul Revere House, una casa in legno del 1680 che sembra uscita dal Medioevo, l’Old North Church, la chiesa più antica della città datata 1723, e il panoramico cimitero Copp’s Hill Burial Ground. Da qui la vista spazia su Charlestown, sulla sponda opposta del Charles River, dove si trovano le ultime due tappe del Freedom Trail: la Navy Yard con il veliero USS Constitution, la più antica nave da guerra degli Stati Uniti varata nel 1797, e il monumento alla battaglia di Bunker Hill, ennesimo simbolo dei travagliati rapporti con l’amata-odiata patria britannica.
Grattacieli e grandi arterie
Anche la Trinity Church, sulla St. James Avenue, con i suoi tratti neoromanici ricorda ambiziose architetture spagnole e francesi.
Ma basta alzare lo sguardo sul grattacielo in cui si specchia, la gigantesca Hancock Tower, per farla apparire come una chiesa-giocattolo.
Di struttura apparentemente semplice, il grattacielo alto 241 metri è in realtà un affascinante mosaico di tessere di vetro che cambiano colore a seconda dell’ora e del tempo che fa: dal blu al grigio al rosso-oro del tramonto.
Dal belvedere in cima all’edificio si riconoscono le trame del sottostante quartiere di Back Bay, costruito a metà Ottocento al posto di una palude.
Ora è tra i posti più chic di Boston: un concentrato di raffinate boutique come quelle di Newbury Street, di ristoranti alla moda, gallerie d’arte e istituzioni culturali; tra le più affascinanti, l’Isabella Stewart Gardner Musem a Fenway, una strepitosa casa-museo zeppa di meraviglie, espressione della ricchezza che le attività mercantili hanno fruttato, nel tempo, a molte famiglie bostoniane.
Oggi i commerci e l’industria navale hanno perso il ruolo preminente d’un tempo. La parola d’ordine è high-tech, un settore che grazie anche ai cervelloni del MIT fa da motore all’economia locale insieme alla finanza e alle assicurazioni.
Boston e i Kennedy: binomio inscindibile
I mutamenti economici stanno anche ridisegnando i contorni della città. Dopo anni di declino, ampie zone della Waterfront sono state riscoperte e trasformate. Molti vecchi magazzini a ridosso dei grattacieli sono oggi originali case d’abitazione, centri commerciali e alberghi di lusso, affiancati da attrazioni di grande richiamo come lo spettacolare New England Aquarium.
Un indirizzo ambìto anche dalle nuove leve dei bostoniani che contano, che lo prediligono al tranquillo ma poco trendy romanticismo di Beacon Hill.
E i Kennedy? Malgrado tutte le tragedie che si sono abbattute sulla famiglia più famosa d’America, il mito a Boston (e non solo qui) resiste. All’Union Oyster House, antico e affascinante ristorante del 1715 specializzato in ostriche e aragoste a due passi dal Quincy Market, il tavolo più ambito resta quello al quale erano soliti sedersi John Fitzgerald e il suo clan.
Per conoscerne ogni segreto, bisogna però spostarsi a Columbia Point, nel distretto di Dorchester, dove si trovano la libreria e il museo intitolati allo scomparso presidente. Filmati, registrazioni, foto, postazioni interattive e oggetti esposti raccontano minuziosamente la storia della sfortunata dinastia che per gli statunitensi è stata l’equivalente di una famiglia reale.
Nelle soprastanti sale della libreria si celebra un altro mito americano, quello di Ernest Hemingway, di cui qui sono custoditi i manoscritti. Ma il fascino di questo prestigioso centro museale è anche legato alla sua originale struttura architettonica, opera del cinese Ieoh Ming Pei. Le enormi vetrate affacciate sull’Atlantico guardano diritte verso l’Europa, quasi a voler sottolineare le radici europee cui Boston tiene più di ogni altra città degli States.
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