Giovedì 21 Novembre 2024 - Anno XXII

C’è del verde in Danimarca

parco Il Ponte di Øresund

Grandi parchi, aree umide, giardini e coltivazioni floreali. Un paese all'avanguardia nella protezione della natura e dello sviluppo sostenibile

Danimarca foto Steen M Tripadvisor
foto Steen M Tripadvisor

Un’educazione di base che in Danimarca parte dalle scuole materne e accompagna i ragazzi nella loro crescita. Un contatto fisico continuo da parte della stragrande maggioranza dei cittadini (pratiche sportive, innata sensibilità ecologica, rispetto per tutto ciò che è “bene comune“).
Una società che anche a livello politico ha individuato nella protezione della natura, nello sviluppo sostenibile del territorio e delle attività industriali e commerciali, la via naturale per preservare il verde, con ricadute benefiche sulla vita di tutti.

La Danimarca è senza dubbio all’avanguardia sotto questo aspetto. Fra le moltissime zone protette, i grandi parchi, le aree umide e gli innumerevoli giardini e coltivazioni floreali, abbiamo scelto tre luoghi che si trovano sull’Øresund, il braccio di mare che la separa dalla costa svedese, oggi scavalcato dall’avveniristico tunnel-ponte che unisce Copenhagen a Malmö.

Il Parco di Bakken
Parco di Bakken
Parco di Bakken

Il Parco di Bakken si trova poco a nord di Copenhagen, lungo la litoranea che collega la capitale danese alla città di Helsingør, celebre per il suo castello che, grazie al genio di Shakespeare, sarebbe stato teatro del dramma vissuto dal Principe Amleto. Il Dyrehavsbakken, questo il nome per esteso, è collegato alla cittadina di Klampenborg, in pratica un sobborgo di Copenhagen. È anche un parco di divertimenti, uno dei più antichi del mondo, inaugurato nell’ormai lontano 1830. Ma la zona dedicata allo svago è in verità molto ridotta, pur se frequentatissima dai locali e dai molti turisti (specie svedesi).

Di fatto, l’enorme area a verde è occupata da prati immensi e da una vera e propria foresta ricca di alberi giganteschi, cespugli fioriti, piccole forre, tronchi di alberi morti per vecchiaia o abbattuti per la normale manutenzione da parte di un vero e proprio esercito di addetti.
Il terreno, leggermente ondulato, è tagliato da numerosi viali e vialetti in terra battuta, pochi dei quali asfaltati e destinati alle escursioni in bicicletta (veicolo molto amato in Danimarca). Nei giorni di festa, i gitanti sono numerosi e possono utilizzare l’area anche per i pic-nic; si può esser certi che, alla fine, non resterà sul terreno un solo pezzetto di carta.

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Danimarca: in carrozza nel Parco
carrozze nel parco Jaegersborg (foto John H-dyrehave)
Carrozze nel parco Jaegersborg (foto John H-dyrehave)

L’aspetto divertente del parco di Bakken è dato comunque dalle gite in carrozza. I vetturini prelevano i turisti all’ingresso del parco, quattro per carrozza, due i grossi cavalli da tiro, e compiono itinerari a scelta, più o meno lunghi, a seconda del tempo a disposizione e della spesa che si vuole affrontare.
Le poche piste in asfalto vengono percorse solo quando indispensabile; vengono preferite le piste in terra battuta che si intersecano con altre piste, con altre carrozze.

L’obiettivo dichiarato dei gitanti è quello di essere lasciati il più possibile vicino alle zone frequentate da numerosi branchi di daini e cervi, animali un po’ schivi, come è noto. Non si possono avvicinare troppo, sia perché è proibito, sia perché gli animali non si fanno avvicinare. Prati e boschi per allontanarsi dai visitatori invadenti (pochi!), non mancano di sicuro. Meta finale d’obbligo, per spaziare con la vista sull’intera area verde, uno sguardo alla striscia di mare in lontananza, è il padiglione di caccia dell’Eremitagen, che svetta severo su una piccola altura, al centro del parco.

La casa e il parco di Karen Blixen
La casa di Karen Blixen (foto Leosquests tripadvisor)
La casa di Karen Blixen foto Leosquests tripadvisor

Proseguendo verso nord, ecco la località di Rungstedlund, parola composta che starebbe per “bosco degli echi profondi“. Qui sorge la casa natale di Karen Dinesen (1885-1962), universalmente nota come Karen Blixen, famosa scrittrice e pittrice. Dopo aver contratto un matrimonio di convenienza con il nobile svedese von Blixen-Finecke, Karen si trasferisce in Africa, nel Kenya, luogo nel quale risiederà sino agli inizi degli anni Trenta.

Nel 1921 divorzia e, dopo la morte dell’aristocratico Denys Finch Hatton al quale era stata sentimentalmente legata, fa ritorno in Danimarca, nella proprietà di Rungstedlund, ancora oggi vasta e verdissima, in faccia al mare.

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Il periodo africano
Karen Blixen
Karen Blixen

La scrittrice è divenuta famosa nel mondo soprattutto grazie al suo libro “La mia Africa“, dal quale è stato tratto un film interpretato da Meryl Streep e Robert Redford. Sarebbe però riduttivo considerarne l’importanza come autrice, unita alle grandi doti di sensibilità e amore per la natura, solo ancorando il nome della Blixen alla sua opera più nota. Anche se sono emersi carteggi di grande valore scritti nel periodo africano, è con il ritorno in Danimarca che la Blixen esprime le sue notevoli doti di scrittrice, sia usando il proprio nome ma anche sotto numerosi pseudonimi, il più famoso dei quali (Isak Dinesen), famosissimo in America.

Consumata da una lunga malattia, la Blixen muore nella sua bella casa e viene sepolta ai piedi di una grande quercia, al limite estremo del parco. Oggi la casa natale è un Museo frequentatissimo. Contiene libri, documenti, fotografie e numerosi e bellissimi quadri dipinti in gran parte in Africa.

Santuario degli uccelli

Il parco, per volere della Blixen, è divenuto nel 1958 un vero e proprio santuario per gli uccelli. Sono circa una trentina le specie di volatili che vi hanno fissa dimora, protetti dalla Società Ornitologica danese. Il parco conserva infine numerose specie arboree, alcune vecchie di oltre 200 anni. Vi sono tre laghetti, popolati da anitre e cigni, alcuni sentieri che attraversano il parco, vera oasi di verde e di silenzio.

La Blixen ha sempre amato i fiori, coltivati in grande quantità e varietà ancora oggi. Lei era solita ingentilire le stanze nelle quali viveva creando gradevoli composizioni floreali e cambiandole ogni giorno. Abitudine che il personale del museo perpetua dal giorno della sua scomparsa.

Louisiana: tempio della cultura, tra il verde e il mare
Museo Louisiana
Museo Louisiana

Humlebæk, prossima a Helsingør, è la terza località che abbiamo visitato. Il nome di sapore latino che appartiene a questo famoso museo, perfetto connubio fra natura, architettura e opere di fama mondiale, è di origine perlomeno curiosa. Nel 1885 Alexander Brun, maestro del corpo di caccia reale, esperto di alberi da frutta e apicoltore, acquista venticinque acri dell’antica proprietà Krogerup Manor. Vi edifica una casa che chiama Louisiana, in omaggio alle tre donne e spose della sua vita che avevano tutte nome Louise!

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L’area occupata dalle palazzine espositive copre 11.500 metri quadrati, dei quali 7.500 sono destinati all’esposizione di mostre. Vi hanno messo mano in tanti, dal 1958, anno di fondazione del Museo, al 1994, costruendo con giudizio e buon gusto, sistemando, grazie all’apporto di esperti di botanica, le zone a verde, ricche di piante e fiori. Un grande anfiteatro, un prato in leggera discesa verso il mare, nella bella stagione funge da ribalta per i concerti, le rappresentazioni teatrali. Louisiana, luogo di cultura ma anche di grande attrattiva per le sue bellezze naturali, vanta circa 500.000 visitatori ogni anno, il 30% dei quali proviene dalla vicina Svezia.

La Fondazione Alexander Brun
Museum of Modern Arts
Museum of Modern Arts

Fra le clausole del lascito alla Fondazione, Alexander Brun aveva indicato l’obbligo di donare ai visitatori, su presentazione del biglietto d’ingresso, un germoglio di un albero da frutta (pero o melo), per successivi innesti casalinghi. Non vi sono più alberi da frutta, a Louisiana; ma la clausola che riguarda questa gentile usanza non è mai stata abrogata.

Oggi gli appassionati d’arte moderna hanno però a disposizione le opere dei vari Mirò, Moore, Picasso, Giacometti, Fontana, Lichtenstein, Wharol e cento altri. Ciò che giustifica una visita, resa per di più attraente da una natura ridisegnata con saggezza dall’uomo.

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