Venerdì 29 Marzo 2024 - Anno XXII

I “fantasmi” del Marais parigino

Hotel Turenne quartiere le Marais

Entrare nell’essenza della città per scoprirne le radici, ripercorrerne la storia, rievocarne i fantasmi. In questo percorso tra passato e presente, splendori e abbandoni, non si può che partire dal Marais, il cuore antico della metropoli

Sport equestri nel parco Reale

Parc Royal
Parc Royal

Il nome di Francesco I tornò più volte anche quale “ospite” delle Tournelles, residenza così chiamata, probabilmente, per le grandi quantità di torri che la circondavano. L’Hotel des Tournelles era situato proprio davanti all’Hotel Saint-Pol ma la sua storia è ben più drammatica.
Nel 1420, durante l’occupazione inglese – periodo di sommosse dei Bourguignons e degli  Armagnac –  il duca di Bedford, reggente del regno, abitò alle Tournelles e ingrandì il palazzo; lo rese una magnificenza tanto che, da quel momento, divenne una dimora reale che i sovrani preferirono a Saint-Pol e nella quale, da Carlo VII a Francesco I, soggiornarono a lungo.
Jean-Aymar Piganiol de la Force – scrittore e illustre narratore di viaggi, vissuto tra il 1600 e il 1700 – così descrive l’hotel: “…c’erano in questa residenza numerosi portici e cappelle, dodici gallerie, due parchi, sei grandi giardini, senza contare un labirinto detto dedalo oltre a un parco di nove “arpente” (circa ventisettemila metri quadri) che il duca faceva lavorare con l’aratro dal suo giardiniere)” Le Tournelles, tornate alla corona di Francia, erano dunque circondate da un grande parco dove Francois I allevava camosci e struzzi e che ha dato il nome alla rue du Parc-Royal. Questo immenso spazio verde veniva usato anche per gli sport equestri, malgrado i tornei si svolgessero sulla rue Saint-Antoine che si estendeva tra le due dimore, una disposizione che esiste tuttora all’altezza della statua di Beaumarchais. E proprio un torneo avrebbe decretato la fine di un re e delle Tournelles. Nel 1559, sul trono sedeva Enrico II, figlio e successore di Francesco I, maritato giovanissimo a Caterina de’ Medici. Era il 30 giugno ed erano in corso i festeggiamenti per due matrimoni reali, quello di Elisabetta e di Margherita, rispettivamente figlia e sorella di Enrico II. Qui ebbe luogo il “torneo mortale” (vedi “approfondimento” 1).

Da Enrico IV, la place Royale

Place des Vosges foto-di J. Menjoulet
Place des Vosges foto-di J. Menjoulet

Rimontando la rue Saint Antoine e tenendo la destra, si imbocca rue de Birague ed ecco davanti tutto il fascino di Place des Vosges, che il mondo deve a Enrico IV dei Borboni. Con l’ingresso a Parigi di Enrico IV, nel 1594, riprese un fiorire di dimore sontuose, a lungo bloccato dalle guerre di religione, dalla Santa Lega e dal terribile assedio di Parigi del 1589 ad opera di Enrico III  e dello stesso Enrico IV che, vittorioso, subito dichiarò la sua intenzione di “…rendere la città bella, tranquilla e piena di tutte le comodità e ornamenti possibili”. Il nuovo re voleva che “…che venisse portato a termine il Pont-Neuf e recuperate le fontane, per fare un mondo intero di questa città e un miracolo nel mondo”. Non deluse le aspettative. Di Enrico  IV, capo degli Ugonotti, convertito al cattolicesimo una prima volta per forza e una seconda per necessità, resta famosa la sua frase “Parigi val bene una messa!” Si dedicò al risanamento delle finanze, allo sviluppo economico della Francia, a una politica estera capace di garantire la pace, al rilancio della città. Aiutato in particolare dal suo primo consigliere, il duca di Sully. Ciò che mancava allora a Parigi e, in particolare al Marais, “….era una grande piazza per gli abitanti della città che sono costretti nelle loro case per la moltitudine di gente che vi affluisce da tutte le parti”. C’era allora a disposizione il parco delle Tournelles, ormai trascurato anche perché lontano dal centro e il sovrano, unitamente a Sully, pensò che su quell’area poteva nascere una Place Royale.

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Uno spazio sabbioso diventa una splendida piazza

Place Vosges © Gryffindor
Place Vosges © Gryffindor

Si misero all’opera pensando anche di impiantare, sul lato nord dell’area, una manifattura di tessuti di seta, ricamati d’oro e d’argento, prodotti ricercati e di lusso perché fino ad allora importati da Milano. Il progetto prese forma e nel 1605 gli artigiani erano felicemente e operosamente installati. Il re fece allora disegnare una grande piazza di settantadue tese (centoquaranta metri quadrati)  che volle venisse chiamata Place Royale e per uno scudo d’oro in natura, mise a disposizione gli altri tre lati con l’impegno che vi fossero costruiti padiglioni secondo precise indicazioni, tutti della stessa altezza. Fece aprire nuove strade di accesso diretto alla piazza e avviò a sue spese sia il padiglione reale, situato al termine della rue Royale oggi rue Birague, sia quello della regina, all’estremità della rue du Parc Royal. Architetti, decoratori, scultori: i nomi più famosi erano a disposizione del sovrano per creare l’armonia.Tutti i padiglioni erano formati da tre piani, costruiti in mattoni, esaltati da arcate, intarsi e pilastri di pietra, con tetti d’ardesia a doppio taglio e rifiniti in piombo.
Nacque quella straordinaria miscela di rosso-mattone accostato al bianco della pietra e al grigio scuro dell’ardesia e del piombo che ne avrebbe fatto una delle piazze più belle del mondo.  Accostamenti che fecero subito moda e sarebbero poi stati ampiamente usati dai borghesi (borghesi ricchi, ovviamente) per le loro abitazioni.
Enrico IV, uno dei re più amati di Francia, pensò e creò place des Vosges ma non ebbe la gioia di inaugurare anche il centro della piazza, allora una vasta area sabbiosa che serviva per le cavalcate, i tornei, i giochi degli anelli e, talvolta, era lo scenario di sanguinosi duelli: fu assassinato da un cattolico fanatico il 14 maggio 1610 in rue de la Ferronerie, a pochi
passi dalle Halles. Così l’onore di sancire la grandiosità di Place Royale toccò a Louis XIII. Sotto i portici fiorirono boutiques di gran classe, frequentate dalla nobiltà, ma anche bische con prostitute in abbondanza. E’ davvero bello perdersi nel Marais.

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Torneo mortale per Enrico II

Marais Enrico II
Enrico II

Rue Saint-Antoine era parata a festa. Anche Enrico II amava i tornei e scese in campo. Dopo aver battuto il duca di Nemours e il duca di Guise, il re affronta Gabriel de Montgomery, capitano delle guardie scozzesi, definito dalle cronache dell’epoca “..l’uomo più bello del regno e il soldato più valoroso”. I due sono nell’arena, sui loro cavalli,  con le pesanti e appuntite lance di legno.
Il re viene urtato violentemente e rischia di essere disarcionato. Furioso chiede un secondo scontro, nonostante Gabriel de Montgomery si dichiarasse battuto e pregasse il re di accettare la sua resa. Ma Enrico II voleva la vera vittoria e il torneo riprese con esiti drammatici. Forse la visiera dell’armatura era fermata male, fatto sta che la lancia dell’avversario trapassò l’occhio sinistro del sovrano invadendo il cranio. Subito soccorso, operato dai chirurghi più famosi del regno, non sopravvisse. Si narra che, nel tentativo di salvare Enrico II, i medici avessero usato dei prigionieri come cavie: ai disgraziati sarebbe stata inflitta la stessa ferita che aveva colpito il re, per studiare, per capire come intervenire, come salvare il sovrano. Ma tutto fu inutile. E per chi crede nelle premonizioni ecco due conferme: se la regina aveva sognato il re ferito, Nostradamus per Enrico II aveva predetto una morte atroce. Così dicono le cronache dell’epoca. Caterina de’ Medici – sposa di Enrico II a quattordici anni, poco amata in vita dal suo re che nel cuore aveva Diane de Poitier, vent’anni più di lui – decise di far abbattere les Tournelles e si trasferì in una nuova residenza alle Halles. E sull’area di quella che fu la residenza reale, per molti anni si installò un mercato di cavalli.

Catherine, perfida e bellissima

Marais Hotel de Beauvais
Hotel de Beauvais

Da rue Saint-Antoine in pochi passi si raggiunge rue de Miron: in questa piccola via dal numero 4 al 14 si può ammirare un insieme eccezionale di palazzi costruiti agli inizi del Settecento dall’architetto Legrand e perfettamente restaurati. E, all’angolo di rue de la Cloche-perce, due splendide case del Quattrocento. Al numero 68, ancora, l’hotel de Beauvais, costruito nel 1657 per la prima dama di Anna d’Austria, Catherine Bellier, sposa di Monsieur de Beauveauis, salita all’onore delle cronache per le sue avventure amorose di cui fu “vittima” consenziente anche il Delfino di Francia, il futuro Luigi XIV.
Di questa bellissima e spregiudicata signora i telespettatori di oggi ricorderanno la perfidia, celebrata in quel tormentone di straordinario successo televisivo che è stato “Elisa di Rivombrosa”.

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Place des Vosges, una piazza dai molti nomi

L'appartamento di Victor Hugo affittato a-Place Royale
L’appartamento di Victor Hugo affittato a-Place Royale

Curiosa è la “storia” di questa celebre piazza. Place des Vosges in origine fu denominata Place Royale, quindi  Place des Fédérés (1792); un anno dopo, Place de l’Indivisibilité, di nuovo Place Royale nel 1814, Place des Vosges nel 1848; per la terza volta Place Royale dal 1852 al 1870 e infine, Places des Vosges.
Ma perché rimase Place des Vosges? Questioni terra-terra o, forse,  di sopravvivenza finanziaria: il nome fu attribuito nell’anno VIII del calendario repubblicano (di mezzo la rivoluzione francese) perché il dipartimento dei Vosges era stato il primo a pagare la totalità delle imposte. In place des Vosges, al numero 16, abitò a lungo anche Victor Hugo: la sua casa è oggi meta di migliaia di visitatori di tutto il mondo. Costeggia place de Vosges, rue des Francs-Bourgeois, distendendosi tra rue Saint-Antoine e rue des Archives: moda, arredamento, antiquariato, modernariato, curiosità, bistrot, musei. Non fu sempre così. Anzi. I “francs-bourgeois” erano gli abitanti poveri del quartiere che si stipavano nei ricoveri di carità fondati nel medioevo. Vere e proprie “corti dei miracoli”. Questi abitanti, nullatenenti e anche meno, ovviamente non erano soggetti a tasse, quindi “franchi”, cioè affrancati dalla necessità di contribuire alle finanze del regno prima e della Repubblica dopo la Rivoluzione. Rue des Francs-Bouergeois è la spina dorsale del Marais. Sarebbe peccato mortale non visitare l’Hotel Carnavalet (all’angolo con rue de Sévigné, attualmente ospita il museo della storia di Parigi, con collezioni pregevoli ma non sempre ben organizzate) così come non si potrà non ammirare la facciata seicentesca dell’Hotel de Sandreville (al numero 26)  e, subito dopo, quella dell’Hotel de Fourcy.
Ancora, l’Hotel d’Albret (al numero 31), l’Hotel de Fontenay (numero 56) e soprattutto la sontuosità del palazzo settecentesco che fu del principe di Soubise.

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