Venerdì 26 Aprile 2024 - Anno XXII

Un’oasi griffata Zegna

Giardinaggio, ultima moda. Architetture floreali e prati all’inglese riempiono
i tabloid delle riviste patinate. Ma c’è chi ha preceduto la tendenza: gli imprenditori della lana, nelle sinuose e nascoste valli biellesi

Un’oasi griffata Zegna

Qui tutti lo chiamavano “Gildo”, anche se nessuno intuiva che un giorno il nome di quel ragazzo di Trivero sarebbe stato associato ad una delle firme più prestigiose del panorama fashion mondiale.
Oggi la Zegna s.r.l. è un’aziende leader del settore moda: detta legge giocando con fibre e intessendo trame. Consolidatasi nel corso degli anni, è icona della sobria classe e del rigoroso made in Italy; tradizione che ha preso avvio a partire dall’epoca del boom industriale.

“Gildo”, lo stilista cha amava i rododendri

Da sinistra, Paolo, Gildo e Anna Zegna al
Da sinistra, Paolo, Gildo e Anna Zegna al “Trofeo Zegna 2004”

In quegli anni Ermenegildo, decide con l’ardire proprio di un ventenne, di rilevare l’attività artigianale del padre sfidando i giganti anglosassoni. Due gli imperativi categorici alla base della sua missione: assicurare le lane migliori dai fornitori più attendibili importando, se necessario, manodopera specializzata.
Inoltre, per far fronte alle esigenze di un mercato su cui si ergeva il fantasma della velocità, capì che era opportuno meccanizzare gli impianti di filatura e tessitura.
Lo spirito imprenditoriale di Ermenegido fece ascendere la sua azienda, nata tra le minute valli biellesi, negli eletti ranghi della “haute couture” e le permise di superare la crisi successiva al secondo conflitto mondiale. Il timone rimase nelle sue mani fino agli anni sessanta, quando passò il testimone ai figli Aldo e Angelo che ricevettero un’eredità di tutto rispetto: un attivo annuo di otto miliardi di lire e un patrimonio “maestranze” di millequattrocento operai.

Moda, ma non solo

L'Oasi Zegna in autunno
L’Oasi Zegna in autunno

Eppure “Gildo” non dimenticò mai le sue radici, anzi. Da mecenate illuminato, quale egli era, sfoggiò le sue doti di imprenditore applicandole anche in altri campi. Utilizzando parte degli utili dell’azienda tessile, li reinvestì facendo costruire a Trivero, non lontano dal suo stabilimento, il Centro Zegna; un complesso che ospitava servizi dedicati al tempo libero.
Desiderando poi proporre un ideale di turismo bucolico fatto di escursioni, procedette al recupero e al restauro di vecchie mulattiere e alla realizzazione di nuove piste forestali. Ripopolò così pendici brulle vestendole di conifere, ortensie e rododendri, per offrire al visitatore un’istantanea dell’eclettico paesaggio alpino.
Per rendere più agevole la fruizione del panorama, non pago del ripopolamento floreale, procedette alla costruzione di una strada in grado di collegare le valli isolate della comunità montana con il comune di Trivero. Nacque così nel 1975 un percorso che si snodava tra curve e tornanti per sessantacinque chilometri: la Panoramica Zegna.

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