Mi accingo a narrare le vicende di un’isola non solo assai poco nota ma pure piccina piccina (meno di 12 kmq ‘lo dice’ Wikipedia nella scheda dei dati, salvo poi, nel testo esplicativo, scendere a 9,2, mah). L’isola si chiama Castelrosso, in italiano e Kastellorizo, in greco moderno. Meghisti, che in greco antico significherebbe “la più grande” e a onor del vero qualche isolotto, ma pochissimi, nei dintorni c’è. E aggiungo pure –sempre a proposito dei nomi di quest’isola- Meis, in turco. Stante l’estrema vicinanza alla costa dell’Asia Minore –meno di 3km- nonché per secoli di occupazione ottomana.
A ‘sto punto, ancorché i suesposti nomi siano abbastanza numerosi il lettore si scoprirà novello Carneade chiedendosi dove mai sarà ubicato ‘sto posto. Ma, se (come faceva il Mike Bongiorno in Lascia o Raddoppia) aiuto lo scarso geografo sussurrando la parola “Mediterraneo”. Eccolo allora dichiarare sorridente che lui quella Castelrosso / Kastellorizo / Meghisti / Meis sapeva dov’era e l’aveva pure vista. Almeno al cinema.
Kastellorizo, l’isola dove fu girato il film Mediterraneo
Trattasi infatti dell’isola che fu il Set (ma adesso fa anche tanto chic dire Location) di “Mediterraneo” di Gabriele Salvatores. Vincitore dell’Oscar 1991 come miglior film straniero. ‘Starring’ Abatantuono, Bisio e la meravigliosa –in quanto Miss Grecia 1984- Vana Barba ‘as’ Vassilissa.
Quanto a me, sono sì, un assiduo cinefilo, ma la mia passionaccia per Kastellorizo ha origini ben anteriori alle proiezioni della sullodata pellicola. Per la precisione fu durante gli anni ’80 che sbarcai dalla nave (se ben ricordo si chiamava Panormitis) che dal Pireo mi trasferì sull’isola.
Località divenuta di interesse turistico
E ivi soggiornai nella doppia funzione e incombenza di inviato speciale di mondointasca (che per inciso era ancora di là di venire, eppoi dicono che il mio editorpadrone Pietro non sa anticipare i tempi…) e di Pater Familia. Con annesse funzioni di Mater, datosi che a quella data risultavo separato eppertanto la IX sezione del tribunale di Milano mi assegnava figlio e figlia per le vacanze estive (a quei tempi così naif, in attesa dell’on. Cirinnà, mica c’era la Stepchild Adoption nonché tutte le recenti diavolerie familiar bisex o quel che l’è …).
Ma eccomi a Kastellorizo, località storicamente molto interessante e destinata -dopo la scoperta cinematografica del già lodato Salvatores- a divenirlo anche turisticamente. Ma ‘con juicio’ datosi che, già piccola del suo, l’isola è prevalentemente montuosa a tal punto da doversi ricavare dal mare lo spiazzo che nel film fa da campo di Calcio e di atterraggio di una Cicogna della allora Regia Aeronautica.
Kastellorizo minuscola ma quanta Storia
È pertanto alla storia che occorre affidarsi per celebrare Kastellorizo. E al viaggiatore con esigenze culturali rivolte alle umane vicende, ma anche sensibile al turismo balneare, piacerà sapere che l’isola è circondata da un gran bel mare e da qualche spiaggia tanto tranquilla quanto ‘selvaggiona’. E se si parla di strutture ricettive -case private e alberghi- non è certo a Kastellorizo che vanno ricercati lusso e mondanità, e meno male: qualche posto ‘umano’ privo di musiche techno, luccicanti fuoristrada e cabina + ombrellone a 50 euro al dì (niente, per chi compravende footballeurs e a volte anche arbitri) vivaddio, sarà pur rimasto.
Dai Dori agli Ottomani …
Già, la storia di Kastellorizo. Tanto lunga (e, nel suo piccolo, Grande) da costringermi a narrarla telegraficamente (tanto per far paragoni, il contrario dell’Australia -per inciso mèta dell’emigrazione di tanti kastellorizani-: il continente quasi agli antipodi, grande ma con poco passato, Kastellorizo minuscola ma quanta Storia, quella, a mio modesto parere con la S maiuscola, stante il suo svolgimento in quel trafficatissimo mar Egeo).
Si comincia coi Dori (appunto Meghisti), eppoi i Bizantini, indi (inizio ‘300) i Cavalieri di Rodi (quelli che poi finirono a Malta), ma poco più di un secolo dopo ecco i Mamelucchi (leggasi sultani egiziani) cacciati però da Alfonso d’Aragona re di Napoli (frattanto, in quei secoli, fu eretto un castello più volte distrutto eppoi ricostruito, una costante dell’edilizia bellica),dopodichè ai primi del ‘500 ecco (mamma li) Turchi di Solimano il Magnifico e da allora (salvo breve presenza veneziana a metà ‘600 e rivolta indipendentista greca agli inizi del ’800) gli ottomani governarono l’isola.
…per finire con gli italiani e la Grande Guerra
Nel 1912 vide l’arrivo degli Italiani. Poco dopo molto kaos generato dalla Grande Guerra (marine militari francesi e britanniche contro i Turchi alleati di Tedeschi e Austroungarici). Ed eccoci all’italico Dodecaneso. Che belli –li ricordo, giovane filatelico- i grossi francobolli dedicati alle 12 isole. Per alcuni anni governate da (filastrocca a me sempre cara) “De Vecchi di Val Cismon conte Cesare”. Una solenne (almeno secondo me) fregatura per Kastellorizo, la presenza italiana (1921-1945).
Fregatura economica perché per alcuni secoli il porto era stato scalo di bastimenti. nelle rotte Costantinopoli-Istanbul e Medio Oriente (e nord Africa, Iskendereia/Alessandria). Con la strana (non solo nel senso di straniera: cosa ci facevano in quell’arcipelago del mar Egeo?) occupazione dei sudditi di Vittorio Emanuele III le navi preferirono tirare dritto e scalare altrove. Una prova? L’enorme calo della popolazione kastellorizana. Io stesso ebbi modo di notare osservando una stampa degli inizi ‘900 in cui tutto il bel porto naturale era circondato, su vari livelli, da edifici, commerciali e abitazioni. Le più recenti foto mostrano invece il porto di Kastellorizo contornato da poche case. Eppoi ci sono i numeri: ben più di 10.000 abitanti a inizio secolo scorso, 3.000 negli anni ’30, e via via in diminuzione fino ai 250 registrati nel 1990, in seguito raddoppiati. Effetto “Mediterraneo”…