Lunedì 25 Novembre 2024 - Anno XXII

Le volte della Galleria dei Candelabri tornano a splendere

Galleria dei Candelabri

Tornano lucenti e splendenti le volte della Galleria dei Candelabri del Vaticano. Dopo due anni di restauri complessi, le volte tornano allo splendore di fine ‘800

Candelabri galleria san tommaso e aristotele
San Tommaso e Aristotele

Scrostata e malconcia, è stata sempre ignorata dai numerosi visitatori dei Musei Vaticani. Questa era la volta della Galleria dei Candelabri, situata all’interno dei Musei. La Galleria prende il nome dai monumentali candelabri marmorei che rappresentano i sostegni ideali per i corpi illuminanti: la loro collocazione è disposta nelle aperture laterali degli archi di passaggio. Due di essi furono ritrovati nel corso dei lavori di scavo da parte dello Stato Pontificio ad Otricoli, mentre altri quattro furono trasportati al Museo da Santa Costanza da parte di papa Clemente XIV nel 1772.

Galleria dei Candelabri, un po’ di storia

La vera e propria galleria nacque grazie all’intuito di due architetti, Michelangelo Simonetti prima e Giuseppe Camporese poi, i quali allestirono la sala come oggi può essere ammirata in tutta la sua bellezza. Attraverso la creazione di sei archi disposti in una sequenza successiva su dei pilastri e grazie anche alle doppie colonne, il tutto si articola in una sorta di fuga di ambienti separati tra di loro. Allestita sotto papa Pio VI, tra il 1785 ed il 1788, venne completamente rinnovata nell’apparato decorativo durante il pontificato di Leone XIII.
Il nome della Galleria dei Candelabri è cambiato più volte nel corso della storia. In effetti, la prima denominazione originale fu quella di Galleria delle Miscellanee, a causa delle più piccole e meno importanti sculture a cui doveva essere da principio destinata (comunque, ve ne sono esposte ancora oggi circa cinquecento).

Ritornare allo splendore di Leone XIII

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La Grazie divina e il lavoro umano

“Ora, dopo due anni di restauri complessi, – dichiara Francesca Persegati, capo cantiere di restauro della Galleria, – non privi di difficoltà, nonostante le pitture fossero di fattura ottocentesca, le splendide volte, opera dei Seitz e Torti, sono tornate linde e splendenti”. Hanno riassunto la loro fisionomia originale, cioè così come le volle Papa Leone XIII sul finire dell’800 per eternare in questo luogo il suo innovativo programma politico culturale, a cominciare dalla dottrina sociale, che lui approfondì ed espose attraverso la lettera enciclica, Reruma Novarum. In una delle raffigurazioni vi è la rappresentazione dell’arte fotografica. D’altronde, questo papa fu il primo a farsi riprendere da una cinepresa. Non mancano altri quadri pittorici ispirati al mondo del lavoro, come quello del lavoro agricolo, del contadino intento a dialogare con un angelo, mentre questi gli indica il sole. Nei riquadri, non solo lavoro manuale ma anche intellettuale, soprattutto in quello di san Tommaso mentre dialoga con Aristotele.

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