Lord Byron l’ha paragonata al suo “paradiso terrestre”. Clima stupendo, ampie le zone boscose della Serra di Sintra, palazzi da favola, paesaggi incantevoli. L’anima elegante della città colpisce in ogni angolo. Romantico Portogallo, sulle orme dei reali portoghesi e di artisti e scrittori ottocenteschi, qui giunti da mezza Europa. Inventiva architettonica e morbide tinte pastello. E tanti boschi, nei quali la fantasia può arrivare a sfiorare la realtà.
Sintra, la preferita di Lord Byron, che vi vedeva un Portogallo nobile e raffinato, il suo “paradiso terrestre”, così diverso dal resto del paese – a suo dire – più popolare e rozzo. Nei primi dell’Ottocento Lord Byron parte per un viaggio di due anni tra Portogallo, Spagna e Grecia, viaggio che ispira il poema “Il pellegrinaggio del giovane Aroldo”, suo primo famoso eroe romantico. Quel Portogallo che oggi piace tanto per la sua anima colorita, per le atmosfere retrò, per il fascino dei palazzi piastrellati e per la fantasia dei ghirigori di ceramiche e architetture.
Un paesaggio invitante
D’altra parte non dispiace affatto sperimentare l’affascinante nobiltà di Sintra, che ha tutto di cui essere orgogliosa. Un clima stupendo, ampie zone boscose e palazzi da favola.
È proprio il clima a colpire arrivando a Sintra. Non più i venti atlantici che mitigano la calura di Lisbona o delle sue località costiere come Cascais ed Estoril, ma una fresca aria d’altura. Il paesaggio testimonia per primo questa diversità, con le alte colline che circondano e sovrastano il centro storico, il verde profondo dei pini e dei boschi di querce. Veramente tanto, tanto verde e un’aria gradevolissima che invoglia a lunghe passeggiate.
Le case di SintraUna Sintra aristocratica, densa di storia, dominata dai Romani prima e dai Mori poi e ricca di risorse naturali (non per nulla è abitata sin dall’epoca preistorica) come i graniti della Serra e le sue sorgenti e fonti termali. Bella la Fonte Mourisca che s’incontra, lungo Volta do Duche, nel tragitto verso il centro storico di Sintra Vila, se si proviene dalla stazione ferroviaria. Il collegamento ferroviario tra Lisbona e Sintra (una trentina scarsa di chilometri) è infatti molto comodo: si parte dalla stazione Entrecampos e in quarantacinque minuti si giunge a destinazione. Lungo il percorso dalla stazione al centro storico, si incontra la Câmara Municipal (all’estremità nord del quartiere Estefânia) e il municipio neogotico che anticipa la sfrenata fantasia dei famosi palazzi di Sintra.
Nel cuore di Sintra
Eccolo il centro storico, antologia di colori e atmosfere. L’anima elegante di Sintra colpisce in ogni angolo. Balconcini in ferro battuto, case dai colori pastello profilate di bianco che si arrampicano sulla collina (caratteristica la zona collinare di São Pedro) le antiche insegne e i lampioncini, l’acciottolato ben conservato, tipico del borgo antico. Una città consapevole della sua bellezza, tant’è che dal 1995 è “Patrimonio dell’Umanità” Unesco. Il centro è molto accogliente e aggraziato e i tanti locali all’aperto, con le loro strutture in legno con travi a vista, si incuneano nei vicoli e nei più caratteristici anfratti del borgo. I palazzi poi, sono la summa della fantasia architettonica portoghese e allo stesso tempo se ne discostano. Non si troverà mai a Lisbona o in altre città del Portogallo un edificio come l’inimitabile Palácio da Pena o come il Palácio Nacional. In essi vi è sì lo stile manuelino (lo stile architettonico del regno di Manuel I, 1495- 1521, variante portoghese del tardo gotico, con elaborate decorazioni) che ha disegnato le immagini più celebri della Lisbona coloniale, quella dello splendente quartiere di Belém, dei suoi bianchi ricami di palazzi, chiese, chiostri e conventi. Ma c’è anche il moresco, il gotico, il barocco, a tratti lo stile dei fiabeschi castelli bavaresi, e soprattutto c’è la loro commistione, che è poi la vera protagonista. La più sorprendente delle fantasie.
Meraviglie del Palacio Nacional
Le immagini simbolo di Sintra? Gli altissimi e bianchi camini conici del Palàcio Nacional, e i colori stupefacenti del Palàcio da Pena. In entrambi i casi sono i reali portoghesi, che qui a Sintra stabiliscono la propria residenza estiva, per ben cinque secoli fino al 1880 circa, a voler dar sfogo alla propria fantasia in queste architetture. Entrando nel Palácio Nacional, nel pieno centro della città, affacciato su Praça da República, si rimane a bocca aperta di fronte alla Sala dos Brasòes, con le pareti interamente rivestite di azulejos, le famose piastrelle dipinte, eredità moresca che trova in Portogallo una peculiare versione nel bianco e blu delle mattonelle barocche. E poi il soffitto a cupola, che raffigura cervi recanti i blasoni di settantaquattro famiglie nobili portoghesi. In generale è una visita con la testa all’insù, quella nel Palazzo, ammirando i soffitti in quercia e castagno della cappella privata, i cigni dipinti sul soffitto sontuoso della sala dei banchetti o le gazze della Sala das Pegas. Per finire poi nelle cucine di palazzo, tra spiedi e altri utensili per la preparazione dei banchetti reali e stupirsi di quanto i due possenti camini bianchi sembrino ancora più alti visti, dall’interno e dal basso.
Passando da una stanza all’altra del palazzo, l’alternanza di stili dei ricchi arredi colpisce di sicuro l’attenzione. Dalla geometria di epoca moresca con i colori scuri e profondi di ceramiche che rivestono pareti e fontane, ai colori più eterei delle maioliche di decorazione barocca. D’altra parte il palazzo è caratterizzato da una cronologia piuttosto complessa: si va dall’iniziale costruzione dell’VIII secolo da parte dei Mori, alla Riconquista cristiana da parte di Afonso Henriques nel 1147. Per passare quindi attraverso le varie ristrutturazioni volute dai monarchi portoghesi, ognuno dei quali lascia una personale traccia in quello che considera il proprio angolo di paradiso. Le più importanti testimonianze sono quelle di João I, che vuole nel 1385 la ricostruzione della parte centrale del palazzo e delle cucine (facendo erigere anche i due famosi camini) e di Manuel I; a quest’ultimo, affascinato dall’arte araba andalusa, si devono, oltre ad un ampliamento dell’edificio, i decori manuelini alle finestre.
Dall’alto, ecco il Palacio da Pena
Per visitare il Palácio da Pena è necessario invece inerpicarsi lungo la ripida strada lastricata che si inoltra nei boschi della collina dominante il borgo storico. È possibile arrivarci in auto o, volendo, a piedi. Si segue il sentiero che parte dalla chiesa di Santa Maria (all’estremità sud-est del centro storico, da Praça da República, al bivio con Volta do Duche e quindi lungo Rua Visconde de Monserrate). Per i turisti, non escursionisti, che molto spesso giungono qui in treno, è necessario ancora una volta avvalersi dei mezzi pubblici che partono dal centro; la breve corsa in autobus, a velocità sostenuta, non è per fortuna avara di splendidi scorci panoramici. Le fermate sono due, la prima è al Castelo dos Mouros, ruderi degli antichi bastioni moreschi che serpeggiano lungo le cime della Serra. Costruiti nell’VIII secolo e conquistati sempre da Afonso Henriques, sono già visibili dal sottostante centro storico; è sufficiente alzare lo sguardo alla sommità della collina e alle sue foreste.
La seconda fermata è all’agognato Palácio da Pena, situato su una cima scoscesa. Prima una passeggiata nel suo splendido parco, il Parque da Pena, tra arbusti e piante esotiche, gazebo e fontane. Poi si è inevitabilmente attirati dalla sagoma articolata e imprevedibile del palazzo. E’ il simbolo dell’architettura romantica portoghese (1839) voluto dal re consorte Ferdinando di Sassonia-Coburgo-Gotha, il “re artista”, che incarica un valente architetto prussiano. Quest’ultimo, assecondando la fantasia del monarca, infioretta il palazzo di torrette e bastioni merlati, congiunti da mille camminamenti e scalinate che non si finisce mai di scoprire, di terrazze per cogliere da ogni versante stupende vedute del bosco e della città. I colori, fedelmente restaurati, sono originali. A donare ulteriore fascino romantico al Palazzo, concorre il fatto che sia nato sulle rovine di un antico monastero, quello de Nossa Senhora da Pena. E poi gli interni: tutto è rimasto come la Regina Amelia lo ha lasciato nel 1910, abbandonandolo prima della rivoluzione repubblicana. Diffuso è lo sfarzo negli arredi, addobbi e decori dal sapore d’Oriente, talvolta un po’ pesanti e ridondanti.
Dove l’Europa finisce
Niente di meglio che continuare la passeggiata nei boschi della Serra di Sintra. D’estate è un sollievo entrare in queste ampie ombre refrigeranti; soprattutto è un paesaggio nuovo e particolare nella costa lisbonese che vale la pena esplorare. Con un po’ di tempo a disposizione, si può arrivare, in un tragitto misto in auto e a piedi, fino a Cabo da Roca (a circa quindici chilometri da Sintra) il romano Promontorium Magnum, punto più occidentale d’Europa, dove finisce il Vecchio Continente e inizia la distesa oceanica. Qui torna poderoso il vento dell’oceano: d’altra parte siamo su una scogliera a picco sul mare, a centoquaranta metri d’altezza. Durante il tragitto, il bosco fitto e bellissimo e a completare questo quadro romantico, sorprese come il misterioso e semi-abbandonato palazzo di Monserrate con i suoi giardini e il Convento dos Capuchos, piccolissimo eremo del XVI secolo (1560) circondato dalla foresta, con celle scavate nella roccia e rivestite in sughero; purtroppo l’interno non è attualmente visitabile.
Dolcezze finali, a Sintra
Tanto camminare stimola l’appetito e la cucina portoghese conferma i suoi profumi, poco europei e molto mediterranei e il suo divertimento nell’accostare gusti e colori. Anche un semplice panino qui è ricco di sapore, nonostante sia difficile trovare i prezzi di una Lisbona capitale a buon mercato. L’atmosfera turistica è infatti molto vivace anche se un po’ troppo marcata, comprensiva di carrozze a disposizione dei visitatori per un giro in centro ed evidente inoltre nei mille negozietti di souvenir che comunque offrono una scelta più originale e forse qualitativamente migliore rispetto alla generalità delle ceramiche-souvenir di Lisbona. Per rimanere in ambito eno-gastronomico, a Sintra sono da provare le “queijadas”, gustosi tortini a base di formaggio e cannella: sono le specialità del luogo e si possono trovare in ogni pasticceria; molto buone, anche se non eguagliano le celeberrime “pasteis” di Belém. Anche qui, profumi di cannella, tipico tocco esotico della pasticceria portoghese.