Domenica 24 Novembre 2024 - Anno XXII

Chianti, giovane vino di trecento anni

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Firenze ha celebrato il Chianti con eventi di-vini nello storico Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio. La delimitazione delle zone di produzione del Chianti, primo territorio di vino, è di trecento anni fa. Il bando è stato emesso da Cosimo III de’ Medici nel 1716

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Matteo Renzi, presidente del Consiglio intervenuto alla giornata inaugurale del tricentenario

Sono stati celebrati a Firenze i 300 anni dalla pubblicazione del Bando di Cosimo III de’ Medici, con il quale si delimitavano le zone di produzione del Chianti (oggi Chianti Classico), del Pomino, del Valdarno di Sopra e del Carmignano. Quattro territori che possono vantare un importante riconoscimento storico che testimonia e rafforza la loro vocazione per la produzione di vini di grande qualità.
Nello storico Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio si è svolto un convegno incentrato sulla storia di questi vini dai tempi di Cosimo III ad oggi. Ha aperto i lavori il prof. Zeffiro Ciuffoletti dell’Accademia dei Georgofili con un breve excursus storico dal titolo “Terre, Uve e Vini di Toscana. A tre secoli dai bandi di Cosimo III de’ Medici”, seguito da un dibattito, condotto da Nicola Porro, sui  “300 anni di vino toscano nel mondo” con interventi dei Presidenti dei quattro Consorzi oggetto del Bando granducale, addetti ai lavori, opinion leader ed esperti nazionali e internazionali del settore.

Chianti primo territorio di vino

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Per celebrare questa importante ricorrenza le zone coinvolte hanno realizzato una ricca serie di eventi che coprirà tutta la stagione autunnale ed invernale fino al 2017. Musica, teatro, sport, gastronomia e ovviamente degustazioni di vini di annate che arriveranno, per quanto possibile, molto indietro nel tempo. Tutte le iniziative, caratterizzate dal logo creato appositamente per la ricorrenza, metteranno in grande evidenza le date ai vertici del tricentenario: 1716 – 2016 “I 300 anni del primo territorio di vino”.
Il bando di Cosimo III costituisce il primo esempio di delimitazione di zona di origine dei vini in Italia in chiave moderna, e trae origine da una lunga serie di esperienze commerciali che avevano ormai consolidato il valore qualitativo dei prodotti enologici di quei territori.

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Terroir toscani e francesi ai vertici dell’enologia mondiale

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Nello stesso periodo storico in ambito europeo si gettano le fondamenta per la nascita di denominazioni destinate a posizionarsi ai vertici dell’enologia mondiale. A Bordeaux si sta consolidando, con già un centinaio di anni di operatività, l’istituto dei Courtiers che nel 1855 sarà chiamato da Napoleone III a stilare la Classificazione Ufficiale dei Vini di Bordeaux tuttora in vigore. Lo Champagne, disprezzato dai francesi come vino difettoso, sta muovendo i primi passi nell’Olimpo dei grandi vini, grazie anche a figure come Dom Perignon che muore proprio nel 1715. In Germania la viticoltura si sta riprendendo dall’offuscamento dovuto alla guerra dei trent’anni.

Il Chianti apprezzato dalla regina Anna d’Inghilterra

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La campagna toscana territorio del Chianti

In Italia nel 1700 si producono vini ovunque, ma le zone che possono vantare riconoscimenti qualitativi superiori, dimostrati anche dalla capacità di esportazione, sono limitate. Per la Toscana di Cosimo III il vino era già un prodotto strategico, basti pensare che la regina Anna di Inghilterra lo apprezzava a tal punto da farne dono ad amici e alleati, contribuendo a far conoscere il vino toscano nel mondo. La Toscana vantava, già a quel tempo, quattro zone con uno stile di vino ben definito e reso personale dal terroir, ovvero dalle particolari caratteristiche climatiche, dal suolo, ma anche dalla storia e dall’intervento dell’uomo. Un Chianti (poi diventato Chianti Classico), che nasce in zone collinari con terreni dalle caratteristiche uniche e con uve particolarmente adatte a queste condizioni. Un Pomino-Rufina, che trae dall’introduzione di vitigni francesi compiuta da Vittorio degli Albizi e dall’altitudine dei vigneti le proprie caratteristiche di eleganza e freschezza. Un Val d’Arno di Sopra dove la maturazione delle uve ed il loro stato sanitario sono favoriti dall’esposizione, dai suoli e dalle correnti d’aria rinfrescanti indotte dal fiume Arno. Un Carmignano, infine, che vede l’impiego, primo in Italia, del cabernet importato come “uva francesca” da Caterina de’ Medici a metà del ‘500.

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Regole per la commercializzazione e pene per chi non le rispetta

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Il Bando di Cosimo III dei Medici che istituisce il territorio del Chianti

I documenti di archivio testimoniano gli sforzi del sesto granduca di casa Medici per allargare la rete commerciale in campo enoico durante la Guerra di Successione spagnola (1702-1714). Durante gli anni della guerra, infatti, la Toscana riuscì a rimanere neutrale, evitando i contraccolpi produttivi e commerciali degli altri paesi europei a vocazione vitivinicola coinvolti nel conflitto. Fu un decennio privilegiato per il Granducato. Una volta conclusa la guerra, però, la situazione cambiò drasticamente. A seguito degli accordi di pace firmati tra il 1712 e il 1714, i prodotti spagnoli, tedeschi e francesi furono riportati sul mercato e iniziarono i primi tentativi di contraffazione delle etichette. Questo fenomeno aumentò il danno, implicando per i vini toscani la perdita di una posizione di preminenza.
Il Bando del settembre del 1716 va inquadrato in questa cornice: la necessità per la politica granducale di rilanciare i vini toscani di maggior smercio e commercialmente più a rischio. Collegato al bando di settembre, un altro decreto, datato luglio 1716, mette chiaramente in evidenza anche regole di commercializzazione e stabilisce pene per chi le trasgredisce. 300 anni fa venne quindi anche costituita una congregazione, con compiti di vigilanza, che ricorda da vicino gli odierni Consorzi di Tutela.

Settantamila ettari per la produzione del Chianti

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Una ricorrenza come i Trecento anni dall’emanazione dell’editto costituisce un evento unico e non ripetibile che sancisce come la Toscana sia una delle culle mondiali dell’enologia di qualità. I vitigni che producono il Chianti si estendono per oltre 70mila ettari. La produzione è mediamente di 35 milioni di bottiglie all’anno di Chianti classico. Un vino che si esporta molto all’estero, in circa 100 paesi, e che attira visitatori da tutto il mondo che ogni anno vengono in questa parte della Toscana per acquistarlo, degustarlo e visitare le cantine storiche in cui si produce. Oggi le coltivazioni sono moderne, ma nel rispetto delle antiche tradizioni.
I vini del  Gallo Nero mantengono sui mercati il primato della denominazione con un + 35% nelle vendite a livello globale. La vendemmia 2016, che coincide col tricentenario è considerata dai produttori  davvero eccellente a partire dalla qualità impeccabile delle uve, con un’estate positiva favorita da una buona escursione termica che prelude alla nascita di vini di grande profumi aromatici e di buona acidità.

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