A un semaforo rosso il traffico si blocca in una nebbia di gas di scarico.
A Bangkok i semafori durano un’eternità. Davanti alle schiere motorizzate che, nella lotta per una posizione di partenza vantaggiosa giocano nervosamente con l’acceleratore, la carreggiata ormai è vuota. Scatta il verde. Le macchine ruggiscono nel mattino caldo e umido: i motociclisti sono i primi a lanciarsi sulla pista vuota, inseguiti dai “tuk-tuk”, i caratteristici veicoli a tre ruote, cui fa seguito l’esercito delle limousine con l’aria condizionata e quello degli autobus, avvolti in nuvole di gas. Questa città è stata costruita per le automobili.
Nell’umido di Bangkok
Da maggio in poi il monsone sud-occidentale spinge nubi cariche di pioggia sulla capitale. Agli scrosci di pioggia iniziali fanno seguito veri e propri temporali.
Dai tombini fuoriescono a fiotti acque di scarico tossiche.
Durante l’autunno, quando il monsone nord-orientale porta la stagione secca, il fiume riversa inesorabilmente le sue acque giallastre nell’oberato sistema di canali. Le colline erose del nord della Thailandia non reggono più l’acqua piovana
e mentre il “Mae Nam” (madre delle acque) come i thailandesi chiamano affettuosamente il fiume Chao Phraya, si ingrossa minacciosamente, anche l’oceano, nell’incessante ritmo delle maree, riversa le sue acque salate nella cloaca cittadina d’acqua dolce.
Mi trovo a Bangkok da alcuni giorni. L’impatto iniziale con questa metropoli brulicante di circa otto milioni di persone è stato, anche se me l’aspettavo, traumatico. Tuttavia, mi attraggono gli estremi. Dalle inebrianti solitudini primordiali dell’Alaska al devastante frastuono caldo e umido della “città degli angeli”. In entrambi i casi, di sopravvivenza si tratta.
“Spiriti” per ogni esigenza
Ma Bangkok è speciale. Il fascino sensuale di questa città può anche non rivelarsi subito, ma è comunque destinato ad essere scoperto.
Bangkok sorge nel punto di incrocio tra influenze indiane e cinesi.
Nel modo siamese di vivere a piccoli passi, l’astrologia, ad esempio, svolge un ruolo di primaria importanza e il culto degli spiriti è una pratica fondamentale della vita quotidiana, peraltro assai incerta.
Vagando a piedi incontro persone e situazioni inusuali, scopro angoli suggestivi ma anche risvolti di estrema povertà.
Ovunque piccoli altari, dove uomini e donne si soffermano a mani giunte per pregare Buddha, accendendo candeline o incensi profumatissimi.
Circa il novantacinque per cento della popolazione professa il buddhismo therevada. Sostanzialmente la scuola therevada è una forma di buddhismo più antica e secondo i suoi seguaci, meno corrotta rispetto alle altre scuole diffuse nell’Asia orientale. Particolare importanza viene data a tre aspetti dell’esistenza:
il “dukkha” (disagio, insoddisfazione, malattia); l’ “anicca” (precarietà, transizione di tutte le cose) e l’ “anatta” (inconsistenza della realtà, la natura non permanente dell’anima).
Città sensuale
Comunque sia noi occidentali, a Bangkok, restiamo colpiti dal forte contrasto tra modernità e spiritualità antica. Per non parlare poi dell’atteggiamento mentale (e non solo) verso il sesso. Si, proprio il sesso, vero e puro.
Un pomeriggio, durante il mio interminabile girovagare a piedi, al semaforo di un trafficatissimo incrocio, il sorriso di una giovane thailandese cattura la mia attenzione. Mi sono bastate le solite banali quattro parole per avvicinarla, creare un clima di simpatia reciproca e trascorrere una piacevole serata.
Il fatto è che non è quasi sempre così, ma è così sempre!
I massaggi invece sono una cosa seria. Il massaggio tradizionale thailandese, chiamato anche massaggio antico, è ampiamente disponibile a Bangkok.
Il posto migliore per provarlo è al Wat Pho, il più antico tempio della città.
I patiti dei massaggi sostengono che i migliori massaggi siano praticati da uomini privati della vista, in pratica ciechi.
Va anche detto che non tutti i posti che reclamizzano i massaggi tradizionali in realtà li pratichino; a volte l’unica cosa “antica” che vi verrà proposta è l’età della massaggiatrice.
Bangkok dei contrasti
Nel caos di quell’enorme blocco di cemento che è Bangkok poche oasi, con la loro placida tranquillità, assumono una funzione risanatrice e donano immagini pittoresche rimaste immutate nel corso dei secoli.
I templi dorati sul fiume; le vesti color zafferano dei monaci; gli aquiloni colorati che svolazzano nel cielo; le case in teak all’ombra di antichi alberi di rose; l’esalazione dolciastra dei frutti di mango maturi e insieme, il lieve tintinnio delle campane di bronzo.
Ma sono le notti, le calde e umide notti che diffondono nell’aria gli umori e i sapori del piacere. A qualunque ora della notte vi serva un taxi, a Bangkok lo si trova. E i “24 ore” sono ovunque. Le mie notti, all’insegna della spensieratezza, cominciano sul sedile posteriore di un tuk-tuk.
Come sempre, chi guida, non può far altro che sorridere e buttar lì la solita battuta, quando gli comunico dove voglio recarmi. Ma se per caso al Nana Plaza volessi andarci solo per bere una birra? Davvero poco credibile.
Inutile nasconderlo; il famigerato Nana Plaza, che ha rimpiazzato egregiamente l’ormai squallido Pat Pong, è un posto dove tutti gli stranieri prima o poi confluiscono. Cibo, sesso e rock music caratterizzano quello che, per antonomasia, viene definito il più grande bordello a cielo aperto di tutto il sud-est asiatico.
All’inizio, i “figli dei fiori”
Ma lasciamo la “dissolutezza” alla fantasia di chi legge per concludere con una contraddittoria visita al vecchio quartiere di Banglamphu, dove si concentra la maggior parte delle guest-house economiche.
Questo quartiere, tra l’altro uno dei più vecchi di Bangkok, negli anni Sessanta- Settanta era il regno dei numerosi e cosiddetti “figli dei fiori”.
Anche se sandali e zaino in spalla sono ancor oggi la prerogativa del viaggiatore fai-da-te di questa zona, c’è da rilevare un particolare direi fondamentale per capire come va il mondo oggi. Ebbene, la maggior parte dei giovani che gironzolano zaino in spalla e braghe corte per Khao San Road (l’affollatissima via principale) possiedono carta di credito e cellulare ultima generazione. Eh si, il mondo è davvero cambiato.
Peccato che l’unico a girare in braghe corte e zaino in spalla senza questi preziosi oggetti di consumo fossi proprio io che giovane, oltretutto, non lo sono più.
Come spostarsi a Bangkok
I taxi sono molto diffusi e convenienti, tuttavia, muoversi nel traffico caotico della città richiede, a seconda delle ore, tempi lunghissimi.
Una divertente alternativa è rappresentata dai tuk-tuk, specie di triciclo a motore aperto sui lati. Ricordarsi che la tariffa va sempre concordata prima della partenza. Per spostarsi in centro città c’è la BTS Skytrain, la ferrovia sopraelevata, che è il mezzo più veloce ed economico.
Gli Express Boat, i battelli che percorrono il fiume Chao Phraya, sono il modo più rapido per raggiungere la zona monumentale del Palazzo Reale e dei maggiori Templi.
Dove pernottare
Le possibilità sono tantissime. Ne citiamo una provata dall’autore. Di categoria economica
A-One Inn, in posizione centrale (zona Siam Square). Un posto simpatico a gestione familiare. Le camere doppie piuttosto spaziose con aria condizionata, bagno privato, acqua calda e televisore. www.aoneinn.com
Informazioni turistiche
Ente per il Turismo Thailandese
Via Barberini 68, Roma, tel. 06 42014422
tat.rome@iol.it www.turismothailandese.it – www.tourismthailand.org
A Bangkok:
Tourism Authority of Thailand
1600 New Phetchaburi Road, Makkasan, Ratchathew, tel. 2505500, fax 2505511
center@tat.or.th numero verde 1672 per informazioni, dalle 8 alle 20.
Ambasciata italiana (399 Nang Linchi road; tel. 28540903).
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