“Colòn y su Entorno” (Colombo e le sue Relazioni)
Profondamente legato al culto della famiglia, visse sempre circondato dai parenti. Non solo i due figli, Diego (nato in Portogallo nel 1480 dal matrimonio con Felipa Moniz de Perestrelo) e Hernando (nato a Cordoba nel 1488 dall’unione con Beatriz Enriquez de Arana), i due fratelli (Bartolomè e Diego) e la cognata portoghese (Brionlaja Muñiz) ma pure i nipoti.
E a proposito di questi ultimi ecco una piccola ma valida prova della tanto contestata “genovesità” (o quantomeno italianità) del Navigatore: mentre il resto della famiglia non esitò a cambiare il cognome in Colòn, i nipoti Juan Antonio e Andrea vollero continuare a chiamarsi Colombo, nonostante le fortunate vicende ispaniche dello zio.
Quanto agli amici, oltre ai frati della Rabida (monastero vicino a
Huelva) Juan Perez e Antonio de Marchena, intriga l’amicizia dello
scopritore con Gaspar Gorricio.
Ma chi era costui? Si tratta di una mia vecchia amicizia; lo “conosco” da prima dell’Expò di Siviglia 1992 e cercai (invano) di saperne di più “sfruculiando” varie volte il vescovato di Novara.
Da quelle parti (a Novara, dove vissi la mia gioventù) hanno sempre e solo pensato alla ormai perduta Banca Popolare, alla (da tempo) irizzata Pavesi e alla De Agostini. Gorricio (Gorrizio) era infatti nativo della città piemontese e con due fratelli (anch’essi frati) si trasferì (!) a Siviglia nel monastero cistercense della Cartuja (è stato da poco riaperto, visitarlo è bellissimo) e una volta conosciuto Colombo ne divenne il tesoriere (sì, un Marcinkus ante litteram, niente di nuovo sotto il sole).
“El Bagaje Cientifico” (Le Nozioni Scientifiche)
Colombo non mise mai piede in una Università, come disse ai Reyes Catolicos, ma imparò mettendo “Mucha Diligencia en la Experiencia” (per la nota serie: val più la pratica della grammatica). Ma quantomeno lesse (a differenza dei nostrani senatori e deputati che non sanno nemmeno chi è Mandela e cos’è il Darfur) il Milione di Marco Polo, la Storia Naturale di Plinio, la Imago Mundi e la Historia Rerum del papa Pio II al secolo Enea Silvio Piccolomini. Completò le conoscenze marittime con la lettura di altri classici e nel ritoccare le distanze terracquee fornite da Toscanelli e Alfagrano, “toppò” non di poco (ma visto come finì la vicenda è il caso di lasciar perdere).